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Compassione cosmica

 

Intervista con Brian Swimme*

 

fonte: cdb italia febbraio 2014

 

Nel 1989 Brian Swimme ha fondato il Centro per la Storia dell’Universo presso il California Institute of Integral Studies (CIIS), dove è anche professore di cosmologia. Secondo il cosmologo,  l’universo è una rivelazione continua, radiosa, sfolgorante.  Swimme racconta la storia dell’universo nella speranza che questa vasta visione ci catapulti oltre la miopia delle nostre menti limitate di primati. Crede che la storia dell’universo, attraverso le vaste distese di spazio e di tempo, sia la storia più profonda di noi stessi.

 

Ecco l'intervista di Susan Bridle

 

Susan Bridle: Quale ritieni che sia la crisi più urgente che oggi l’umanità stia affrontando? Quali sono i temi planetari ai quali abbiamo più bisogno di aprire gli occhi e di rivolgerci?

Brian Swimme: Ritengo che il modo più veloce di aprire gli occhi a quello che sta succedendo sul pianeta sia pensare in termini di estinzione di massa. Di quando in quando la terra attraversa una moría delle varietà viventi. Durante lo scorso mezzo miliardo d’anni, ci sono stati cinque momenti come questo. Non ne sapevamo niente fino a duecento anni fa; non avevamo la minima idea che questo fosse accaduto. Ora abbiamo scoperto che circa ogni cento milioni d’anni la terra ha subito questi stupefacenti cataclismi. E solo negli ultimi trenta o quarant’anni abbiamo scoperto che l’ultimo, il quale portò all’estinzione dei dinosauri, delle ammoniti e di molte altre specie, fu causato dalla collisione di un asteroide con la terra. Questo accadde sessantacinque milioni d’anni fa.

Non c’è stata consapevolezza di questo in nessun precedente periodo della storia umana. Lo cerchi nei Veda, lo cerchi nella Bibbia – non è da nessuna parte. Nello stesso tempo che lo scopriamo, scopriamo anche che ne stiamo causando uno proprio ora. Due anni fa il Museo Americano di Storia Naturale indisse un sondaggio tra i biologi. Fecero una domanda semplice: “Ci troviamo nel processo di un’estinzione di massa?”. Il settanta per cento rispose di sì. Un’estinzione di massa. Non puoi aprire gli occhi e vederla. È una scoperta che riguarda il tutto. I nostri sensi si sono sviluppati per trattare con le cose a portata di mano, e questa è una conclusione che riguarda l’intero pianeta.

Susan Bridle: Ma rispetto ai biologi, i 7 miliardi di abitanti del pianeta sono consapevoli di questa estinzione di massa?

Brian Swimme: Ora, stiamo appena scoprendo che siamo di fronte ad un’estinzione di massa. Ci capita di trovarci nel momento in cui la cosa peggiore che accadde alla terra sessantacinque milioni d’anni fa, sta accadendo di nuovo. Questo è il punto uno. Il punto due è che siamo noi a causarlo. Il punto tre è che non ne siamo consapevoli. C’è solo un piccolo frammento d’umanità che ne è consapevole. Le cifre sono queste: venticinquemila specie si estinguono, come minimo, ogni anno. Nel caso in cui l’attività umana fosse diversa, o se gli esseri umani non fossero qui, ci sarebbe una specie che si estingue ogni cinque anni. Abbiamo velocizzato il tasso d’estinzione nell’ordine di qualcosa come da cento a mille volte.

Il punto è che non siamo stati preparati a capire cosa sia un evento d’estinzione. Tornando indietro negli anni troviamo persone straordinariamente intelligenti, ma, per esempio, puoi sfogliare, tutti i sutra o i dialoghi di Platone, e non citano mai un’estinzione. In realtà non credo che Platone o il Buddha fossero in grado di immaginare un’estinzione. Prima di tutto a quel tempo non eravamo consapevoli dell’evoluzione. Non eravamo consapevoli dell’intero processo, perciò l’idea dell’estinzione non aveva senso.  Non esisteva il concetto d’estinzione. Solo ora dobbiamo avere a che fare, veramente, con il significato dell’eliminazione di una forma di vita.


