Kasper: “Alcuni cardinali temono che tutto collassi se si cambia qualcosa”
intervista a Walter Kasper a cura di Elisabetta Piqué
“La Naciòn” del 29 settembre 2014 (traduzione: www.finesettimana.org)
«Il Vangelo non è un museo, non è un codice penale, non è un codice di dottrine e di comandamenti. È una realtà vivente nella Chiesa e noi vogliamo camminare con tutto il popolo di Dio e vedere quali sono le sue necessità. Alcuni cardinali temono che ci sia un effetto domino e che, se si cambia un punto, tutto collassi»
Quando manca una settimana dall'inizio del sinodo straordinario dei vescovi sulle sfide della famiglia, contrassegnato in modo acceso dalla questione dei divorziati risposati, il cardinale tedesco Walter Kasper, favorevole ad una apertura, dice in un'intervista a “La Naciòn”, che «c'è un timore per un dibattito aperto». E sottolinea che, sebbene “la dottrina non possa cambiare, può cambiare la disciplina” Kasper è un teologo di gran prestigio internazionale e molto vicino a papa Francesco, che durante suo primo Angelus elogiò il libro che il teologo tedesco scrisse sulla misericordia e che gli ha regalato durante il conclave. Recentemente è stato attaccato da un gruppo di cardinali conservatori che, in un libro significativamente in vendita il primo ottobre (intitolato Permanere nella verità di Cristo. Matrimonio e comunione nella chiesa cattolica) bocciano in toto la sua apertura nei confronti dei divorziati risposati. Secondo Kasper, dopo un cammino penitenziale, sotto la supervisione di un prete e dopo l'assoluzione, costoro potrebbero essere riammessi alla comunione. Durante l'intervista in un appartamento pieno di libri sul Concilio, Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione della Unità dei cristiani, deplora che, a causa del dibattito svoltosi in questi mesi, si sia ridotto il sinodo alla questione dei divorziati risposati. “È un problema, ma non l'unico. L'agenda del sinodo è molto più estesa e ha a che vedere con le sfide pastorali della vita della famiglia di oggi. Alcuni mezzi di informazione dicono che sarà un gran progresso e hanno iniziato una campagna su questo tema. Io attendo che ci sia una apertura responsabile, ma si tratta di una questione aperta, che dovrà essere decisa dal sinodo. Però occorre essere prudenti, perché, non dovesse succedere, ci sarebbe una reazione di grande delusione”
Alcuni cardinali e vescovi sembrano spaventati di fronte a questa possibilità e la rifiutano addirittura prima dell'inizio del sinodo. Perché ritiene che ci sia tanta paura ad una evoluzione nella disciplina della chiesa?
Credo che temano un effetto domino, che se uno cambia un punto, tutto collassa. Questo è il loro timore. Tutto questo si lega con l'ideologia, con una interpretazione ideologica del Vangelo. Ma il vangelo non è un codice penale. Come il papa scrive nell'esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”, citando San Tommaso d'Aquino, il vangelo è una grazia dello Spirito Santo che si manifesta nella fede che agisce per mezzo dell'amore. È una interpretazione diversa. Non è un museo. È una realtà vivente nella chiesa e noi dobbiamo camminare con tutto il popolo di Dio e vedere quali sono le sue necessità. Dopo, dobbiamo fare un discernimento alla luce del vangelo, che non è un codice di dottrine e di comandamenti. Non possiamo semplicemente prendere una frase del Vangelo di Gesù e da lì dedurre tutto. È necessaria un'ermeneutica per comprendere tutto il messaggio del vangelo e dopo differenziare tutto quello che è dottrina da tutto quello che è disciplina. La disciplina può cambiare. Per questo mi sembra che ci troviamo di fronte ad un fondamentalismo teologico che non è cattolico
Lei sostiene allora che è possibile cambiare non la dottrina, ma la disciplina?
La dottrina non può cambiare. Nessuno nega l'indissolubilità del matrimonio. Ma la disciplina si può cambiare, ed è già cambiata varie volte, come si vede nella storia della Chiesa.
