Il protagonismo delle donne nella storia della Chiesa. Un libro di
Adriana Valerio
di Ingrid Colanicchia
“Adista” - Notizie – n. 43 del 10 dicembre 2016
Alla ricostruzione della memoria del ruolo giocato dalle donne nelle Chiese cristiane, Adriana
Valerio, teologa e docente di Storia del cristianesimo presso l'Università Federico II di Napoli, ha
dedicato tutta la sua vita professionale. Una scelta che salta immediatamente agli occhi scorrendo i
titoli dei suoi libri, a partire da quel Cristianesimo al femminile. Donne protagoniste nella storia
delle Chiese (D'Auria) dato alle stampe nel 1990, passando per Madri del Concilio. Ventitré donne
al Vaticano II (Carocci), pubblicato in occasione dei 50 anni dall'inizio del Concilio Vaticano II, per
arrivare a Le ribelli di Dio. Donne e Bibbia tra mito e storia (Feltrinelli) uscito nel 2014.
Un percorso di studio e ricerca in cui si iscrive anche il libro che la teologa ha recentemente
pubblicato con Carocci Editore, Donne e Chiesa. Una storia di genere (Roma 2016, pp. 246, euro
18), che rappresenta un prezioso contributo al dibattito grazie, in particolare, all'originale scelta
metodologica adottata. Alla puntuale ricostruzione degli avvenimenti che, dalle origini ai nostri
giorni, hanno segnato la storia della Chiesa e con essa la storia delle donne, Valerio interseca infatti
il contributo che le donne stesse hanno dato, nel medesimo periodo, alla comunità religiosa, «le
risposte delle donne che nella filigrana della storia hanno reagito mettendo in campo modalità
articolate di vivere l'esperienza religiosa»: una scelta inclusiva che culmina, capitolo dopo capitolo,
con la narrazione di un personaggio femminile che emblematicamente rappresenta l'epoca in esame.
Partendo dalla schiava martire Blandina – di cui Ernest Renan disse che aveva distrutto la schiavitù
«mostrando lo schiavo capace di virtù, eroico, nel martirio, uguale al padrone e forse superiore a lui
dal punto di vista del Regno di Dio» – passando per Angela da Foligno, «considerata la più alta
erede di Francesco», per arrivare alla “teologhessa” Antonietta Giacomelli, Valerio tratteggia una
storia al femminile che risponde a una necessità che l'autrice ha ben presente: quella di dare
fondamento a una forte e autorevole tradizione. «L'identità delle donne – spiega l'autrice – ha la
necessità di ancorarsi a radici solide e di far riferimento a una tradizione che visibilmente rispecchi
il loro contributo nella custodia e nella trasmissione del patrimonio della fede», aspetti che «non
competono esclusivamente al magistero ma riguardano tutti i credenti che, insieme, alimentano e
vivificano la Chiesa con pensiero critico, fede operosa, speranza feconda, pratiche di vita e atti di
culto. In sintesi, con la loro ricezione del senso vivo del Vangelo».
La scelta di focalizzare l'attenzione sulle donne è per Valerio «un atto morale che non dipende dal
loro essere migliori degli uomini ma dalla situazione di invisibilità culturale e istituzionale nella
quale si trovano relegate: per questo – scrive – bisogna restituire loro voce, vita, pensiero». «La
questione femminile non è problema marginale né di moda – prosegue – ma entra profondamente
nell'identità delle culture perché tocca non solo gli elementi organizzativi e strutturali, con i suoi
rapporti di potere all'interno del sistema sociale e politico, ma investe anche la precomprensione
antropologica, il sistema valoriale, la visione della storia e dei ruoli nei quali entrano in gioco i
soggetti umani, uomini e donne».
E le donne, prosegue Valerio, «non sono un elemento accessorio nemmeno nelle religioni, ma, al
contrario ne costituiscono il cuore pulsante e ne svelano l'identità: la dignità che le religioni
conferiscono alla persona in corpo femminile, il ruolo che assegnano alle donne nei riti e nella
gestione del sacro, la loro visibilità istituzionale e i diritti umani loro riconosciuti sono le cartine di
tornasole che controprovano la validità del messaggio di salvezza e di verità di cui le religioni si
sentono portatrici».
Il lavoro della teologa è, in questo volume, circoscritto alla Chiesa cattolica, scelta come
emblematica del rapporto tra cristianesimo e donne: dagli episodi analizzati emergono «tanto gli
aspetti politici e sociali legati all'esercizio del potere nella Chiesa quanto la presenza viva e
combattiva delle donne impegnate nei tanti cammini di fede e spesso appoggiate da uomini sensibili
e complici». Lo sguardo retrospettivo su questa storia «interroga il presente e, allo stesso tempo,
apre a nuove possibilità di indagine e a più coraggiose indicazioni per il futuro». «Troppo spesso –
prosegue Valerio – la religione ha fatto ricorso a Dio per giustificare asimmetrie, per legittimare
disuguaglianze, dando valore normativo a ciò che era legato al contingente contesto culturale.
L'ideale messaggio della fede salvifica va, al contrario, differenziato dai limiti contingenti della
storia e delle consuetudini legate alle specifiche epoche e culture nelle quali gli uomini e le donne
hanno potuto esprimere la loro fede. Per questo – è la conclusione e insieme l’auspicio della teologa
– oggi possiamo scrivere una storia diversa da quella del passato».