Susan Bridle: Quale credi sia la soluzione a questa crisi?

Brian Swimme: Dovremmo reinventare noi stessi, a livello di specie, in un modo che ci consenta di vivere relazioni scambievolmente migliorative – non solo con le persone ma con tutti gli esseri – in maniera che le nostre attività migliorino il mondo. Al momento le nostre interazioni degradano tutto.

Vedi, la versione a fumetti della nostra civiltà è che siamo tutti materialisti, non abbiamo la percezione di un significato più esteso al di là di noi stessi. Nella cultura materialista occidentale, la nostra preoccupazione fondamentale è l’individuo. L’individuo e l’accumulo – di qualsiasi cosa si tratti. È la fama? Sono i soldi? Mettiamo questo a fondamento della nostra civiltà. Questo è il modo in cui abbiamo organizzato le cose. Ora, ci sono dei fattori mitiganti, ma sto dando una versione a fumetti.Quello che è necessario capire è che alla radice delle cose c’è la comunità.

Ad un livello più profondo, questo è il centro delle cose. Proveniamo dalla comunità. Di conseguenza come possiamo organizzare la nostra economia in modo da fondarla sulla comunità e non sull’accumulo? E quando dico “comunità”, voglio dire la comunità di tutta la terra. Questo è il domino sacro fondamentale – la comunità della terra.

 Finché abbiamo una visione del mondo nella quale la terra è solo una cosa, materia vuota, e l’individuo è più importante, allora siamo destinati ad usarla come ci pare e piace. Di conseguenza l’idea è di smettere di considerare la terra un magazzino, e cominciare a vederla come la nostra matrice, la nostra comunità fondamentale. Questa è una delle cose più grandi di Darwin. Darwin c’insegna che ogni cosa è imparentata. Nel passato non era così evidente perché la nostra influenza era minore. Ora, però, abbiamo un potere planetario.

Susan Bridle: Qual'è il potere che abbiamo noi umani sulle specie non umane?

Brian Swimmw. È incredibile comprendere che, ora, ogni specie sul pianeta venga influenzata primariamente dalla sua interazione con gli esseri umani. Prima non è mai stato così. Durante tre miliardi d’anni la vita si è evoluta in un certo modo; tutta quest’evoluzione si è verificata in un ambiente selvatico. Ora sono le decisioni degli esseri umani, che determineranno il modo in cui questo pianeta funzionerà e apparirà per centinaia di migliaia d’anni, nel futuro. Guarda la quercia, la vespa e il rinoceronte. La bellezza di queste forme scaturì, nel passato, da un sistema integrato di selezione naturale. Ma, il modo in cui si presenteranno in futuro, sarà determinato principalmente da come interagiscono con noi. Perché noi siamo dappertutto.

Il nostro potere è andato al di là di noi stessi, oltre la nostra consapevolezza.  Se vuoi essere sconvolto, immagina d’essere responsabile della condizione delle giraffe tra un milione d’anni. O dell’elefante asiatico. I biologi sono convinti che l’elefante asiatico non esisterà più allo stato brado. Già da ora il ghepardo non può sopravvivere allo stato brado. Questo significa che gli elefanti asiatici del futuro, si troveranno principalmente nei nostri zoo, come pure i ghepardi. Il tipo di ambiente che renderemo loro disponibile formerà, perciò, i loro muscoli e il loro scheletro, e tutto il resto. Sto parlando di milioni d’anni. Ora, questa è la specifica sfida, perchéquesto è il momento in cui la terra sta attraversando tale importante fase di mutamento – gli sviluppi del pianeta stanno per aprirsi alla consapevolezza umana.

