Gli affari spacciati per cooperazione
di Alex Zanotelli
“il Fatto Quotidiano” del 4 aprile 2015
Un anno in Etiopia con una ong italiana e la denuncia del degrado di ideali che ha avvelenato il volontariato internazionale. È in pubblicazione “Ripartire da ieri” del cooperante Alberto Zorloni. Pubblichiamo un estratto della prefazione di padre Zanotelli.
È un tema, questo, che mi è molto caro fin dai tempi in cui dirigevo la rivista Nigrizia. Con l’editoriale del gennaio 1985 avevo sollevato il problema della Cooperazione Italiana. Si trattava della cooperazione socialista di Craxi in Somalia (fornivamo le armi in cambio dei nostri rifiuti tossici), di quella democristiana di Andreotti in Etiopia (la politica di costruzione di dighe fatta dall’impresa Salini), di quella della legge 73 del 1985 che stanziava 1900 miliardi di lire per la lotta alla fame in Africa (servita invece a sfamare i partiti italiani!). Era la mala cooperazione del ministero degli Esteri, con quell’incredibile intreccio tra affari e politica. Poco dopo ho affrontato su Nigrizia il problema del volontariato internazionale e delle ong che, per me, erano troppo legate ai finanziamenti elargiti dalla Cooperazione Italiana.
Fummo sommersi da critiche durissime da parte degli organismi di volontariato. Nigrizia sosteneva che gli organismi potevano ricevere una parte dei fondi da parte del ministero degli Esteri, ma il resto dovevano raccoglierlo loro, sensibilizzando e informando il popolo italiano. Altrimenti i volontari rischiavano di diventare i paletti avanzanti del mercato italiano. Un dibattito, quello, a volte con toni molto aspri, che però non ha portato il volontariato a fare un passo in avanti. Con l’arrivo del governo Berlusconi, le cose sono ulteriormente peggiorate. Con il berlusconismo la cooperazione è stata trasformata in un cinico business gestito dal ministero degli Affari Esteri.
Infatti Berlusconi ha tagliato quasi tutti i fondi della Cooperazione. L’Italia è diventata il fanalino di coda dei Paesi europei, arrivando allo 0,1%. Eppure l’Italia si era impegnata a versare lo 0,7% del proprio bilancio per la cooperazione internazionale! Un ventennio, quello berlusconiano, che ha visto l’Italia lanciarsi nel Sud del mondo con le grandi opere. È quanto hanno continuato a fare i governi Monti, Letta, ma soprattutto il governo Renzi. È stato proprio l’attuale governo Renzi a varare la nuova legge sulla Cooperazione che sostituisce la vecchia legge, la 49 del 1987. La nuova legge, che porta il titolo “Disciplina generale sulla cooperazione per lo sviluppo”, è stata approvata da quasi tutti i partiti con l’eccezione di Lega e Sel. È interessante il confronto fra le due leggi- quadro: nella vecchia del 1987, il soggetto principale della cooperazione era il volontariato; nell’odierno disegno di legge è diventato l’impresa.
Questa legge fotografa bene l’ideologia portante sia dei governi Berlusconi che dell’attuale governo Renzi. Tutto questo è avvenuto nel quasi totale silenzio sia degli organismi di volontariato che del mondo missionario. È una vergogna! Questa legge è uno schiaffo alla dignità del popolo italiano (basterebbe solo pensare alle migliaia di belle realtà di base in Italia che fanno vera cooperazione con le comunità nel Sud del mondo!) e alla dignità di tre miliardi di impoveriti nel mondo. Quand’è che i nostri governi comprenderanno che la cooperazione, da governo a governo, non fa altro che arricchire le élite del Sud del mondo, mentre le masse popolari sprofondano in una miseria incredibile?
È possibile che una legge del 2014 usi ancora il linguaggio eufemistico e razzista di “Paesi in via di sviluppo”? Com’è possibile ancora parlare di “sviluppo sostenibile” davanti alla crisi ecologica spaventosa che ci attanaglia? Com’è possibile che i nostri legislatori non vedano le difficoltà del continente a noi più vicino, l’Africa, da dove arrivano sulle nostre coste i “naufraghi dello sviluppo”? In una legge quadro per la cooperazione, l’Africa non dovrebbe essere una priorità? E ancora più grave è che i governi parlino di “cooperazione” senza stanziare i fondi per farlo. Siamo
ancora allo 0,1%! E i soldi ci sono! Basta tagliare, per esempio, gli F-35 per avere 15 miliardi di euro a disposizione per fare cooperazione seria. Quello che Renzi intende per cooperazione lo ha dimostrato nel viaggio (19-21 luglio 2014) che ha fatto in Mozambico, Congo Brazzaville e Angola: business! È partito accompagnato dai grandi delle imprese italiane, da Eni a Finmeccanica. Renzi a Maputo ha detto che l’Eni investirà 50 miliardi di euro per il gas e che “serve ciò che stiamo
facendo in Mozambico”. E invece è proprio questo “sviluppo” che forza la gente a fuggire dalle zone rurali per ammucchiarsi nelle baraccopoli o per imbarcarsi sui “barconi della speranza”.
È davanti a un tale tradimento della cooperazione che ritengo importante la sfida lanciata da Zorloni, quando nell’introduzione dice: “Ora che di soldi non ne arrivano quasi più, chissà mai che tornino di moda gli ideali…”.