di Maria
Mantello
www.micromega.net 4 aprile 2014
Promemoria: tutto comincia col Concordato
L'11 febbraio 1929, Benito Mussolini per il Regno d’Italia e il
cardinale Pietro Gasparri, per la Santa Sede, firmavano i "Patti Lateranensi"
(Legge 27 maggio 1929, n. 810). Ed era il Concordato con cui lo Stato fascista
creava una strutturale interferenza vaticana nella sovranità statale, liquidando
anche il processo di laicizzazione che con l’Unità d’Italia si era realizzato.
Il Concordato veniva giustificato col ritornello della “questione romana”
finalmente sanata. Una colpevole amnesia storica cercava di far ignorare che
dopo la breccia di Porta Pia, che ricongiungeva Roma capitale all’Italia e
decretava la caduta del papa re, lo Stato liberale la propria su quella
“questione” l’aveva già fatta con la legge delle Guarentigie del 13 maggio 1871,
che oltre a riconoscere al Papa il pieno diritto di esercizio spirituale, gli
accordava esenzioni tributarie, numerose proprietà immobiliari, nonché uno
stanziamento annuale e rivalutabile per il mantenimento del clero di ben
3.225.000 di lire (13 milioni di euro circa).
Pio IX però rivoleva la corona: «potestà a Noi affidata da Dio» (Ubi
Nos)...
Poi arrivò il cav. Benito Mussolini, che Pio XI benediceva ufficialmente con la
lettera ai Vescovi del 28 ottobre 1922 (tre giorni prima della Marcia su Roma).
Lo scambio simoniaco era servito e il sigillo sarebbe stato appunto il
Concordato del ’29 che legittimava lo «Stato della Città del Vaticano sotto la
Sovranità del Sommo Pontefice». Il governo fascista versava inoltre al papa, in
un’unica soluzione e in contanti, ben 750 milioni di lire (circa 600 milioni in
euro), con sovrappiù di «un consolidato del valore nominale di 1 miliardo di
lire» (circa 800 milioni di euro). Più “provvidenza” di così!
Il Fascismo cadde. Il Concordato no. Anzi è menzionato
addirittura all’art. 7 della Costituzione repubblicana che pure
dall’antifascismo era nata. Vale appena ricordare qualche parola di Piero
Calamandrei che cercava di convincere i colleghi parlamentari a respingere
l’art. 7: «Si introducono di soppiatto nella Costituzione norme occulte [...] in
urto con altrettanti articoli palesi della nostra Costituzione [...] I patti
Lateranensi realizzano uno Stato confessionale [...] ponendo coloro che
professano la religione di Stato in condizione di favore e privilegio
giuridico».
Da Mussolini a Craxi
Nel 1984 Bettino Craxi, anche lui in cerca di benedizioni
ecclesiali, offriva alla Chiesa l’opportunità per riconquistare il terreno
perduto dopo il processo di emancipazione degli anni Settanta che aveva portato
a grandi svolte nei diritti civili (divorzio, nuovo diritto di famiglia,
aborto...) mettendo all’angolo il fronte clerico-fascista-democristiano.
Il craxismo rampante, al contrario, dava la stura al riflusso
politico-economico-sociale e in questo tornava utile l’alleanza con i
controllori dell’”anima” nel ritorno alla stasi sociale spacciata per riscoperta
del “privato”: cattiva coscienza del farsi i propri casi, nell’elevazione a
norma dell’amoralità familista. Un delirio collettivo che il berlusconismo ha
poi perfezionato.
