Gran Hotel Vaticano le case da favola degli alti prelati
di Valeria Pacelli
“il Fatto Quotidiano” del 22 aprile 2014
Papa Francesco non ha saputo solo due giorni fa che l’ex Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, aveva deciso di vivere in un mega attico con tanto di terrazzo. Il Papa sa che Bertone non si è accontentato dell’appartamento ordinario dal 20 dicembre scorso, quando il Fatto (a firma Marco Lillo) ha pubblicato la notizia. Ora Repubblica racconta la reazione di Bergoglio, arrabbiato per la scelta dell’ex sottosegretario di Stato di unire due appartamenti in uno: quello a lui assegnato, dove prima viveva l’ex capo della gendarmeria vaticana, Camillo Cibin, morto nel 2009; e quello di monsignor Bruno Bertaglia, vicepresidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi, deceduto nel 2013. Totale del super attico: circa 600 metri quadri (riporta Repubblica) con 100 metri quadri di terrazzo. L’appartamento dove Bertone trascorrerà la sua pensione si trova nel Palazzo San Carlo, a pochi passi dalla Domus Sanctae Marthae, dove invece risiede Papa Francesco, che ha scelto un bilocale, di 70 metri quadri.
Qui vive anche il Segretario di stato, Pietro Parolin, che si è accontentato di un semplice monolocale. E nello stesso edificio vivono (sempre in due monocamere) anche i due segretari di Bergoglio, monsignor Alfred Xuereb e monsignor Fabian Pedacchio Leaniz. Ma non tutti, tra cardinali e alti prelati, hanno fatto la stessa scelta del Papa e dei suoi fidatissimi. Molti vivono in appartamenti molto più grandi di quello di Bergoglio. Tra gli immobili in ristrutturazione, ad esempio, c’è quello del capo della Gendarmeria, Domenico Giani, intercettato dalla Procura di Roma mentre scriveva su carta intestata agli organi italiani di Polizia per aiutare monsignor Nunzio Scarano (ora sotto processo per aver fatto rientrare illegalmente in Italia 20 milioni di euro) a recuperare 400 mila euro dati all’agente dei servizi segreti Giovanni Zito. Giani in un primo momento era andato ad abitare in una casa sull’Aurelia, in territorio italiano. Sistemazione temporanea. Infatti stavano ultimando i lavori di ristrutturazione del suo appartamento con affaccio su via di Porta Angelica. Sopra il terzo piano è comparso all’improvviso un piano nuovo con tre finestre e due ampie vetrate, a cui si aggiungono due bagni con una vasca idromassaggio e una terrazza. Ma passeggiando all’interno delle mura vaticane, ci sono tanti sontuosi palazzi, con all’interno appartamenti che vanno dai 200 ai 250 metri quadri. Molti di questi, sono abitati da cardinali, che non li usano del tutto, lasciando molte stanze completamente chiuse. A Palazzo Sant’Uffizio, accanto a piazza San Pietro, ad esempio, alloggia insieme a due suore, il cardinale Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede. Il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del governatorato dello Stato della Città del Vaticano, vive all’ultimo piano del palazzo del Governatorato. Anche in questo caso viene utilizzata solo una parte della casa. Il cardinal Angelo Sodano, invece, vive in un piano della palazzina che ospita il Collegio Etiopico, dietro San Pietro, dopo aver dovuto abbandonare il più sontuoso appartamento nella Prima Loggia del Palazzo Apostolico. E questi sono solo alcuni esempi. Appena fuori le mura vaticane – sempre in grandi appartamenti di proprietà della Santa Sede – vivono altri alti prelati. Nello stesso palazzo, nella piazza della città leonina, ci vivono ad esempio il cardinale Walter Kasper, teologo tedesco e il vescovo bavarese Gerhard Ludwig Müller, che ha avuto il privilegio di abitare nello stesso appartamento che prima era di Ratzinger, e dove si trova ancora parte della sua biblioteca. Questi citati sono solo alcuni degli immobili di proprietà del Vaticano.
Non esiste una stima pubblica del valore immobiliare di tutti questi palazzi. Negli anni scorsi, secondo alcune notizie di stampa, il patrimonio immobiliare disseminato nel mondo di proprietà del Vaticano ammontava a circa 2 mila miliardi di euro. Circa la metà si trova in Italia e si tratta del 20% del patrimonio nazionale. Con un patrimonio di questa entità, da anni si discute della possibilità di far pagare l’Imu anche alla Chiesa. Mario Monti, per evitare la multa europea, nel 2012 stabilì che gli enti ecclesiastici dovevano pagare per la parte commerciale dei loro immobili. Il regolamento normativo però non è stato emanato prima dei termini delle dichiarazioni. La partita quindi si gioca quest’anno.