 

Susan Bridle: Spesso parli del fatto che siamo ad una congiuntura particolare nella storia dell’umanità, perché abbiamo conoscenza di quattordici miliardi di anni di evoluzione cosmologica che ci ha portato a questo punto – e che questa conoscenza porta con sé una responsabilità che non abbiamo mai immaginato prima. Puoi darci un profilo essenziale della vasta portata di quest’evoluzione?

Brian Swimme: È davvero semplice. Ecco l’intera storia in un rigo. Questa è la più grande scoperta dell’impresa scientifica: prendi l’idrogeno allo stato gassoso, lo lasci da solo, e si trasforma in cespugli di rose, giraffe ed esseri umani.

Susan Bridle: Questa è la versione concisa.

Brian Swimme: Questa è la versione concisa. La ragione per cui mi piace questa versione è che l’idrogeno gassoso è inodore, incolore, e secondo il pregiudizio della nostra civiltà occidentale solo una cosa materiale. Non c’è gran che. Prendi l’idrogeno, lo lasci da solo, e si trasforma in un essere umano – è un’informazione piuttosto interessante. Il punto è che, se gli esseri umani sono spirituali, allora l’idrogeno è spirituale. È un’incredibile opportunità per sfuggire al dualismo tradizionale – sai, lo spirito è là in alto; la materia è quaggiù. In realtà è diverso. C’è la materia dall’inizio alla fine e c’è lo spirito dall’inizio alla fine. Ecco perché amo la versione concisa.

Va bene, ecco la versione più estesa: tredici miliardi d’anni fa, secondo la più recente ipotesi, l’universo apparve come particelle elementari incandescenti. Non solo particelle calde trilioni di gradi, ma anche un milione di volte più dense del piombo. L’universo non è nato come fuoco. Ha avuto inizio da tale incredibile calore denso– non siamo neanche in grado d’immaginarlo. Lo conosciamo solo attraverso qualche numero. E, poi, ha cominciato ad espandersi. Dopo trecentomila anni si è raffreddato abbastanza affinché si formassero gli atomi. Atomi d’idrogeno. E mentre la materia continuava a raffreddarsi e ad espandersi, ha iniziato anche ad unirsi in queste enormi nubi che chiamiamo galassie.

Quando l’universo ha circa un miliardo d’anni, le galassie nascono come fiocchi di neve cadenti, un centinaio di miliardi di galassie. Fu un momento incredibile perché quella fu l’unica volta nella storia dell’universo in cui le galassie ebbero la possibilità di prender forma. Prima, era troppo denso e caldo. Dopo, sarebbe stato troppo rado e disperso. Stephen Hawking scoprì qualcosa d’incredibile. Se consideri l’espansione dell’universo, vedi tutta quest’energia, non è vero? Sta esplodendo e allo stesso tempo c’è questa forza di contenimento, la gravità, che tiene tutto insieme. Abbiamo queste due forze opposte. Se la forza gravitazionale fosse stata leggermente più forte avrebbe schiacciato l’intero universo in un buco nero, in un milione d’anni. Oppure, se la forza gravitazionale fosse stata più debole, si sarebbe disintegrato e non avrebbe creato le galassie. Si tratta di un equilibrio incredibile. La differenza è una parte su dieci alla cinquantanovesima – che è un trilionesimo di un trilionesimo di un trilionesimo dell’uno per cento. Ecco quanto è delicato. É più delicato che danzare sulla lama di un coltello.

In seguito, la galassia diventa più complessa poiché si accendono le stelle, e le stelle nella loro combustione trasformano gli elementi all’interno del loro nucleo. Così l’idrogeno si trasforma in elio. E, più tardi, diventa molto più caldo, e l’elio si trasforma in carbonio e così via. Tutti gli elementi sono creati all’interno della stella, che poi esplode. Di modo che la successiva stella che si forma, si forma da questi elementi più complessi, e allora ecco la possibilità dell’esistenza dei pianeti. Tutti gli elementi del nostro corpo, ognuno di loro, sono stati forgiati da una stella. Walt Whitman lo intuì quando disse: “Una foglia d’erba non è da meno del ruotare delle stelle”. E ti chiedi, come ha potuto fare quest’affermazione? Si chiama conoscenza di sé. In altre parole, una stella ha dato vita agli elementi che poi si unirono nella forma di Walt Whitman. Potresti suggerire, quindi, che Walt Whitman ebbe un ricordo approfondito di dove proveniva.

