APOCRIFI DEL NUOVO TESTAMENTO
Franco Barbero
Sbobinatura e adattamento, non rivista dall’autore, di un incontro alla CdB di Chieri
In “cdb informa” n° 53 giugno 2012
Credo che lo scopo della serata sia quello di fornire qualche idea e soprattutto qualche strumento per affrontare la lettura degli apocrifi. Su questo tema da almeno 50 anni gli studi stanno esplodendo con una enorme fecondità. Il materiale è addirittura immenso. Io proverò a fare alcune riflessioni:
Una prima tappa è stata la pubblicazione dei testi, questa è la stagione del tentativo d'interpretarli e la mole del materiale è davvero immensa, escono continue produzioni (tra l'altro noi non parliamo di una ricerca finita ma tutt'ora esiste la probabilità che altri documenti fuoriescano da qualche biblioteca da qualche magazzino di papiri o di pergamene). Quindi tutti gli autori e le autrici ci assicurano che è in atto questo lavoro di ricerca ulteriore. Se voi prendete uno strumento semplice a livello di accesso anche terminologico, qual è "Il dizionario delle religioni" curato da Giovanni Filoramo, e aprite alla parola "apocrifo" avete uno sguardo d'insieme evidentemente, ma già illuminante. Innanzitutto gli apocrifi sono nel primo e nel secondo testamento, chiamati secondo la dizione del tempo: "apocrifi del primo testamento" e "apocrifi del secondo testamento", questo già ci dice che i 2 testamenti hanno avuto una grande produzione apocrifa. E nella storia delle singole tradizioni, come vedremo, gli apocrifi hanno avuto una loro presenza e una loro dignità. Voi avete però titolato questa sera "Apocrifi del nuovo testamento"! Gli apocrifi ci documentano il plurale come mille volte ci diciamo negli studi, noi siamo di fronte ad una letteratura che partendo dal secondo secolo fiorisce specialmente nel terzo, quarto, quinto e sesto secolo, giungendo sino al medio evo per talune produzioni. Ma i secoli centrali sono secondo, terzo, quarto, quinto e sesto: questa è la mappa del tempo. Ma quanti sono? Oggi sono conteggiati 60 libri, di questi noi abbiamo una ripartizione quadruplice: vangeli, atti, lettere, apocalisse; quindi si è preso lo schema che appartiene ai libri canonici e lo si è proseguito in qualche modo. Anche perché noi oggi distinguiamo in qualche misura tra canonici e apocrifi, ma quando uno scriveva nel tempo, questa distinzione non era così evidente, anzi probabilmente chi scriveva il vangelo di Tommaso pensava di fare un'opera canonica, pensava di fare un vangelo. La parola "apocrifo" vuol dire "nascosto, misterioso" e nel dipanarsi della matassa della tradizione cristiana diventerà invece sinonimo di "eretico, falso", ma questo è un significato attribuito. Dobbiamo essere molto riconoscenti ad alcune case editrici laiche che dalla edizione di Erbetta, edita dalla SEI, fino a Gli apocrifi dell' antico testamento dalla UTET dello studioso celebre in tutto il mondo, Luigi Moraldi, , hanno fornito una grande disponibilità per questi studi, sono state delle collane molto curate, con impegno e molta tempestività.
Noi ci troviamo di fronte a 60 opere già pubblicate, ma sono opere così diseguali! Di alcune abbiamo dei frammenti e sarà interessante vedere quali sono andate perse; di altre invece abbiamo una letteratura espansa, lunga, tutta riportata. La questione che volevo porre è che, storicamente, non appare la categoria dell'apocrifo finché non c'è la categoria del canone; come non appare la categoria dell'eretico finché non c'è, ben istituita, la categoria dell'ortodosso. Ed allora noi dobbiamo fare una retroproiezione, fare una rivisitazione ed è molto interessante questo percorso, perché oggi noi siamo in presenza di studi molto significativi.
