Si dimette il cardinale accusato di molestie

 

 

di Marco Politi

 

il Fatto Quotidiano” del 26 febbraio 2013

 

Cade la prima testa fra i cardinali elettori. Accusato di rapporti illeciti con quattro sacerdoti, il primate di Scozia Keith O’Brien si autoesclude dal conclave e il Papa ne accetta le dimissioni da arcivescovo di Edimburgo.

È un tonfo che in Vaticano risuona persino più forte dell’abdicazione di Benedetto XVI. Comportamenti inappropriati con persone di sesso maschile, è laccusa rivolta a O’Brien: proprio a lui che dal pulpito riservava parole roventi ai gay. “I patti civili di convivenza scandì un giorno – sono dan-no-si per il be-nes-se-re fisico, men-ta-le e spi-ri-tua-le di coloro che vi sono coin-vol-ti”. In Vaticano sono allarmati. Si teme l’effetto valanga. Sono troppi ormai i porporati imbarazzanti in conclave. Non colpevoli di abusi personalmente, ma accusati sia di avere coperto casi di pedofilia sia di non avere voluto indagare. Dagli Stati Uniti ne vengono due. Il cardinale Justin Francis Rigali, raggiunto nell’ultima fase del suo mandato come arcivescovo di Philadelphia dalle pesanti osservazioni di un rapporto del Grand Jury, che gli addebitò scarsa energia nel fare chiarezza sulle accuse rivolte a 37 sacerdoti della sua diocesi.

L’ALTRO AMERICANO, il cardinale Mahony, è stato interrogato ieri per tre ore e mezza di fila sulla sua gestione dei casi di abuso nella diocesi di Los Angeles. 122 episodi sono all’attenzione del tribunale. E il cardinale è accusato di avere lasciato che qualche prete colpevole sfuggisse alla polizia, rifugiandosi in Messico.

 

Messicano è il cardinale Norberto Rivera Carrera, accusato dalla Corte suprema di Los Angeles perché avrebbe coperto abusi su minori compiuti da un sacerdote diocesano. Calunnie anti- messicane, si è difeso il porporato. Belga è il cardinale Godfried Danneels. Nel 2010 un prete in pensione, Rik Devillé, lo ha accusato di non avere prestato ascolto a ripetute denunce e di non avere nemmeno indagato sugli episodi portati a sua conoscenza da una delegazione di vittime nel 2002.

 

Come un macigno incombe, infine, sul conclave il caso del primate d’Irlanda, Sean Brady, di cui è stata documentata linerzia nei confronti di un prete violentatore: padre Brendam Smyth. Benché invitato più volte a dimettersi, Brady ha sempre testardamente rifiutato, incurante del fatto che i rapporti tra Irlanda e Santa Sede sono diventati pessimi dopo la scoperta – testimoniata da successive indagini in grande stile – di un metodo sistematico e cinico di insabbiamenti in varie diocesi irlandesi.

 

Il caso O’Brien è dunque solo la punta di un iceberg. Dimostra quanto lintento di spazzare via la sporcizia nella Chiesa” (la parola d’ordine con cui Benedetto XVI ha iniziato la sua traiettoria di pontefice) abbia messo in moto un processo non più controllabile. Quando si proclama la necessità di mettere le vittime al primo posto – come ha fatto papa Ratzinger – e si afferma che non ha senso nascondere il marcio con il pretesto del buon nome della Chiesa”, non ci si può fermare a mezzo cammino. Né ha senso denunciare la stampa cattiva”. Né serve secretare dossier. Lunedì 25 febbraio 2013 la Chiesa cattolica ha vissuto un’altra giornata a suo modo storica.

 

LA CANCELLAZIONE di un cardinale elettore a pochi giorni dal conclave. In Vaticano, a ciel sereno, è stato comunicato che in data 18 febbraio il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Saint Andrews e di Edimburgh, presentata da Sua Eminenza cardinale Keith O’Brien in conformità al canone 401, paragrafo 1, del Codice di Diritto canonico”.

Curioso assai. Un’accettazione retrodatata. E comunicata di corsa alla vigilia del conclave, quando è noto che vescovi e arcivescovi ricevono spesso una proroga piccola o lunga del loro mandato. Né si comprende la fretta di pensionare un arcivescovo, per di più cardinale, per di più in procinto di entrare in conclave per scegliere il nuovo sommo pontefice.

Il retroscena è semplice. Da giorni divampa in Scozia e sulla stampa britannica la polemica sulle accuse rivolte dai tre preti e dall’ex sacerdote al primate di Scozia. O’Brien contesta tutto. Ma intanto sul suo sito ha comunicato: “Chiedo la benedizione di Dio sui miei fratelli cardinali (che presto saranno a Roma per eleggere il nuovo Papa)… io non mi aggiungerò a loro di persona per questo conclave”. La motivazione, ha spiegato, è che “non voglio che l’attenzione dei media a Roma sia concentrata su di me”.

A CHI DIETRO le mura vaticane si è immaginato complotti per inquinare il conclave, la ricostruzione dei fatti toglie l’erba sotto i piedi. I quattro accusatori si sono presentati al nunzio vaticano a Londra, mons. Antonio Mennini, una settimana prima delle dimissioni di Benedetto XVI. Quindi nessuna cospirazione. Tre sacerdoti hanno indicato tempi e luoghi precisi delle “relazioni inappropriate”: una parrocchia, la residenza dell’arcivescovo, sessioni di preghiera notturne.

Tutti hanno dichiarato di avere taciuto perché il primate era il loro capo”, un’autorità che aveva pieni poteri sulle loro esistenze e carriere.