Susan Bridle: È un’intuizione sbalorditiva.

Brian Swimme: Non è qualcosa d’incredibile? In che modo riuscì a scriverlo? Analogamente quando Einstein scoprì la teoria generale della relatività, la scoprì da dentro. Non c’erano dati a disposizione sull’espansione dell’universo, né di nient’altro. Lui affermò di essere entrato nei suoi moti viscerali – uno strano modo di pensare alla creatività – e pose l’attenzione su ciò che accadeva all’interno, e dette vita alle equazioni gravitazionali che usiamo oggi. É ciò che, ritengo, fece Whitman. Penetrò le profondità della realtà del suo corpo ed ebbe quest’intuizione sulle stelle. E ora ne abbiamo scoperti i dettagli empirici. Io amo tutto questo – siamo nati tutti dalle stelle.

Così continuando con la nostra storia – in certi sistemi planetari si forma la vita. È un’enorme trasformazione. E circa tre e mezzo miliardi d’anni fa comincia la vita, e poi, circa settecento milioni d’anni fa, inizia a diventare più complessa. Poi si forma una strana piccola razza – i vermi. I vermi sviluppano una colonna vertebrale e un sistema nervoso. Siamo così impressionati dai cervelli. I vermi crearono i cervelli. Vedi il tema che qui sto sviluppando? Idrogeno. L’idrogeno diventa noi. Tutta la materia è spirituale. E se i vermi possono creare dei cervelli, allora la creatività è in ogni dove!


Susan Bridle: E quale può essere la relazione tra l'evoluzione delle galassie e la nostra storia  attuale?

Brian Swimme: Il modo per collegare la storia, consiste nel tornare indietro alla nascita delle galassie. Ci fu un momento in cui le galassie ebbero la possibilità di formarsi, non prima, né dopo. Ritengo che sia come il nostro momento attuale. Vedi, questo è per il pianeta il momento di svegliarsi a se stesso attraverso l’umano, cosicché gli sviluppi effettivi dell’evoluzione abbiano un’opportunità di risvegliarsi e di iniziare a funzionare a quel livello. Sai, non poteva succedere prima. E la cosa stupefacente è che, probabilmente, non accadrà in seguito. Nell’eventualità in cui non facessimo questo passaggio, la creatività del pianeta sarebbe, molto probabilmente, in una condizione così degradata da non poterci permettere quel passo. La cosa che fa rabbrividire è che, nell’universo, i luoghi veramente creativi possano perdere la loro creatività. Abbiamo parlato della nascita delle galassie.

C'è un modo di considerare i tredici miliardi d’anni di storia – considerare la sfida che abbiamo di fronte come una sfida cosmologica. In passato abbiamo attraversato transizioni che sarebbero potute andare nel modo sbagliato. In tal caso il nostro pianeta sarebbe, forse, ancora in vita, ma certamente non a quel livello di complessità che vediamo oggi.

Susan Bridle: Questa nuova conoscenza della storia dell’universo, certamente, amplifica i confini della nostra immaginazione.

Brian Swimme: Sì. È così. Immagina come fu quando Copernico apparve in città e disse alla gente per la prima volta: “Ehi, lo sapevate? La terra gira intorno al sole”. Cerca di capire. Non ci siamo riusciti. Non saremmo stati in grado di occuparcene. Così ci dividemmo: l’impresa scientifica andò da un lato e quella religiosa/spirituale dall’altro. In un certo senso ci troviamo ad un bivio simile. Siamo in grado di trovare le risorse per capirlo e di procedere in accordo? È una sfida per l’immaginazione.