La composizione del canone, l'itinerario verso il canone, è un itinerario che dura secoli, che ha motivazioni molto diverse che sarà importante poi esplorare: io vi darò solo qualche idea. C'è un processo di canonizzazione, ma un processo di canonizzazione significa inclusione ed esclusione, significa in qualche modo: questo lo accettiamo, e questo no. Ma chi è che accetta? chi è che esclude?: ecco i grandi problemi! Noi che abbiamo in genere un'idea, acquisita in modo abbastanza ambiguo, di una centralina da cui arrivano e si dipartono ordini, siamo molto lontani dlla compensione del cristianesimo delle origini, dove la centralina non c'era, non esisteva un papato, esistevano ministeri diversi, esisteva la "episcopè" semmai. Cristianesimo che presto venne ad organizzarsi, con delle episcopi, delle unità dirigenziali, singole o collegiali, volubili, varie. Infatti, una chiesa si reggeva con il concilio, il sinodo dei presbiteri, in un'altra chiesa c'era un episcopo un sorvegliante, un'anziano. Noi non possiamo, a partire dai primi secoli, secondo secolo, terzo secolo, immaginare una cristianità con delle comunità strutturate in modo uguale. Noi dobbiamo rivisitare storicamente quella che è stata la vicenda, il dipanarsi lento di questa vicenda cristiana. L'organizzazione della comunità è di una varietà incredibile. Secondo la scuola protestante si sarebbe formato lentamente un consenso, per cui le comunità avrebbero, lentamente, con spirito di discernimento, vagliato quali erano i libri consoni al cammino e quali erano ambigui o da evitare . La visione cattolica (tenendo conto che gli studiosi non possono sempre essere messi in scatolette e qui facciamo un discorso logico che pure ha le sue limitazioni e approssimazioni) dice invece che c'è stata una presa in carico della questione da parte dell'autorità, dei dirigenti delle comunità, che hanno vagliato e hanno lentamente deciso quali erano i libri da tenere e quali no. Qui vedete che le due visioni ecclesiologiche condizionano la lettura della storia , ma questo avviene molto spesso. Per farla breve bisognerà dire che ciò che è canonico nella chiesa latina, non lo è in quella orientale. Il primo testo che ci dice che ci sono 27 i libri del Nuovo testamento, ha un anno preciso 367: si tratta della trentanovesima lettera pasquale di Atanasio di Alessandria, nel 367 ,che segna una tappa decisiva nella storia del canone, perché per la prima volta dà l'elenco di 27 libri. Ma siamo nel 4° secolo, e c'è già stato il concilio di Nicea. I libri vengono letti in un ottica di complesso canonico, devono stare in una perimetrazione, in un ambito teologico, devono non uscire da questo seminato. Noi arriviamo ad una idea canonica molto più tardi, quando saremo nella chiesa di Siria, ma lì siamo nel 5°- 6° secolo. E’ interessante sapere che il canone muratoriano, questo scritto scoperto nel 1740, cita già i 4 vangeli. Nella "Religione dei primi cristiani" di Theissen a pag. 337 dice che la decisione di suddividere il canone nel nuovo e nel vecchio testamento vuol dire che il vecchio testamento non è sta abbandonato. Probabilmente la decisione ha avuto uno stimolo quando Marcione, questo grande propugnatore del cristianesimo, venne a Roma e stilò verso l'anno 140 il primo elenco di ciò che poteva essere accettato in cui mise il vangelo di Luca, togliendo le leggende della nascita che disse sono disastrose , apocrife, e alcune lettere di Paolo; lui fece un canone ristretto, espellendo tutto il resto. Nel 144 Marcione sarà espulso dalla comunità romana e si dirà: no, noi non accettiamo Marcione che vuole condannare l'antico testamento