Come si è sentito quando è venuto a conoscenza che si stava per pubblicare un libro di cinque cardinali che attaccano la sua posizione?
Tutti sono liberi di esprimere la loro opinione, non è un problema per me. Il Papa voleva un dibattito aperto, e credo che questo sia una novità e qualcosa di sano che aiuta molto la chiesa.
C'è il timore tra alcuni cardinali perché, come dice il Papa, c'è una costruzione morale che potrebbe collassare come un castello di carte?
Sì, è un'ideologia, non è il vangelo.
C'è timore ad una discussione aperta al sinodo?
Sì, perché temono che tutto possa collassare. Ma, prima di tutto, viviamo in una società aperta e plurale. È una cosa buona per la chiesa che ci sia una discussione aperta. come ci fu al concilio Vaticano II (1962-65). Come pure è una cosa buona per l'immagine della chiesa, perché una chiesa chiusa non è una chiesa sana. D'altra parte, quando dibattiamo sui matrimoni e la famiglia, dobbiamo ascoltare la gente che vive questa realtà. Esiste il sensus fidelium. Le decisioni non possono essere prese solo da chi sta in alto, dalla gerarchia della chiesa, e specialmente non si può far riferimento a vecchi testi dell'ultimo secolo, bisogna osservare la situazione di oggi, fare un discernimento dello spirito per giungere a risultati concreti. È il modo di avvicinarsi ai problemi da parte del papa, mentre molti altri partono dalla dottrina per usare successivamente un metodo deduttivo.
In un'intervista ad un giornale italiano, lei sostiene che il bersaglio vero degli attacchi dei cinque cardinali conservatori non sia lei, ma il papa...
Forse sono stato imprudente. Ma molte persone lo stanno dicendo. Lo si può ascoltare per strada tutti i giorni. Non voglio prendere in giro nessuno, ma, è ovvio, che c'è gente che non è per nulla d'accordo con questo papa. Non si tratta di una novità, già accadde durante il Concilio Vaticano II, quando molti avversavano l'aggiornamento di Giovanni XXIII e Paolo VI.
Molti analisti pensano che non sia una coincidenza che questo libro esca proprio in vista del
Sinodo?
Sì. È un problema. Non ricordo una situazione analoga, nella quale, in una forma tanto organizzata, cinque cardinali scrivono un libro simile. È il modo di comportarsi dei politici, ma credo che nella chiesa non ci si dovrebbe comportare così.
Che cosa spera dal Sinodo?
Molto dipenderà da come lo stesso papa aprirà il sinodo. Non può darci una soluzione all'inizio del sinodo, ma una prospettiva, una direzione. Spero che ci sia una discussione serena e amichevole, non di un solo problema, ma di tutti quelli legati alla famiglia. Credo che otterremo un gran consenso, come riuscimmo ad avere nel Concilio Vaticano II.
Negli ultimi giorni, il Papa ha parlato varie volte della misericordia, ha sostenuto che si devono cogliere “i segni dei tempi”, che i pastori devono stare vicino alle persone, perché sembra molto chiaro che sia quanto esse richiedono.
Sì, leggere i segni dei tempi, è stato fondamentale durante il Concilio Vaticano II. Non posso immaginare che la maggioranza del Sinodo su questo punto possa opporsi al Papa.
Sulla questione dei divorziati risposati: l'eucaristia è un premio per i perfetti o un aiuto per i peccatori?
L'eucaristia ha un effetto rigenerante. E specialmente le persone che vivono in situazioni difficili hanno bisogno dell'aiuto della grazia e dei sacramenti.
Un'altra soluzione sarebbe annullare in forma più rapida i matrimoni.
Ci sono situazioni per le quali l'annullamento è possibile. Ma prenda il caso di una coppia con dieci anni di matrimonio e con figli, e che ha vissuto per i primi anni un matrimonio felice, che però per svariate ragioni fallisce. Questo matrimonio era una realtà e dire che era canonicamente nullo non ha alcun senso.