Susan Bridle: Qual è il catalizzatore più importante per il tipo di cambiamento della visione del mondo di cui stai parlando?

Brian Swimme: È una domanda rilevante. Avrei voluto avere una risposta adeguata. Ci ho pensato, e la mia conclusione è che ci sono molteplici catalizzatori. Per alcuni è la conoscenza, l’ascoltare semplicemente questa nuova storia dell’universo – che è l’opportunità che creo, insegnando. Per altri si tratta di una tragedia personale. O forse un primo legame con la bellezza di un luogo, dall’infanzia, e poi tornarvi e vederlo distrutto. Alcuni si risvegliano con vari tipi di meditazioni; altri usano le droghe. Vedo molti catalizzatori. Forse non ho una risposta adeguata, ma per me il catalizzatore è stato la conoscenza. Fui semplicemente colto da totale stupore di fronte alla conoscenza contemporanea. Di conseguenza questo è il mio cammino, ma non faccio preferenze, perché ho incontrato tante persone che cominciano a percepire il cambiamento e che provengono dalle direzioni più svariate.

Susan Bridle: Spesso parli dell’importanza di attivare quella che chiami “una compassione globale”. Cosa intendi per “compassione globale”?

Brian Swimme: Quando usiamo delle parole come compassione, ci limitiamo ad usarle per il mondo umano. Parte di ciò mi riporta a quello che ho già detto, sul fatto che consideriamo il resto dell’universo come una cosa, e non utilizziamo parole spirituali, calorose o emotive a questo riguardo. La tradizione scientifica lo ha sempre definito una “proiezione” – proiettare le tue qualità sull’universo nella sua interezza, o sulla natura. E questa si suppone sia una cosa terribile da fare. Penso che tale definizione si incrini non appena iniziamo a renderci conto che tutto è un evento d’energia. È un unico viaggio, un’unica storia, cosicché le qualità che sono vere per l’essere umano sono, in un modo o in un altro, vere per altre parti dell’universo. Parlo di compassione come di una realtà a più livelli. Non è vera soltanto riguardo agli umani.

La mia interpretazione è questa. Penso che l’attrazione gravitazionale sia una prima forma di compassione o del prendersi cura. Se all’origine dell’universo non ci fosse stata questa premura, non si sarebbero formate nemmeno le galassie – e non saremmo qui a discuterne. Questa cura o compassione, inizia a rivelarsi in forma organica, quando c’è un legame che si sviluppa tra una madre e la sua prole. Sai, Per molto tempo non c’è traccia di legame. Non c’è il prendersi cura – o almeno non in modo visibile – per esempio, coi batteri. Si replicano. In questo potrebbe esserci della cura ma non l’abbiamo ancora riconosciuta. Quando arrivi ai mammiferi, però, duecentoventi milioni d’anni fa, si manifesta questo legame tra madre e figlio. Questo compare come una mutazione genetica.Questa si manifesta tra la madre e il bambino. Tra fratelli, e perfino tra gruppi di famiglie.

 Noi siamo la prima specie che ha la possibilità di prendersi cura di tutte le altre specie. Gli scimpanzé sono i nostri parenti più stretti, e si prendono certamente cura gli uni degli altri, ma il loro prendersi cura non si estende, in nessun modo visibile, ad altre specie, sebbene possano condividere dei territori con i babbuini.  La mia tesi è, che l’essere umano rappresenti quella dimensione, nella quale la compassione globale che pervade l’universo dalle origini, ora cominci ad affiorare all’interno della coscienza. Questa è l’unica differenza. Non abbiamo inventato la compassione, ma essa scorre attraverso di noi – o potrebbe. Il cambiamento di fase in cui ci troviamo, mi sembra derivi, dalla compassione globale che si sta aprendo alla specie umana.