e che vuole espungere gli altri vangeli. Noi non vogliamo il Diatesserum, cioè fare dei 4 vangeli uno solo mescolandoli, ma vogliamo conservare i 4 vangeli e gli altri libri. Non fatevi un'idea troppo semplice, che potrebbe essere: allora tutti hanno accettato tutto, neanche per sogno: l'Apocalisse sarà controversa fino al 16° secolo, la lettera di Giacomo fino al 17°-18° secolo. C'è un elenco, ma taluni in questo elenco misero la Didachè, cioè la dottrina dei 12 apostoli, altri il vangelo di Tommaso, e quindi noi ci troviamo di fronte ad una religione che, testualmente, ha pochissime possibilità di essere unanime. Theissen nelle pag. 361 e 364 ci dice che alcuni libri sono spariti. Alcuni libri di cui nel 3° e 4° secolo sono ricomparsi frammenti, ma i testi integrali non ci sono più, e quali sono? Sono i libri che soprattutto avevano due istanze: un'istanza di radicalità e un' istanza di negazione della divinità di Gesù. Sono i libri giudeo-cristiani, alcuni dei quali non ci sono arrivati, ma di cui abbiamo solo i nomi; di altri abbiamo piccoli frammenti: il vangelo dei Nazzarei (che non ci è giunto), il vangelo degli Ebioniti, il vangelo degli Ebrei e poi c'è la Didachè che ci è arrivata integrale. I vangeli cosiddetti giudeo-cristiani, per i quali Gesù era davvero l'inviato di Dio ma non si doveva parlare assolutamente della divinità o della trinità, questi sono scomparsi. Questo ci fa riflettere, tanto più che noi abbiamo scoperto nella documentazione in nostro possesso, e un libro interessante a questo proposito, dove attingere le informazioni, è "La memoria del popolo cristiano" della Cittadella. Questo libro a pag. 157 ci fornisce un dato interessante: ci sono alcuni documenti, del vescovo di Roma e di altri vescovi, che ordinano di bruciare e di far scomparire dei testi, non sappiamo quanti, alcuni non sono rimasti nemmeno nel nome, nemmeno nella memoria, ed abbiamo gli anni precisi dei documenti con l'ordine di farli bruciare. Con la condanna ufficiale degli apocrifi da parte di Leone 1° nel 499, la lettura di tali scritti andò sensibilmente diminuendo nella parte occidentale della cristianità. In oriente, i testi apocrifi continuarono a godere della stima ufficiale fino al 2° concilio di Nicea del 787, che fu molto severo nei confronti degli apocrifi ed ordinò di bruciare tutti quelli che venivano trovati. La cosa fu eseguita. Tutti gli apocrifi che sapevano del cosiddetto arianesimo o di giudeo-cristianesimo sono scomparsi. Non ho potuto mettere in cartella i libri dell'università di Torino che sono i più eccellenti al mondo, gli studi di Gianotto sul giudeo-cristianesimo. Quando nel 3° secolo specialmente si andò verso la divinizzazione di Gesù, che cosa avvenne? Bisognava far scomparire i testi che "profumavano di antichità", dove c'era un collegamento con un Gesù riconosciuto come l'inviato di Dio, ma non ancora divinizzato. E' stata una battaglia incredibile! Queste questioni di approccio vanno affrontate, se no uno legge il testo e crede che quelli siano gli unici apocrifi; bisogna domandarsi invece quanti sono scomparsi; com'è stata la storia di quelli che ci sono, come ci sono arrivati. Sovente si dice che un popolo è stato messo nella pace quando hanno ucciso tutti gli altri: la pax romana o la pax americana. Dobbiamo essere molto alleati della scienza del nostro tempo. Io credo che le due alleate della fede siano: la psicanalisi e l'archeologia. La psicanalisi sta dando un aiuto straordinario alla fede ed alla comprensione dell'immaginario biblico, è uno degli approcci più vivi oggi. L'archeologia ha prodotto per la fede, non tanto per la chiese (pensate Qumran, Nag Hammadi), tutte le ricerche che stanno esplodendo e che porteranno ad altre scoperte belle, significative, in cui abbiamo molta fiducia. Queste ricerche non sono fatte da religiosi, ma da addetti ai lavori, sono fatte da tecnici: L'archeologo che scopre un documento, prima di tutto scopre un documento. Questo è successo a Qumran, questo è successo in Egitto, succede ovunque; è un bell' ecumenismo della scienza, che favorisce la ricerca della verità storica. C'è un'ulteriore problema da affrontare: quando noi troviamo un apocrifo, sovente lo troviamo nella versione greca, nella versione copta, nella versione siriana. Per cui ognuno, come era nella gloriosa tradizione antica di una grande libertà, cosa faceva? Toglieva, aggiungeva, spostava, non aveva questa idea così reliquaria che abbiamo noi, ma maneggiava il testo. A noi questo può far nascere sospetti. Il testo era considerato come una realtà correlata alla vita e ci si permetteva di manometterla. Questo può aver portato vantaggi e svantaggi. Sto dicendo che è un processo. Un testo che viene riportato da un autore, oppure un frammento, lo ritroviamo diverso un secolo dopo, oppure lo ritroviamo diverso nell'area della Siria ed allora bisogna prendere atto di questo spostamento. E' molto interessante muovere lo sguardo dentro il panorama di queste tematiche, che per altro riguardano tutti i testi antichi, ma che qui si allargano a dismisura, perché l'area del cristianesimo dei primi secoli evidentemente si andava espandendo e si ha quindi una fecondità di scritti davvero straordinaria.
Il canone ortodosso ha 27 libri. Il canone protestante ha una diversità della nomenclatura perché qualche volta vengono chiamati apocrifi quelli che sono stati immessi successivamente, il così detto canone allargato. Anche nell'ebraismo c'è il canone ristretto, quello che è nella madre patria, e i libri di Ester, Giuditta ed altri che sono stati invece libri della diaspora (edizione greca detta dei 70) e che sono stati detti deuterocanonici. Oggi però si è raggiunto un unanime consenso sugli scritti e un unanime consenso sulle traduzioni. Questo per grande merito degli ebrei, ma anche delle chiese. Un grande merito va anche ai linguisti. A Qumran è stata una sorpresa trovare la Bibbia e abbiamo scoperto che la Bibbia è il libro più affidabile che esista. Le parti che li abbiamo trovato ci dicono che la Bibbia è stata ben conservata.
Caratteristiche dei testi apocrifi
Passando al secondo punto dei libri apocrifi: qual è la caratteristica essenziale? Vi consiglio molto il 1° volume di Luigi Moraldi citato all'inizio, credo che sia uno studioso vecchissimo, perché i suoi primi studi risalgono a 50 anni fa. Questa è l'ultima edizione molto aggiornata. Vi consiglio quest'opera perché, oltre alle introduzioni, al fornire l'elenco, a dirvi dove è stato trovato il papiro, la pergamena, lo scritto, in modo molto scientifico (ma anche questa è una esigenza di serietà), fornisce una serie di riflessioni che mi sembrano interessanti per capire la natura, la realtà del mondo apocrifo. Lui incomincia con l’osservare che le opere più antiche sorsero certo per gli stessi motivi e identiche finalità della letteratura canonica, erano fondate sulle stesse tradizioni, corrispondevano agli stessi bisogni; chi scrisse pensò di fare un servizio alla fede. Non vi è dubbio che gli apocrifi abbiano avuto un primo periodo di esistenza a fianco degli scritti che furono canonizzati. Per taluni almeno c'è stato un periodo di compresenza a livello di tempo e anche di area e forse di utilizzo catechetico; altri, si sa, sono molto più tardivi.
