Un banchiere tedesco alla presidenza dello Ior

 

 

di Luca Kocci

 

il manifesto” del 16 febbraio 2013

 

Nel finale di partita di un pontificato che ha ormai i giorni contati è arrivata, come annunciato, la nomina del nuovo presidente dello Ior. «La Commissione cardinalizia di vigilanza dell'Istituto per le opere di religione - ha comunicato ieri mattina la Santa Sede - ha provveduto alla nomina, a norma degli Statuti, del nuovo presidente del Consiglio di sovrintendenza nella persona dell'avvocato Ernst von Freyberg».

Tedesco - come Ratzinger, determinante nella scelta -, 55enne, avvocato d'affari, da giovane ha lavorato come analista per la Three Cities Research (Bemberg Group), co-fondatore e direttore generale della società di Francoforte Dc Advisory Partners, dirigente del ramo tedesco dell'Ordine dei cavalieri di Malta, molto attivo nell'organizzazione dei pellegrinaggi per i malati a Lourdes dell'arcidiocesi di Berlino, von Freyberg è anche presidente di un Cantiere navale, il Blhom-Vhoss Group di Amburgo. E qui scatta la polemica perché il gruppo Blhom-Vhoss si dedica alla progettazione di fregate e altre navi armate.

«Non so se facciano navi da guerra», tentenna padre Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, poi si riprende: «L'attività fondamentale del gruppo Blohm-Voss è la trasformazione e la riparazione di navi da crociera e attività per l'industria che opera in alto mare, come pure la costruzione di yacht. Attualmente fa anche parte di un Consorzio, che costruisce quattro fregate per la marina tedesca», e comunque, taglia corto, «sarebbe grave o superficiale affrettare valutazioni negative sul fatto che lavorasse in attività cantieristica di cui non c'è nessun mistero. Dire che siccome costruisce navi da guerra è un guerrafondaio, onestamente non mi sembra onesto». A dio piacendo non ci sarebbe nessuna contraddizione con la «Pacem in terris» di Giovanni XXIII, è la conclusione dell'alto prelato. Ernst von Freyberg, il cui stipendio rimane segreto, lavorerà a tempo pieno per lo Ior, ma vivrà a Roma solo tre giorni, gli altri a Francoforte. Lascerà tutti gli altri incarichi - ha assicurato Lombardi - ma resterà comunque chairman di Blohm-Voss e conserverà i compiti di volontariato per l'ordine Malta.

Il banchiere tedesco è stato preferito al belga Bernard De Corte - il nome che era circolato con insistenza nei giorni scorsi e poi smentito da Lombardi - e all'italiano Antonio Maria Marocco, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, il candidato del cardinal Bertone, che lo aveva portato nel Consiglio di sovrintendenza laico (una sorta di cda) della banca vaticana.

«Tale decisione - precisa la nota della Santa sede - è il risultato di profonda valutazione e di diverse interviste che la Commissione cardinalizia ha compiuto. Si è trattato di un percorso di alcuni mesi, meticoloso e articolato, che ha permesso di valutare numerosi profili di alto livello professionale e morale, anche con l'assistenza di un'agenzia internazionale indipendente, leader nella selezione di alti dirigenti d'impresa», la Spencer & Stuart. Ratzinger, puntualizza la nota, «ha seguito da vicino l'intero processo di selezione e di scelta del nuovo president e «ha espresso il suo pieno consenso alla decisione».

Parole che intendono smorzare le notizie circa lo scontro fra Bertone e gli altri cardinali per la nomina del successore di Ettore Gotti Tedeschi, allontanato bruscamente otto mesi fa. Ma lo scontro c'è - nonostante le smentite di Lombardi secondo cui «alcune descrizioni giornalistiche sulle presunte lotte di potere in Vaticano sono andate al di là della realtà» - e lo sconfitto, per ora, è proprio il segretario di Stato (che puntava su Marocco), il quale tuttavia la prossima settimana potrà pareggiare i conti. È infatti previsto un rimpasto anche all'interno della Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior, l'organo superiore che riferisce direttamente al papa. Oltre a Bertone, che la presiede, ne fanno parte il cardinale indiano Telesphore Placidus Toppo, il brasiliano Odilo Pedro Scherer, il francese Jean-Louis Tauran e l'italiano Attilio Nicora. Il segretario di Stato vorrebbe estromettere gli ultimi due, con i quali ha avuto sempre divergenze sulla gestione della finanza vaticana. Soprattutto Nicora - già «inventore» dell'otto per mille quando lavorava alla Conferenza episcopale italiana - che è a capo dell'Autorità antiriciclaggio (Aif) istituita da Benedetto XVI per adeguare il Vaticano alle normative internazionali, con il quale si è consumato lo scontro più aspro. Dopo che la Procura di Roma, alla fine del 2010, sequest 23 milioni di euro depositati dallo Ior su un conto del Credito Artigiano con l'ipotesi di violazione della normativa anti-riciclaggio (Ettore Gotti Tedeschi e Paolo Cipriani, all'epoca massimi dirigenti della banca vaticana, sono ancora indagati), in Vaticano - anche per le spinte di Nicora - si decise di adottare norme più stringenti di trasparenza, che però poi Bertone contribuì ad annacquare, riducendo anche i poteri dell'Aif di Nicora. Tanto che nello scorso luglio Moneyval, l'organismo del Consiglio d'Europa che valuta la conformità degli Stati alla normativa internazionale antiriciclaggio, non consentì al Vaticano di entrare nella white list dei Paesi virtuosi proprio perché molte norme furono giudicate «non conformi o parzialmente conformi» alle richieste. E alla fine di dicembre, sempre a causa della inadeguata legislazione bancaria e finanziaria vaticana, Bankitalia spense i bancomat della Santa sede gestiti da Deutsche Bank Italia (ora riaccesi grazie a un accordo con una banca svizzera che, essendo extra Ue, non è sottoposta alle leggi italiane). Se la prossima settimana, al posto di Nicora subentrerà un uomo di Bertone, come il cardinale presidente dell'Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica), Domenico Calcagno, il segretario di Stato avrà pareggiato il risultato.