Col Concordato craxiano, la religione cattolica non era più
religione di Stato, ma «riconoscendo il valore della cultura religiosa e [...] i
principi del cattolicesimo [...] parte del patrimonio storico del popolo
italiano» (art. 30), la Chiesa curiale veniva ufficialmente chiamata dalla
Repubblica alla «reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene
del paese» (art. 1). Insomma ancora una volta (e forse peggio di una volta) si
consumava il tradimento della laicità nella subordinazione della sovranità
statale ad un sistema valoriale di fede. Il cattolicesimo religione di Stato
continuava a veicolare surrettiziamente come patrimonio culturale, sorta di
ontologia genetica del popolo italiano. Tanto bastava per giustificare ingerenze
vaticane e privilegi politici, nonché fiumi di pubblico denaro da mettere sul
piatto di rinnovellati scambi simoniaci.
L’8 per mille, favoreggiamento di Stato pro Cei
In questo rilancio cattolicista, il nuovo Concordato prevedeva
che i cittadini tutti avrebbero potuto contribuire al finanziamento della “loro”
Chiesa con devoluzione volontaria dell’8x1000 del proprio imponibile fiscale.
Uno storno di pubblico denaro diventato sempre più miliardario e che – sebbene
ammantato di placet popolare – resta un intollerabile traslazione dalle casse
dell’Irpef. Per non parlare delle mille esenzioni di imposte e tasse anche sulle
attività commerciali (Imu docet) di cui la Chiesa gode, o delle forniture
gratuite di acqua, luce, gas, nettezza urbana, ecc.; nonché dei mille rivoli di
finanziamento statale per stipendi agli insegnanti di dio (nominati dal Vaticano
e pagati dallo Stato), ai cappellani militari, per i fondi pensione del clero,
per sovvenzionare oratori, scuole e università cattoliche...
Tornando all’8x1000, il meccanismo veniva esteso anche alle altre
confessioni religiose. Quelle che per garantire la superiorità della religione
concordataria, sono ammesse a firmare intese con lo Stato Italiano (art. 8
Costituzione). Ovviamente devono farne domanda, mentre per la Chiesa è tutto in
automatico. Comunque di 8x1000 le altre confessioni prendono briciole, perché
l’asso pigliatutto lo fa il Vaticano, che si accaparra, grazie ad un truffaldino
espediente giuridico quasi il 90% dell’intero gettito, incamerando ormai oltre 1
miliardo di euro all’anno.
Una cifra abnorme se si pensa che in media soltanto 3-4 italiani
su 10 firmano la casella Chiesa Cattolica.
Dove sta allora il trucco? Sono le astensioni a fare la
differenza
Vediamo come funziona. Meno di 4 italiani su 10 scelgono di
destinare il proprio 8x1000. Allora, qualcuno dirà: la maggior parte di 8x1000
resta nelle casse statali? Logica e democrazia vorrebbero. Ma non è così. La
legge 222 del 1985 all’art. 37 prevede infatti che l’8x1000 venga comunque
calcolato su tutti i contribuenti, pertanto anche le quote di coloro che non
hanno scelto nessuna destinazione vengono ripartite in proporzione alle
percentuali di scelte realmente effettuate: «in caso di scelte non espresse da
parte dei contribuenti la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte
espresse». Questo espediente, poche righe a cui allora si dette scarso peso, e
che continua ancora nonostante le denunce dei laici, è invenzione di quel tizio
che, quando era ministro del governo Berlusconi, di fronte a pezzi di patrimonio
greco-romano (in fondo era pagano) che cadevano in pezzi per l’incuria, disse:
«con la cultura non si mangia». Avete indovinato è il prof. Giulio Tremonti, che
in quel 1984, consulente del Governo Craxi ha inventato il perverso meccanismo
di cui ci stiamo occupando. Quindi, più aumentano le astensioni più si
accrescono gli introiti Vaticani, che così vede “miracolosamente” triplicato il
30% di 8x1000 a suo favore.
C’è da dire che tra i destinatari di l’8x1000 compare anche lo
Stato nello strano ruolo di elemosiniere di queste quote di Irpef. Tuttavia
spesso e volentieri oltre ad usarle per armamenti (missioni umanitarie) spesso
le gira a strutture e associazione cattoliche finanziando ad esempio cerimonie
di beatificazione, viaggi pontifici, raduni cattolici... ecc.