L'autore dice che le differenze di contenuto e di impostazione non rappresentano un semplice problema letterario, ma rivelano qualcosa di assai più profondo: la diversità degli ambienti, delle situazioni vitali, delle strutture della comunità, delle persone cui erano destinate, i diversi modi in cui il messaggio fu rimasticato, i modi con cui si tentò di usare un linguaggio diverso perché c'era una cultura, un contesto differente. Uno dei motivi dell'origine e della moltiplicazione degli apocrifi fu il legittimo desiderio di scrivere detti e fatti della vita di Cristo, e di dare ad essi amplificazione, adattandoli alle scritture antiche, anche con spunti novellistici. Ma perché? Perché intanto i vangeli vanno all'essenziale (Marco, Matteo, Luca). Quando il messaggio passa di bocca in bocca è chiaro che se Gesù comincia la sua vita a 30 anni, come ci dice Marco, sostanzialmente nel modo di pensare e nella vulgata popolare gli interrogativi erano tanti su suo padre, sua madre, i fratelli, le sorelle…Noi ci accontentiamo di dire il nome, invece nella vulgata e nella letteratura polare, siccome non c'era la televisione, si inventavano molte cose: è stato dato un nome alle due sorelle di Gesù, è stato immaginato il loro vissuto, di ognuno dei fratelli hanno costruito il carattere. Certo che hanno inventato, e quindi hanno creato dei personaggi: si sono domandati come era Maria a 2,3,4,6, 8 12 anni, e Giuseppe il falegname, dove è nato, e i nonni come si chiamavano, e gli zii, i cognati. Hanno costruito l'ambiente familiare: alcuni sono racconti incredibili! Ma perché li hanno raccontati? Perché uscendo dall'ambito della ristretta comunità, spargendosi nel mondo, in un mondo dove c'erano i cosiddetti uomini divini, taumaturghi, grandi profeti, a loro premeva evidenziare che Gesù non era di seconda classe e che aveva una discendenza non solo davidica.
Nella relazione che ho fatto recentemente a Pinerolo sul libro di Colman "I racconti di miracolo" edito dalla Queriniana si vede come quello era un periodo in cui molti facevano miracoli: Ascleppio aveva resuscitato 50 morti, e guarito 20 ciechi, guariva a distanza. I vangeli hanno copiato tutti questi brani, che troviamo esattamente così molto prima. Bisognava descrivere apologeticamente. Ma ora, andando in missione, non avevano abbastanza materiale apologetico dal vangelo e l'hanno amplificato, certamente con l'intenzione di onorare la fede, con l'intenzione popolare di chi favella di bocca in bocca di sera in sera, non c'era la T.V. I vangeli dell'infanzia, queste leggende della verginità che sono state inserite molto dopo nei vangeli di Luca e Matteo, sono un prodotto tardivo rispetto agli altri vangeli, questo lo sappiamo dall'esegesi. Nel 2° secolo i cristiani cominciano ad avere un interesse stranissimo, assente in molti altri scritti ebrei del tempo, per la sessualità: allora vanno a mettere il naso se Maria era vergine ecc. C'era il movimento encratico, il movimento dell'astensione sessuale, che avrà una forza incredibile, lontana mille miglia da Gesù. I libri di Bauher hanno documentato l'ascetismo cristiano di cui c'era nel popolo una grandissima corrente; e su queste tematiche si sbizzarrirono in modo incredibile. Forse era un modo in cui la sessualità repressa poteva esprimersi di bocca in bocca, dicono molti autori. Non solo, ma questi libri hanno avuto certamente importanza, ma ad un certo punto vennero a trovarsi l'uno contro l'altro nella guerra delle teologie, perché non sempre si riesce a fare il dialogo, si costruirono strutture e scuole. Quindi dentro gli apocrifi c'è una corrente gnostica (la conoscenza), c'è una corrente encratista (quella che vuole l'ascetismo), c'è una corrente