Il nuovo caso delle donne vescovo
di Luigi Sandri
“Trentino” del 21 luglio 2014
Mentre anche le Chiese si domandano, sempre più turbate ed impotenti, come aiutare a porre termine al drammatico conflitto di Gaza e, in prospettiva, risolvere il gigantesco “puzzle” geopolitico mediorientale, scoppia un’altra questione, pastorale e teologica, apparentemente minore, ma che avrà importanti conseguenze sulla vita concreta di milioni di cristiani: quella dei ministeri femminili. Una settimana fa, infatti, il Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra – la Chiesa-madre degli ottanta milioni di anglicani, sparsi in 38 “province”, cioè Chiese nazionali – ha approvato, in ognuna delle sue tre Camere (vescovi, clero, laici), l’ordinazione delle donne all’episcopato. Giunge così al traguardo un cammino che ha avuto anche momenti molto controversi. Alcune “province”, negli Stati Uniti e in Canada, già da vari decenni hanno donne-vescovo, e da più tempo donne- pastore. Ma la Chiesa d’Inghilterra solo dal 1994 ha donne-pastore e, finora, non era riuscita ad avere donne-vescovo perché un’agguerrita minoranza si era opposta a questa scelta, ritenendola del tutto estranea alla tradizione ecclesiastica e, in radice, al Vangelo. Anche per opporsi alla prospettata “rivoluzione”, gruppi di anglicani erano passati, insieme, alla Chiesa cattolica, e Benedetto XVI nel 2009 aveva istituito degli “Ordinariati (diocesi) personali” per accogliere questi nuovi fedeli: una decisione che aveva suscitato meravigliate sorprese in àmbito ecumenico perché benediceva “l’esodo” di “profughi” provenienti da un’altra Chiesa, abbandonata benché avesse compiuto una scelta dopo un approfondito confronto ed attraverso la democratica approvazione sinodale. Proprio per opporsi all’orientamento che si prospettava in casa anglicana, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano ribadito – Wojtyla con particolare vigore – la inammissibilità dell’ordinazione delle donne. Ma le motivazioni addotte (“Gesù aveva solo apostoli maschi…”) erano state ritenute non decisive, e legate a contingenze culturali; del resto, lo stesso Maestro aveva affidato a Maria Maddalena, una donna, l’incarico di annunciare agli apostoli che Lui era risorto. Adesso, di fronte alla scelta anglicana del 14 luglio, papa Francesco non ha fatto, per ora, commenti, lasciandoli ai vescovi inglesi. Questi hanno definito il nuovo passo “un ulteriore ostacolo nel cammino verso l’unità” tra cattolici e anglicani. Allarmata, poi, la reazione del patriarca ortodosso di Mosca, Kirill: “La decisione contribuisce ad accrescere le divisioni nel mondo cristiano in generale. Essa è una secolarizzazione del cristianesimo. Contraddice la secolare tradizione della Chiesa”. Ma ormai il passo anglicano è compiuto, ed è irreversibile. Stanti le posizioni ufficiali romane, e ortodosse, contrarie all’ordinazione delle donne, la riconciliazione tra Chiese divise diventa dunque insuperabile per i secoli dei secoli. Ma chi è più vicino all’Evangelo: chi considera il corpo della donna ostacolo all’Eucaristia, o chi lo considera tramite?