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Peccato originale, teologia alla prova «Ogni processo vitale è Logos + Caos»

 

di Vito Mancuso

 

 Avvenire” del 27 ottobre 2013

 

Caro direttore, la ringrazio molto per l’opportunità di chiarire il mio pensiero sul peccato originale dopo le critiche mossemi da Gianni Gennari in seguito alla mia partecipazione alla trasmissione tv Che tempo che fa. Tralascio il sarcasmo di cui sono stato oggetto e anche l’accusa di liquidare con leggerezza un dogma tanto importante quale quello del peccato originale per il semplice motivo che sull’argomento ho scritto molto e tenuto lezioni, e mi concentro piuttosto sulla sostanza del dogma e delle mie critiche.

Per favorire la chiarezza ricordo, rifacendomi allautorevole manuale dei gesuiti Flick e Alszeghy, quanto il dogma sostiene: «Adamo peccando ha trasmesso a tutto il genere umano il peccato che è morte dell’anima», così che «tutti i figli di Adamo vengono concepiti in uno stato di vera inimicizia con Dio, uno stato di morte spirituale». È questo il nucleo del dogma cattolico nella sua articolazione di peccato originale originante e peccato originale originato, espresso dal Decretum de peccato originali del Concilio di Trento del 1546 che riprende le decisioni del sinodo di Cartagine del 418 e di quello di Orange del 529. Non si tratta quindi semplicemente del fatto che lumanità sia

«un legno storto» (cosa che molti in tutti i tempi hanno messo in rilievo), ma molto più radicalmente del fatto che tale stortura sia dovuta a un peccato del primo uomo e che tale peccato si trasmetta nelle sue conseguenze a tutti gli esseri umani, i quali quindi nascono peccatori per il semplice fatto di nascere come dichiara il Tridentino con il dire che il peccato è «propagatione, non imitatione, transfusum», non dipende ci dalla libertà ma dalla natura, recependo il pensiero del tardo Agostino per il quale lintera umanità era massa damnata.

 

Di contro a tale dogma, io sostengo che il centro del cristianesimo ci impone di ritenere che non vi è nessuna inimicizia tra Dio e il bimbo che nasce, e che quindi il dogma del peccato originale va riscritto in termini di “caos” originale, intendendo con ciò la condizione umana bisognosa di disciplina a causa dell’oscura forza distruttiva che essa può avere. Sostengo, in altri termini, che il centro del cristianesimo consiste in un tale legame tra Dio Padre e lumanità da rendere insostenibile lidea che gli uomini siano peccatori agli occhi di Dio per il fatto stesso di essere uomini, idea che considero un’offesa alla creazione e alla paternità divina. E con ciò ritengo di non vanificare in nessun modo il dramma del male e del peccato, ma solo di evitare per esso una falsa soluzione.

 

L’oscura forza distruttiva che può apparire nella natura umana non dipende infatti da un inesistente peccato originale (l’esegesi insegna da tempo che Adamo è un personaggio mitico simbolo dellumanità) ma dalla natura in parte caotica dell’essere creato, come diffusamente argomento nel mio ultimo libro, Il principio passione, presentato domenica sera in tv rispondendo alle domande per nulla compiacenti di Fabio Fazio. Penso ci che occorra liberarsi dallinsostenibile mito della perfezione iniziale (che porta necessariamente a bollare limperfezione attuale dell’essere e dell’uomo come frutto di un peccato) e concepire piuttosto la creazione nella prospettiva della creazione continua come un processo di plasmazione delliniziale energia caotica da parte della divina armonia relazionale. Logos + Caos: è questa la formula che sa rendere conto della contraddizione insita nel processo vitale, uomo compreso, senza colpevolizzare nessuno. Ben lungi dallo scaturire da un peccato, il disordine del mondo è intrinseco all’essere quale procede dall’originario atto creativo e il peccato dell’uomo non produce il caos ma al contrario lo manifesta. Perché si dia peccato infatti vi deve essere libertà consapevole («piena avvertenza, deliberato consenso»), ma la libertà a sua volta è tale solo se c’è possibilità di scelta, se cioè non si è determinati ma indeterminati, e questa indeterminazione originaria si chiama caos. Il caos quindi è prima del peccato, è la condizione ontologica per il darsi del peccato in quanto atto negativo della libertà.

Gennari cita contro di me «Agostino, Tommaso, Lutero, Pascal, Spinoza, Kant, Hegel». Direi che si tratta di una sequenza abbastanza imbarazzante. Mentre infatti non ci sono dubbi che i primi quattro abbiano sostenuto il dogma del peccato originale, la situazione è esattamente opposta per Spinoza che poneva l’essenza dell’uomo nel desiderio ( Etica, IV, 18), per Hegel che commentando Genesi 3 scrive che «l’uscire fuori dalla naturalità è l’elevatezza che Dio stesso qui esprim ( Lezioni sulla filosofia della religione , II, 2) e per Kant secondo cui «comunque possa essere l’origine del male morale nell’uomo, è certo che fra tutte le maniere di rappresentare la diffusione del male e la sua propagazione in mezzo a tutti i membri della nostra razza e a tutte le generazioni, la più sconveniente è quella di rappresentarci il male come una cosa che ci viene per eredità dai nostri primi progenitori» ( La religione nei limiti della sola ragione , I, 4).

 

Kant, che credeva in Dio e nella vita eterna, aveva ben chiara la potenza e il dramma del male, ma sapeva altresì che il dogma del peccato originale, ben lungi dallessere una soluzione per l’origine del male, in realtà aggrava il problema creando quel «disagio dellintelligenza» denunciato da Simone Weil nel cristianesimo. Oggi sono in molti tra i teologi e tra i fedeli ad avvertire tale disagio verso il dogma del peccato originale, sia in quanto peccato originale originante sia in quanto peccato originale originato, anzitutto a causa dellinesistente fondamento biblico dimostrato dal fatto che l’ebraismo (da cui proviene Genesi 3) non conosce nessun peccato originale. Ma a prescindere dalle molte altre aporie che elenco nei miei scritti e che qui non mi è possibile richiamare, chiedo chi di noi creda ancora che i bambini nascano in uno stato di inimicizia con Dio, morti alla vita spirituale; chiedo chi di noi creda che i non battezzati siano morti alla vita spirituale e che quindi le virtù di Gandhi, Martin Buber, Etty Hillesum e di tantissimi altri giusti siano solo, come sosteneva Agostino, splendida vitia . È questa la domanda a cui chi sostiene ancora il dogma del peccato originale deve poter rispondere.

 

Ha affermato Joseph Ratzinger che il cristianesimo è «l’opzione per la priorità della ragione e del razionale». Se questo è vero, allora in esso deve essere lecita la critica razionale e argomentata di una proposizione di fede, perché altrimenti si dovrebbe correggere l’affermazione di Ratzinger dicendo che il cristianesimo è opzione per la priorità della sottomissione. Ma che il cristianesimo non sia così, lo dimostra la vicenda di Gesù e del suo scontro con le autorità costituite. È quindi in fedeltà all’essenza del cristianesimo, oltre che in fedeltà al nostro tempo con la sua esigenza di dialogo con la laicità e le altre religioni, che ritengo necessario riscrivere il dogma del peccato originale in termini di caos originario.