novellistica. Si stabilirono delle grandi correnti che immediatamente servivano, ma che poi creavano un grande problema nelle singole comunità, perché ognuno dipingeva a modo suo. Ma non crediate che tutto questo non avesse un luogo, una fucina: era la narrazione popolare. E siccome incominciava a costituirsi una chiesa che controllava la verità, ebbene il popolo si sfogò e, come si fa spesso nelle situazioni di oppressione, prese a generare fantasie, percorsi, quadri. Tant'è che se voi ci pensate, a noi sono giunti i nomi di Gioachino e Anna i così detti genitori di Maria, che sono un'invenzione degli apocrifi. Ci sono giunti molti di questi racconti della tradizione popolare specialmente, non è andato avanti invece il percorso dei vangeli sinottici. Nella letteratura, nella pittura è andato avanti molto di più tutto il mondo degli apocrifi, che ha raccolto e continua a raccogliere un infinito plauso e un infinita vastità di consenso di esplorazione. E' il diritto della fantasia contro l'ortodossia! Non è che la fantasia sia sempre una consigliera di verità e di libertà; la fantasia si esprime come può, quando può, quando trova spazi. Tutto questo il Moraldi lo aggiunge a tante altre osservazioni, quando poi presenta i singoli libri e ne dipinge il contesto, cerca di individuare dove è nato questo testo, dove è stato poi elaborato, dove è stato ulteriormente cambiato. In uno scritto, Pistis Sophia, il vangelo della sapienza, la Sofia, c'è un racconto di fantasia che vi illumina sotto questo aspetto dove personificavano lo spirito santo. Quando nacque la trinità loro inventarono delle cose di questo genere. Con la trinità, voi direte come mai in questo testo c'è sempre Maria? Quando Muhammad fonda l'Islam non era ancora arrivato in Arabia il dogma della Trinità del 381. Si diceva che c'era una trinità, ma la trinità era fatta da Padre, Figlio e Maria vergine. Tutta una parte della chiesa, della cristianità, credeva che la Trinità fosse Padre, Gesù e Maria. Se leggiamo tutti i testi trinitari, vediamo che alcuni scambiano la terza persona e dicono che è Maria. Che cosa interessa di Maria? La sua verginità, custodirla, preservarla… ne leggerete di tutti i colori .
Un posto straordinariamente a parte merita il vangelo copto di Tommaso, che nel volume primo di Moraldi figura a pag. 556. Devo dire che noi qui ci troviamo di fronte ad un rebus molto positivo per la nostra esperienza, per chi di noi è credente. Una delle opere più belle che siano state scritte sul vangelo di Tommaso è ciò che Barbaglio riporta nelle pag. 69 - 73 nel suo “Gesù ebreo di Galilea” Innanzi tutto ci dice che questo vangelo è costituito da 114 detti; poi che non c'è un viaggio, non c'è l'andata a Gerusalemme. Questi 114 detti sono estremamente interessanti, il vangelo di Tommaso pone degli interrogativi. Ma sarà addirittura nato prima come tradizione, o ha avuto una gestazione così lunga da comparire dopo, magari verso il 130 - 140? Non si è raggiunta negli studi un'idea unanime: taluni dicono che il vangelo di Tommaso era a conoscenza di molte tradizioni dei sinottici, altri studiosi/e dicono il vangelo di Tommaso è addirittura all'origine di alcuni detti dei vangeli, altri ancora si chiedono se esso non sia poi la fonte Q. Ma alcuni detti della fonte Q, sembra accertato, sono citati in modo diverso da Tommaso. Certo è che qui siamo di fronte ad un vangelo originalissimo, straripante saggezza e nello stesso tempo connotato da un certo gnosticismo e da una certa visione pessimistica della realtà corporea, con qualche detto finale sconvolgente, a dirvi la verità, ma con delle grandissime valenze. Gesù è il rivelatore in nome di Dio, è il rivelatore divino che manifesta all'apostolo