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Pena di morte e il dovere di indignarsi

 

di Luigi Sandri

 

Trentino” del 27 ottobre 2014

 

Il patibolo sul quale l’altro giorno a Teheran è stata impiccata una donna iraniana accusata di aver ucciso un uomo che la stava stuprando ha riacceso in Occidente, sulla pena di morte, un ampio dibattito che già si era avviato giovedì in seguito a un impegnativo discorso di papa Francesco. La donna - Reyhaneh Jabbari - sarebbe stata graziata se lei si fosse pentita” di accusare il suo violentatore, un agente dei servizi segreti iraniani; ma non l’ha fatto; ed è morta innocente. Da parte sua il pontefice aveva affermato: Tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà sono chiamati oggi

a lottare per l’abolizione della pena di morte, legale o illegale che sia”. Il no” alla pena di morte - quella legale, ci comminata dagli Stati in base alle loro leggi - è il punto di arrivo di una storia accidentata. Infatti, per tantissimi secoli, e nelle civiltà più varie, nessuno aveva messo in dubbio la legittimità e l’opportunità della pena capitale per mantenere il buon ordine nella società ed eliminare i rei di alcuni delitti. Anzi, nel secondo millennio, nellEuropa cristiana la pena di morte

spesso fu comminata anche agli eretici”, accusati dal potere di minare, con le loro teologie, lintero corpo sociale. Solo con l’Illuminismo si cominciò a demolire alla radice limpianto teorico che fondava quella pena; e, in merito, una delle voci più autorevoli fu quella di Cesare Beccaria con il suo “Dei delitti e delle pene” edito nel 1764: il libro fu messo all’Indice dalla Curia romana, ma, anche per influsso di quelle idee, nel 1786 il granduca Pietro Leopoldo di Toscana nel suo territorio proi la tortura e abolì la pena di morte: il primo a farlo, in Europa! Nel regno d’Italia vigeva la pena di morte; essa invece fu abolita nella Repubblica italiana. Anche nello Stato pontificio era in vigore; rimase poi nella legislazione dello Stato della Città del Vaticano nato nel 1929, anche se mai comminata; sarà Paolo VI, nel 1969, a cancellarla. Il Catechismo della Chiesa cattolica, varato da Giovanni Paolo II nel 1997, ammette, in linea di principio, la pena capitale, anche se la ritiene desueta e sostituibile con pene alternative. Negli ultimi decenni in larga parte dell’opinione pubblica mondiale si è affermata lidea che la pena di morte fosse una vendetta” dello Stato contro un reo,

da eliminare: si è dimostrato che non è vero che la paura della pena capitale faccia diminuire i

delitti. Questi i condannati a morte, nel 2013: Cina 1000, Iran 369, Iraq 169, Arabia saudita 79, Stati Uniti 39. Deve continuare a essere vigile limpegno, giuridico e culturale, perché Nessuno tocchi Caino”. Ma, per essere umili e realisti, sarebbe bene che tutti, Stati e Chiese, non scordassero il loro passato.