Strutture a livello di uno Stato come gli Usa

 

 

di Carlo Marroni

 

“Il sole 24 Ore” del 15 febbraio 2013

 

Ha le strutture e i servizi di un paese come gli Stati Uniti, un patrimonio immobiliare paragonabile a quello di un medio paese europeo. La Chiesa non è solo la casa del miliardo e passa di cattolici sparsi ai quattro angoli del pianeta, ma anche una vera potenza economica. Ma a differenza di quanto avviene in campo dottrinario e pastorale - dove la catena di comando gerarchica è elemento distintivo -in campo economico e patrimoniale la struttura è senz'altro molto federale. La ricchezza è infatti sparsa tra la Curia centrale, le quasi 5mila diocesi, gli ordini religiosi, le prelature, le fondazioni, le associazioni e gli enti morali. La stima di 2mila miliardi di euro - tanto quanto l'intero debito pubblico-monstre italiano - è in definitiva prudenziale, visto che è difficilmente stimabile (specie se la si considera a valori di realizzo) quanto vale per esempio un intero isolato alla 34esima strada di New York, dove ha sede l'Opus Dei in Usa, l'Ospedale Gemelli di Roma, o la grande Università Notre Dame nell'Indiana.

La Chiesa nel suo complesso ha vaste proprietà, ma molte sono immobili funzionali allo "scopo sociale", e quindi di difficile quantificazione monetaria. Ma in questo caso l'impatto è decisamente "politico", visto che la presenza di scuole, ospedali e università consente di poter contare su una sorta di moderno potere "temporale" di influenza (o quantomeno di presenza attiva) sulla società.

Su tutto certamente governa il Papa, ma per esempio gli ordini religiosi sono molto gelosi delle loro prerogative, anche se devono sottostare alle direttive generali del dicastero competente in Curia. I salesiani - che di recente hanno dovuto affrontare una vicenda complessa legata ad una ricca eredità- hanno vastissime proprietà sparse nel mondo, e lo stesso è per buona parte degli ordini più antichi di suore. La potenza finanziaria è un discorso diverso. La Curia ha attività liquide legate ai suoi enti economici - tra cui spicca lo Ior, che ha un patrimonio di 7 miliardi di euro - e quindi può disporre di una massa d'urto di immediata attivazione. Ma sono molto liquide anche le chiese in Usa (anche se hanno dovuto far fronte al salasso dei risarcimenti per le cause di abusi sessuali, 660 milioni solo a Los Angeles) Germania e Austria, che assieme a poche altre contribuiscono per la maggior parte delle offerte che arrivano a Roma, grazie a lasciti, offerte ma anche di quote degli investimenti finanziari, che negli ultimi anni stanno soffrendo. Nonostante le difficoltà economiche mondiali, tuttavia, c'è stata una tenuta sia del "canone", ci del contributo che le diocesi di tutto il mondo portano alle attività della Santa Sede, passato da 27,3 a32,1 milioni di dollari, sia dell'Obolo di San Pietro (le offerte che vanno alle attività caritative del Papa ma che non entrano nel bilancio vaticano), passato da 67,7 a 69,7 milioni di dollari. Ad evitare al bilancio consolidato un passivo ancora più pesante è il contributo offerto, come accade ogni anno, dallo Ior, che per il 2011 è stato di 49 milioni di euro. In Italia la situazione è particolare, visto il regime fiscale legato all'otto per mille, il cui gettito annuo ha raggiunto un miliardo di euro. La novità del 2012 è stata l'introduzione dell'Imu per i beni ecclesiastici.