Sistema SantEgidio tra regole ferree e sospetti di omertà

 

di Chiara Paolin

 

il Fatto Quotidiano” del 13 gennaio 2013

 

Il gruppo di giovani arriva a Roma per vedere da vicino il fondatore, il padre di tutti, il più illuminato. Li mettono in prima fila, privilegio riservato ai Grandi, cioè ai vertici dell’organizzazione. Finalmente lui è lì, stringe la mano e chiede: di dove siete? La ragazza, con un filo di voce: Veniamo da Faicchio”. Il sorriso s’allarga, il calore esplode: Ah, Faicchio lo conosco, è in provincia di Caserta” dice lui. E lei, che prende coraggio: “No, provincia di Benevento”. L’energia cala immediatamente. Andrea Riccardi distoglie lo sguardo e posa la mano sulla spalla di un’altra giovane. La ragazza del paesello viene chiamata da parte: come ti viene in mente di contraddire Andrea, ti rendi conto di cosa hai fatto?

La comunità di SantEgidio è luogo di regole e rispetto. Nata nel 1968 come una sorta di comune, è cresciuta col rigore ferreo delle gerarchie e dei riti. Il nucleo di partenza, tutti liceali del centro di Roma, ancora oggi traina il movimento. Certo le defezioni ci sono state, e anche qualche cambiamento. In origine i membri dovevano essere laici ma casti, stretti dai sacramenti. La confessione si faceva in gruppo o alla guida spirituale. Durante la funzione, un’omelia laica. Il Vaticano prese provvedimenti: basta pratiche fuori dalle regole. Nel tempo, le differenze hanno stretto il gruppo attorno a Riccardi, leader indiscusso e indiscutibile, uomo di primo piano negli ambienti cattolici più liberal che intrecciano alla cooperazione terzomondista la mensa per i poveri e il buon vivere romano. I momenti simbolici abbondano. I funerali del presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, giusto un anno fa, nella chiesa della comunità a Trastevere. Oppure nel 2007, quando Riccardi incontrò George Bush gustandosi solo a metà la soddisfazione: dovette raggiungerlo allambasciata americana perché i vicoletti del centro non garantivano sicurezza, l’effetto scenico fu rovinato.

Chiacchiere per invidiosi? La missione ufficiale è chiara: proteggere chi ha meno. I ricchi, i potenti, “devono essere convertiti” e occorre frequentarli il più possibile per aiutare i bisognosi. S’iniziò coi poveri del quartiere: un piatto di pasta, un lavoretto, un progetto. Racconta Gianni Losso: Sono stato il primo ragazzo di borgata della comunità, entrato nel 1968 e uscito nel 1983. Divenuto negli anni affidabile agli occhi dei vertici, sono stato uno dei responsabili, un quadro intermedio portato a esempio di una vita e una speranza di riscatto. Usato per illudere tanti ragazzi con una vita difficile. A distanza di tanti anni, porto ancora il peso delle illusioni date a questi ragazzi”. Su papalepapale.it,  sito dove i cattolici si confrontano, altri fuoriusciti confermano: “C’è un’aura di omertà che circonda la Comunità. C’è discredito e isolamento per chi osa preferire il proprio interesse a quello della Comunità, o chi osa muovere critiche o anche solo cercare un confronto in caso di dissenso dai dettami dei capi: sì, uso spesso questa parola, mi viene da associare San’Egidio a una mafia, per certi versi. Sono elementi sperimentati in più di dieci anni di militanza”.

 Mario Marazziti, da sempre portavoce della Comunità e ora candidato con Monti nel Lazio, commenta così: La Comunità conta decine di migliaia di persone, e lungo 40 anni è legittimo che qualcuno a torto o a ragione possa avere cambiato idea. Chiunque conosce e frequenta la Comunità sa come sia trasparente, uno dei luoghi più liberi del mondo, anche se l’abitudine a non reagire, anche in epoche passate, a nessun tipo di critica, nell'era di Internet può accreditare cose sbagliate o inesistenti, perché si replicano all'infinito. Rispetto ad altre organizzazioni, credo che anche queste critiche siano ben al di sotto del numero fisiologico, ma sulla punta delle dita di una mano”.

Dunque: che succede davvero lì dentro? Dice Francesca Picone, per sette anni nel gruppo di Napoli: “La tua vita devi dedicarla a loro e ubbidire. Ti vuoi fidanzare? Scelgono per te la persona adatta. Decidi la facoltà universitaria? Te la impongono loro. Racconto una sciocchezza: mentre studiavo, facevo qualche lavoretto. Me ne offrirono uno ma non lo accettai, e chiamai un conoscente per passarglielo. Quando il mio capo lo seppe andò su tutte le furie: a noi lo dovevi dare, a noi!”. C’è poi la testimonianza di un uomo, membro della comunità come la moglie, che ha chiesto alla Sacra Rota di annullare il matrimonio per “costrizione”. Nella domanda ai giudici, si parla di controllo totale sullindividuo, sulle scelte di vita. Come avere un figlio: secondo la regola, i figli non servono, ci sono già i poveri da accudire. Insomma dentro o fuori. Tutto o niente. Spero adesso le cose siano cambiate, ma credo che molte persone siano state plagiate dalla personalità dei Grandi” continua Picone –. I fratelli e le sorelle sanno tutto di te. Cioè ognuno ha una guida che fa domande di ogni genere e informa i superiori sul tuo conto. Io non lo accettavo, e crescendo mi ribellai. A un certo punto mi dissero: scegli, o il tuo capo o tuo padre. Naturalmente scelsi mio padre, mi invitarono ad andarmene”. Non è facile nemmeno quello. Il senso di appartenenza è così forte che allontanarsi risulta per molti una sofferenza psichica - racconta un ex -. Non mancano rimproveri, telefonate, insistenze, perché perdere un elemento è considerato un grave demerito”.

A Gianni Losso ha risposto Sandro, sul sito cattolico: Ricordo perfettamente quando riuscisti a sganciarti, io allora facevo parte del gruppo Resurrezione al Tufello. In seguito a quell’episodio furono indette riunioni urgenti per mortificare il tuo gesto senza troppe spiegazioni. Ho fatto parte di quel sistema dal 1979 al 1985 e quellesperienza tra i 16 e i 22 anni, ora che ne ho 50 e riesco a vedere la vita con gli occhi di un adulto, lavoratore, con le responsabilità di una famiglia e impegnato nel sociale, non esito a definirla castrante e manipolativa, con un totale controllo della vita, emozioni, aspetti sessuali, relazioni sociali”.

E pensare che SantEgidio era un eremita.