Tommaso un insegnamento esoterico e carico di valenza salvifica (la parola esoterico non va presa nel senso che diamo oggi). Quella del vangelo di Tommaso è una cristologia senza i titoli, non c'è figlio di Dio: qui l'idea è che Gesù è stato investito dall'azione di Dio per rivelarlo a noi. Dobbiamo spostare queste categorie che sono venute dopo. L'antropologia sottesa manifesta un carattere dualistico. Ciò che si richiede dai seguaci di Gesù, il vivente, è il distacco dal mondo e dai suoi beni. Il vertice del dualismo del vangelo di Tommaso, non senza venature gnostizzanti, è raggiunto nella conclusione che effettivamente fa un po' spavento: "Simon Pietro - gli disse - Maria dovrebbe lasciarci, poiché le donne non sono degne della vita - Gesù disse - ecco io l'attirerò in modo da renderla un maschio, così che anch'ella diventerà uno spirito vivente uguale a voi maschi, poiché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel regno dei cieli". Chiude così il vangelo di Tommaso. Questo è un aspetto contrario ad altre affermazioni contenute nel vangelo. Fra l'altro si dice ad un certo punto che la cosa più bella è essere un uomo e una donna insieme, quindi con delle vistose contraddizioni. Non lasciatevi terrorizzare! E' una piccola gemma per altre cose. Questo vangelo ci è giunto per intero, un piccolo gioiello.
Il vangelo di Maria (Maria di Magdala) è un testo interessante che ci è giunto monco in grande misura. E' la eco del dibattito ecclesiale della chiesa del 3° secolo. Vi segnalo il libro della Groder della Claudiana "Il vangelo di Maria" un bel testo. Dal 3° secolo in avanti spariranno le donne ministre. Ci sarà poi la chiesa patriarcale, maschilista che conosciamo anche noi. Uno storico e teologo di assoluta affidabilità come F. Vougà a pag. 181- 182 del suo libro "Il cristianesimo delle origini" riassume i testi riguardanti Maria Maddalena:
"Maria Maddalena, certamente è stata uno dei pilastri delle origini cristiane, occupa un posto eccezionale tra le donne appartenenti alla cerchia di Gesù, prima di tutto non è mai presentata in funzione dei suoi vincoli di parentela, figlia di…, madre di.., moglie di.., ma in base al suo luogo d'origine, proviene da Magdala una cittadina che per le sue aziende di pesca era un importante centro economico. Nella tradizione dei vangeli due sole altre donne sono presentate come personalità indipendenti: Marta e Maria. Maria Maddalena non è soltanto una delle donne che assistono alla crocifissione e scoprono la tomba vuota ma sia nel vangelo di Matteo, con l'altra Maria, sia in Giovanni è la prima che vede il risorto, secondo il racconto, precedendo i discepoli. In sintesi Maria Maddalena non è connessa soltanto con la leggenda della tomba vuota ma anche con le tradizioni delle apparizioni pasquali e ciò la mette in diretta concorrenza con Pietro e Giacomo. Delle due l’una: o dobbiamo pensare che le apparizioni alle donne e a Maria Maddalena siano una tardiva combinazione delle apparizioni ai discepoli e dei racconti sulla tomba vuota, oppure bisogna ammettere che certe antiche tradizioni del cristianesimo delle origini hanno considerato Maria Maddalena come una delle prime testimoni degli eventi pasquali, allo stesso titolo di Pietro e Giacomo e, perciò una delle figure fondatrici del cristianesimo
Chi era Maria Maddalena ? Qual è stato il suo ruolo tra gli intimi di Gesù e, più tardi, nella storia del cristianesimo delle origini? Secondo il racconto del Vangelo di Luca, si è unita al gruppo dei discepoli dopo essere stata liberata da sette demoni per opera di Gesù. Mc. 16,9 sembra confermare questa storia, ma la versione lunga del Vangelo di Marco, in questo caso, dipende verosimilmente da Luca.