La carità è virtuale, gli apparati clericali reali
La maggior parte degli italiani sull’8x1000 sa ben poco. Del
resto l’unica “informazione” capillare è in mano alla Cei e si tratta di spot,
quelli che anche se non li vorresti vedere, vengono sparati a ripetizione i
televisione tra aprile e luglio ogni anno. Una sottile suadente propaganda per
indurre a credere che la destinazione alla Cei è cosa santa. Sulla virtualità
mediatica del “chiedilo a loro” si induce infatti la credenza che tutto, o quasi
tutto, vada in opere di carità. Ma a spulciare i rendiconti Cei, si scopre che
proprio la carità costituisce l’ultima ruota del carro, visto che gli introiti
da 8x1000 sono utilizzati in grandissima parte per mantenimento e gestione del
costosissimo apparato clericale.
Prendendo in esame solo gli ultimi due anni, risulta che nel 2012
della cifra assegnata dallo Stato, 1.148.076.594,08 (50.000.000 accantonati),
ben 843.076.594.08 sono stati destinati al mantenimento del clero e alle spese
di culto (catechesi, case canoniche, tribunali ecclesiastici, ecc.), e che solo
255.000.000 sono stati impiegati in opere di carità e solidarietà sociale.
Nel 2013 la situazione non cambia. La quota assegnata è in
leggera flessione: 1.032.667.596 (accantonamento di -10.000.000), di cui
802.667.000 al culto e al clero. Sempre in coda gli interventi caritativi e
umanitari che sono a quota 240.000.000. In percentuale, appena il 23%.
Arrivano gli 8x1000 boys
Da qualche anno il Vaticano sta mobilitando tutta la rete
parrocchiale per ottimizzare le sue entrate da 8x1000.
È nato così l’ifeelCUD. Ogni parroco è chiamato ad incentivare la
formazione di “squadre” di giovani cattolici, che col suo imprimatur vanno a
caccia di quote di 8x1000 convincendo e aiutando nella compilazione del modulo.
I destinatari dell’operazione sono soprattutto anziani ed esenti da
dichiarazione dei redditi, che comunque, per quanto esigue siano le loro
entrate, conservano il diritto a destinare la quota di 8x1000.
In fondo compilare il modulo non è poi così faticoso se ti
aiutano in parrocchia, e magari te lo portano anche a casa. Per una persona
anziana può significare anche l’occasione per un poco di compagnia in più. Ci
guadagnano anche le squadre dei giovani, perché come si legge sul sito del
regolamento: «maggiore sarà il numero di schede Cud raccolte, più importante
sarà la somma che potresti ottenere». Insomma più sono le schede con la casella
firmata Chiesa cattolica, più aumenta la speranza di ottenere finanziamenti per
realizzare un proprio progetto (spot pubblicitari, laboratori musicali
parrocchiali, gabinetti scientifici per le scuole cattoliche, ecc.). Se infatti
il progetto sarà giudicato vincitore potrà essere remunerato con somme che, se
alla prima fascia di concorso si attestano tra i 1000 e i 1700 euro per un
minimo di 30 schede raccolte, alla fascia più alta (la quinta), dove le schede
devono essere almeno 1.601, si può fare bingo con il premio top di ben 29.500
euro.
Così gli 8x1000 boys (età tra i 18 e i 35 anni) si stanno già
iscrivendo nelle parrocchie per superare le selezioni del parroco e le finali
del Servizio Nazionale Pastorale Giovanile da cui tutta l’operazione ifeelCUD
dipende. Per questo molti già studiano il progetto perché abbia il maggior
gradimento della curia. Essere esclusi dal premio dopo magari aver fatto tanta
fatica per raccogliere le benedette schede firmate non sarebbe un peccato?
In questo mixer di cultura e propaganda fide insomma si guadagna!
Specialmente se il marchio è Chiesa cattolica!