di L. K.
ADISTA n° 45 del 21/12/2013
37428. ROMA-ADISTA. Quella degli investimenti per l’acquisto di nuovi sistemi d’arma (v. notizia precedente) è una questione che chiama direttamente in causa le relazioni fra industrie armiere e politica. Ne è convinto p. Alex Zanotelli che – in un appello datato maggio 2013 ma rilanciato in un’assemblea a Napoli lo scorso 11 dicembre dal Comitato pace disarmo e smilitarizzazione della Campania – dopo aver richiamato le numerose inchieste della magistratura sulle tangenti Finmeccanica, domanda: «Tangenti sulla vendita di armi. Quanto va ai partiti?».
È «fondamentale capire la connessione fra armi e politica», afferma il comboniano. «È stata questa la domanda che avevo posto al popolo italiano come direttore della rivista Nigrizia negli anni 1985-1987, pagandone poi le conseguenze (Zanotelli fu allontanato dalla direzione del mensile per ordine del Vaticano su pressione di alcuni uomini politici e di governo, Craxi e Spadolini su tutti, ndr). All’epoca avevo saputo che alla politica andava dal 10 al 15%, a seconda di come tirava il mercato. Tutti i partiti lo avevano negato. Noi cittadini italiani abbiamo il diritto di sapere se quella pratica è continuata in questi ultimi 20 anni» in cui «l’industria bellica italiana è cresciuta enormemente», vendendo armi, «violando tutte le leggi, a Paesi in guerra come Iraq e Iran e a feroci dittature da Mobutu a Gheddafi, che hanno usato le nostre armi per reprimere la loro gente».
Per questo, scrive Zanotelli, «chiediamo al governo Letta e ai deputati e senatori di sapere la verità sulle relazioni tra armi e politica», per esempio con la costituzione di «una commissione incaricata di investigare la connessione tra vendita d’armi e politica. Non possiamo più accettare che il segreto di Stato copra tali intrecci!».
È «immorale», tuona Zanotelli, spendere oltre 25 miliardi di euro per il settore militare (v. ancora notizia precedente) «mentre non troviamo soldi per la sanità e la scuola. È immorale spendere 15 miliardi di euro per i cacciabombardieri F35 che potranno portare anche bombe atomiche, mentre abbiamo 1 miliardo di affamati nel mondo. È immorale il colossale piano dell’Esercito italiano di digitalizzare e mettere in rete tutto l’apparato militare italiano, un progetto che ci costerà 22 miliardi di euro, mentre abbiamo 8 milioni di italiani che vivono in povertà relativa e 3 milioni in povertà assoluta. È immorale permettere sul suolo italiano che Sigonella diventi entro il 2015 la capitale dei droni e Niscemi diventi il centro mondiale di comunicazioni militari, mentre la nostra Costituzione “ripudia” la guerra come strumento per risolvere le contese internazionali».
«Mi appello – conclude p. Zanotelli – a tutti i gruppi, le associazioni, le reti, impegnati per la pace, a mettersi insieme, a creare un Forum nazionale come abbiamo fatto per l’acqua. Cosa impedisce al movimento della pace, così ricco, ma anche così frastagliato, di mettersi insieme, di premere unitariamente sul governo e sul Parlamento?». Otteniamo poco perché «siamo divisi», ma «se saremo capaci di metterci insieme, di fare rete, credenti e non, ma con i principi della nonviolenza attiva, riusciremo ad ottenere quello che chiediamo».