Per dove passa il futuro del cristianesimo? Un testo di Leonardo Boff
di Leonardo Boff
in “Confini” - http://confini.blog.rainews.it/ - del 3 dicembre 2016
Papa Francesco ha un merito innegabile: ha sollevato la Chiesa cattolica che era in uno stato di profonda demoralizzazione a causa dei crimini di pedofilia che hanno interessato centinaia di persone del clero. Inoltre ha smascherato i crimini della Banca Vaticana, che coinvolgevano Monsignori e gente della finanza italiana.
Ma soprattutto ha dato un’altra
immagine alla Chiesa, non più quella di una fortezza chiusa contro i “pericoli”
della modernità, ma quella di un ospedale da campo che serve a tutti coloro che
hanno bisogno o sono alla ricerca di un senso della vita. Questo Papa ha coniato
la frase “una Chiesa in uscita” verso gli altri e non verso se stessa, auto
referenziata.
I dati rivelano che oggi il cristianesimo è una religione del Terzo e Quarto
Mondo. Il 25% dei cattolici vive in Europa, il 52% in America e gli altri nel
resto del mondo. Ciò significa che, finito il ciclo occidentale, il
cristianesimo dovrà vivere la sua fase mondiale con una presenza più densa in
alcune parti del mondo, oggi considerate periferiche.
Potrà avere un significato universale sotto due condizioni.
La prima, se tutte le chiese si comprenderanno come il movimento di Gesù, si riconosceranno l’un l’altra come portatrici del suo messaggio senza che nessuna di esse abbia l’intenzione di rivendicarne l’esclusiva, ma in dialogo con le altre religioni del mondo, valorizzandole come percorsi spirituali abitati e promosso dallo Spirito. Solo allora ci sarà la pace religiosa, una delle condizioni importanti per la pace politica. Tutte le chiese e le religioni devono essere al servizio della vita e della giustizia per i poveri e per il Grande Povero che è il Pianeta Terra, contro il quale il processo industriale muove una vera e propria guerra.
La seconda condizione è che il cristianesimo relativizzi le sue istituzioni di carattere occidentale e abbia il coraggio di reinventarsi a partire dalla vita e dalla pratica del Gesù storico con il suo messaggio di un regno di giustizia e di amore universale, in completa apertura al trascendente. Mantenere l’attuale modo di essere può condannare il cristianesimo a diventare una setta religiosa.
Secondo la migliore esegesi contemporanea, il piano originale di Gesù è riassunto nel Padre nostro. In esso si affermano le due “fami” dell’essere umano: la fame di Dio e la fame di pane. Il nostro Padre sottolinea lo slancio verso l’alto. Solo unendo il nostro Padre con il nostro pane quotidiano si può dire Amen e sentirsi nella tradizione del Gesù storico. Lui ha lanciato un sogno, il Regno di Dio, la cui essenza si trova nei due poli, nel Padre nostro e nel pane nostro di ogni giorno vissuti nello spirito delle beatitudini.
Ciò implica per il cristianesimo l’audacia di disoccidentalizzarsi, abbandonare lo spirito maschilista e patriarcale, e organizzare reti di comunità che si accolgano reciprocamente e siano incarnate nelle culture locali e insieme formino il grande sentiero spirituale cristiano, che si unisca agli altri percorsi spirituali e religiosi dell’umanità.
Realizzati questi presupposti, oggi si presentano oggi alle chiese e al cristianesimo quattro sfide fondamentali.
La prima è quella di salvaguardare la casa comune e il sistema di vita minacciato dalla crisi ecologica diffusa e dal riscaldamento globale. Non è impossibile una catastrofe ecologica e sociale che potrà decimare la vita di gran parte dell’umanità. La domanda non è più che cosa sarà il cristianesimo nel futuro, ma come proteggere il futuro della vita e la biocapacità della Madre Terra. Lei non ha bisogno di noi. Noi abbiamo bisogno di lei.
La seconda sfida è come mantenere l’umanità unita. I livelli di accumulazione della ricchezza materiale in poche mani (1% controlla la maggior parte della ricchezza del mondo) possono dividere l’umanità in due parti: coloro che godono di tutti i vantaggi della scienza e della tecnologia e coloro che devono affrontare l’esclusione, senza nessuna speranza di vita o anche essere considerati subumani. È importante dire che abbiamo solo una Casa Comune e che tutti siamo fratelli e sorelle, figli e figlie di Dio.
La terza sfida è la promozione della cultura della pace. Le guerre, il fondamentalismo politico e l’intolleranza , difronte alle differenze culturali e religiose, possono portare a livelli di violenza di alta potenza distruttiva. Eventualmente possono degenerare in guerre mortali con armi chimiche, biologiche e nucleari.
La quarta sfida si
riferisce all’America Latina: l’incarnazione nelle culture indigene e
afro-americani. Dopo avere quasi sterminato le grandi culture originali e
schiavizzato milioni di africani, è necessario lavorare per aiutarli a
riformarsi biologicamente e a salvare la loro saggezza ancestrale e vedere
riconosciute le loro religioni come forme di comunicazione con Dio. Per la fede
cristiana la sfida è di incoraggiarli a fare la sintesi in modo da dar luogo ad
un cristianesimo originale, sincretico, africano-indiano-latino-brasiliano.
La missione delle chiese, delle religioni e dei percorsi spirituali è quello di alimentare la fiamma interiore della presenza del Sacro e del Divino (espresso in migliaia di nomi), nel cuore di ogni persona.
Il cristianesimo, nella fase
planetaria e unificata della Terra, forse diventerà una vasta rete di comunità,
incarnate nelle diverse culture, testimonianti la gioia del Vangelo che promuove
in questo mondo una vita giusta e fraterna, in particolare per i più emarginati,
che si completerà al termine della storia.
Oggi, tocca a noi vivere la convivialità tra tutti e tutte, simbolo
anticipatorio di un’umanità riconciliata che celebra i buoni frutti della Madre
Terra. Non era questa la metafora di Gesù, quando parlava del regno della vita,
della giustizia e dell’amore?
• Leonardo Boff ha scritto
Ecclesiogenesi. Le comunità di base reinventano la Chiesa. Borla, Roma 1978.
• (Traduzione di S. Toppi e M. Gavito)
• Dal sito: https://leonardoboff.wordpress.com/2016/12/02/per-dove-passa-il-futuro-del-cristianesimo/