Susan Bridle: Vuoi dire che attraverso l’evoluzione, la selezione naturale Darwiniana abbia favorito la formazione di legami di cura e riguardo, ma che ora, nell’essere umano, abbiamo l’opportunità e la responsabilità di estendere quella cura e riguardo, coscientemente, oltre quello che è già stato determinato geneticamente.

Brian Swimme: La mia convinzione è che il primo passo sia solo porre attenzione. Possiamo porre attenzione alle balene o ai colibrì e rimanerne affascinati. È un modo di osservare approfondito, o di contemplare, e la mia intuizione è che se gli esseri umani si permettessero di rimanere affascinati da altre creature, queste specie risveglierebbero le profondità psichiche nell’essere umano che corrispondono alla loro bellezza.

 Il capo indiano Chief Seattle ha affermato che se non ci fossero gli animali, moriremmo di solitudine. Penso che una sensazione più profonda di cura inizi permettendoci di muoverci con timore reverenziale – con tutte le diverse creature, non importa quali. Abraham Heschel ha detto che il timore reverenziale è il primo gradino verso la saggezza. Puoi sederti e guardare i pesci, e pensare a come si sono sviluppati durante centinaia di milioni d’anni, e immaginare quello che provano e dopo un po’ immergerti nella contemplazione dell’assoluto. Questo credo debba essere il primo passo verso la compassione.

Susan Bridle: Molte tradizioni spirituali parlano del trascendere l’interesse verso se stessi e dell’esprimere profondo riguardo per gli altri come di un aspetto fondamentale del cammino spirituale.  Pensi che sia ancora possibile, per un numero sufficiente di persone, fare questo salto abbastanza velocemente da capire la nostra crisi attuale?

Brian Swimme: Penso che l’universo lo stia compiendo. Dobbiamo, però, parteciparvi consciamente. Ed è molto importante che vi partecipiamo in senso concreto.Penso che tutte le tradizioni spirituali evolveranno più in fretta non appena sapranno di questa nuova cosmologia, e del momento che affrontiamo quale specie umana.

Susan Bridle: La tua visione del risveglio spirituale è un abbraccio del viaggio cosmico evoluzionistico dell’universo in quanto noi stessi, e uno spostamento dalla visione di noi stessi come individui separati all’identificazione con l’universo stesso quale Se più grande. Cosa ne pensi delle tradizioni mistiche orientali che ci dirigono esclusivamente a guardarci dentro per l’illuminazione?  

Brian Swimme: Posso solo parlarti del mio orientamento. É che ci sono così tante cose a cui teniamo, che portiamo nei nostri cuori, a cui vogliamo essere di soccorso.La gente soffre. Gli animali soffrono. In che modo posso interagire per rendermi utile? Questo è il mio centro d’interesse. Tutto ciò su cui rifletto è in qualche modo legato a questo. Semplicemente l’essere responsabile e il partecipare al processo che approfondirà la gioia. É il solo modo in cui possa esprimerlo. É la mia grande speranza.

 

Brian Swimme

Swimme ricevette il suo Ph. D. in cosmologia matematica dall’Università dell’Oregon nel 1978. Insegnò all’Università di Puget Sound per un certo numero d’anni, prima di trasferirsi a New York per studiare con Thomas Berry presso il suo Centro di Ricerche Religiose di Riverdale. Swimme e Berry iniziarono allora una collaborazione di lunga durata, il frutto della quale include The Universe Story (La Storia dell’Universo), scritta insieme nel 1992.

Swimme ritornò ad insegnare al College Holy Names a Oakland, in California, dove insegnò per sette anni e scrisse insieme a Mattew Fox: Manifesto for a Global Civilization (Il Manifesto per una Civilizzazione Globale) prima di unirsi al CIIS. E’ anche l’autore di numerosi altri libri, compreso The Universe is a Green Dragon (L’Universo è un Dragone Verde). Swimme viaggia regolarmente per parlare di cosmologia ed ecologia nelle conferenze e presso delle organizzazioni, incluse le Nazioni Unite, l’UNESCO, e The State of the World Forum.