Presentata la
riforma dell'ISDS nel TTIP: più pesante è la condanna, più il giudice guadagna
fonte web: http://stop-ttip-italia.net
La Commissione europea punta a trasformare l’arbitrato privato in una Corte internazionale pubblica. Gli investitori potranno sempre aggirare la giurisdizione nazionale e i giudici guadagneranno in base all’entità della condanna. Inoltre, il nuovo sistema non si applica all’ISDS nel CETA
ROMA, 16 settembre 2015 – La Commissione europea ha annunciato oggi il suo piano
per la riforma del meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitore
e Stato (ISDS), la controversa clausola che garantirebbe agli investitori
esteri la possibilità di citare in giudizio gli Stati qualora emanassero
regolamenti o normative che mettono a rischio le loro aspettative di business.
La nuova proposta, annunciata nel maggio scorso dalla commissaria europea al
Commercio, Cecilia Malmström, è stata accolta dal Parlamento europeo durante il
voto sulla relazione Lange del 10 luglio. La riforma della clausola è un
tentativo di dar vita ad una Corte arbitrale internazionale con competenza sugli
investimenti che sostituisca il tradizionale arbitrato privato nel TTIP e
nei futuri trattati di libero scambio. Secondo quanto dichiarato dal vice
presidente della Commissione europea, Frans Timmermans, «il nuovo sistema
sarà composto da giudici qualificati, gli atti saranno trasparenti e i casi
verranno giudicati sulla base di regole chiare. Inoltre, la Corte sarà soggetta
a revisione da parte di un nuovo tribunale di appello».
La campagna Stop TTIP da tempo evidenzia come un tale riassetto non risponda
alle necessità di riformare radicalmente il sistema, opaco ed imperfetto, che
tutela gli investitori esteri offrendo loro un vantaggio competitivo sulle
imprese locali. In particolare, la nuova corte arbitrale manterrebbe intatti
i privilegi di gruppi privati nei confronti della società civile. Mantenendo
la possibilità per le imprese scegliere se rivolgersi a questo tribunale
internazionale o utilizzare quelli nazionali, si crea una scappatoia per
aggirare la giurisdizione pubblica negli Stati. Le grandi imprese non saranno
dunque tenute a seguire l’iter cui sono invece obbligati tutti i cittadini
dell'Unione prima di poter adire la Corte di Giustizia europea.
La nuova Corte, inoltre, non prevede l’esclusione di arbitri che fino ad oggi
hanno fatto nella grande maggioranza dei casi gli interessi delle aziende. Anzi,
la riforma proposta dalla Commissione europea li innalza al rango di giudici,
cui spetta una percentuale del risarcimento finale. In tal modo, si legittima
l’investitore a chiedere compensi milionari o miliardari ai governi. Tanto
più alte saranno le richieste, tanto più salirà la parcella del giudice in caso
di condanna dello Stato.
«Le pressioni per sottrarre la competenza sugli investimenti esteri alla
giurisdizione nazionale è totalmente immotivata – dichiara Elena Mazzoni,
tra i portavoce della Campagna Stop TTIP Italia – Non vi sono motivi validi
per creare una tale asimmetria di trattamento e privilegiare le grandi
multinazionali a discapito dei governi e della società civile».
A denotare la inutilità e il potenziale danno di un sistema giurisdizionale
terzo nell’accordo USA-Ue, è stata la stessa commissaria Malmström, costretta ad
ammettere che «non vi è alcun rapporto diretto» fra l’inclusione di un
sistema di arbitrato internazionale nel TTIP e l’aumento degli investimenti. In
altre parole, la Commissione europea ha valutato che la presenza o meno di una
clausola per la risoluzione delle controversie non è direttamente connessa ad
una crescita nel volume di investimenti fra i due blocchi. Inoltre, Malmström ha
confermato oggi che la nuova proposta non si applica al CETA, l'accordo
Ue-Canada il cui testo attende la ratifica del Parlamento europeo.
«Lasciare intatto l’ISDS nel CETA significa fornire un pericoloso cavallo di
troia alle multinazionali intenzionate a denunciare gli Stati utilizzando il
vecchio sistema – dichiara Monica di Sisto, portavoce di Stop TTIP
Italia – Le aziende americane potrebbero chiedere risarcimenti sfruttando
le loro sussidiarie in Canada, bypassando così anche il nuovo meccanismo
proposto nel TTIP».
La proposta europea non è ancora testo legale e necessita dell’approvazione
degli Stati Uniti, ma conferma il disinteresse della Commissione verso la
schiacciante opposizione pubblica all’attribuzione di tutele speciali per gli
investitori esteri. La Campagna Stop TTIP Italia ribadisce la ferma
contestazione ad ogni forma di ISDS e considera la riforma un tentativo di
mantenere invariata l’architettura del meccanismo attraverso modifiche di
facciata. La sola strada per non svendere la sovranità dei cittadini agli
interessi di pochi gruppi privati, passa per l’esclusione di qualsiasi
protezione dell’investitore che possa schiacciare i diritti sociali.
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