di Gustavo
Zagrebelsky, intervento a “Piazzapulita”, 1 aprile 2014
Riforma del Senato, nuova legge elettorale e, in prospettiva,
l’elezione diretta del presidente del Consiglio (ma questa riforma a mio avviso
sarebbe perfino superflua perché perché di fatto sarebbe già realtà) fanno parte
di un unico disegno. Inoltre, prima o poi si agirà sulla magistratura col
rischio che si riducano i poteri di controllo.
Questo scenario ci fa immaginare un accrocco di potere che non è
la democrazia, perché la democrazia è il potere diffuso tra tutti: è
partecipazione, controllo, trasparenza. Una minoranza va a votare, una minoranza
ancora più ridotta vince le elezioni e nei partiti c’è un capo che governa
attraverso il controllo delle candidature: tutto questo fa sì che il potere si
concentri in alto.
Noi siamo sulla strada di un rovesciamento: non più le energie
coinvolte dal basso, ma la concentrazione in un potere unico. Finché le forme
della democrazia rimarranno ci sarà ancora bisogno di un consenso, ma sarà una
democrazia che si risolve in un sì o in un no: questa non è la democrazia
Costituzionale. Le democrazie nazionali sono in grave crisi perché sono
costrette da vincoli esterni che hanno gravissime ripercussioni sulle condizioni
della popolazione. Gli interessi finanziari mondiali impongono grossi sacrifici
ai Paesi con una finanza debole e con debito pubblico elevato. Per questo si
rende necessario un potere politico forte: per tenere insieme una situazione
sociale che può, da un momento all’altro, sfuggire di mano.
In un momento di sovranità sempre più ristretta degli Stati, si
assiste a un’accentuazione dei poteri di imposizione governativa. Mi sembra
chiaro che di fronte alla crisi abbiamo due opzioni: o l’autorità o la
partecipazione. Gli obiettivi e i vincoli imposti dall’esterno comportano una
riduzione di capacità di scelta politica nei diversi Paesi. Quando si dice che
ormai in Italia non c’è più bisogno di politica perché il governo agisce col
timone e con il pilota automatico, dobbiamo chiederci da che parte ci guida il
pilota automatico? Dell’autorità che si rafforza e si chiude o della democrazia
che si espande? Basta la domanda per capire che la risposta è la prima.