È invece più interessante, e storicamente più significativo, il fatto che Maria Maddalena abbia un posto molto speciale nel Vangelo di Giovanni e più tardi, nella letteratura gnostica. Nel Vangelo di Giovanni, Come abbiamo visto, è la destinataria della prima rivelazione del Salvatore elevato e diventa una delle principali interlocutrici del Signore nel Vangelo di Tommaso, nella Pistis Sophia, dove Maria Maddalena pone 39 delle 46 domande a Gesù, e nel Dialogo del Salvatore
Nel Vangelo di Giovanni, il discepolo prediletto fa concorrenza a Pietro; nella letteratura gnostica, questo ruolo è assunto da Maria Maddalena. Nel Vangelo di Tommaso, Pietro insorge contro il fatto che essa sia parte della cerchia ristretta dei discepoli: «Simon Pietro disse loro: “Maria si allontani di mezzo a noi, perchè le donne non sono degne della vita!” Rispose Gesù: “Ecco, io la guiderò per renderla un maschio, perchè anche lei diventi uno spirito vivente, simile a voi maschi. Infatti ogni donna che sarà diventata maschio entrerà nel regno dei cieli”». (VTom 114). La questione affrontata in questo loghion è soteriologica e antropologica: la condizione da osservare per ottenere la vita sta nel ri-trovare la natura originaria e androgina dell’essere umano, e tale ritorno all’origine implica la soppressione della distinzione tra i sessi. Il punto di partenza di questa discussione è fornito dal posto speciale che Maria Maddalena occupa nella cerchia dei discepoli. Nella Pistis Sophia, Pietro si arrabbia perchè essa ha il ruolo principale nel dialogo e perchè non vengono rispettate le prerogative di Pietro e dei discepoli. Nel Dialogo del Salvatore essa fa parte, con Giuda e Matteo, del piccolo gruppo che riceve un’istruzione particolare dal Signore ed è lodata come una donna che «conosce il Tutto». Il Vangelo di Maria, poi, è quello che la contrappone più direttamente a Pietro a cui deve spiegare ogni cosa.
In sintesi, nei dialoghi gnostici del Salvatore, Maria Maddalena ha una funzione analoga a quella del discepolo prediletto nel Vangelo di Giovanni: è una figura esemplare di fede, di comprensione e di conoscenza del Salvatore e della sua rivelazione; per tale motivo viene riconosciuta (nel Vangelo di Maria lo è da Pietro stesso) come la mediatrice e l’interprete accreditata delle parole del Salvatore. Anche qui bisogna scegliere: ovvero le scuole gnostiche hanno sviluppato certe loro proprie leggende, oppure bisogna riconoscere che Maria Maddalena al tempo di Gesù, e in certi ambienti del cristianesimo delle origini, ha avuto una funzione storica particolare, rispecchiata dagli scritti di di Tommaso e nei documenti gnostici, che hanno fatto di lei un personaggio fondatore del cristianesimo, allo stesso titolo di Pietro, di Giacomo e del discepolo prediletto negli ambienti giovannici.
Secondo il Vangelo di Maria, Gesù amò Maria Maddalena più di qualsiasi altra donna. Secondo il Vangelo di Filippo fu la sua compagna " Tre donne avevano rapporti costanti con il Signore: Maria sua madre, sua sorella e Maddalena, che è detta sua compagna. Infatti tutte e tre, sua madre, sua sorella e la sua compagna si chiamavano Maria». «Il Salvatore amava Maria Maddalena più di [tutti] i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli andarono verso di loro per manifestare le loro esigenze. Gli dissero: Perchè l’ami più che tutti noi? Il Salvatore rispose e disse: Perchè non vi amo come amo lei? Quando un cieco e un vedente si trovano insieme nell’oscurità non si distinguono l’uno dall’altro. Ma quando viene la luce il vedente vedrà la luce e il cieco rimarrà nell'oscurità"
In alcuni versetti del vangelo di Maria ci sono delle oscurità.
In questi 3 vangeli (Tommaso, Filippo, Maria) viene detto che Maria è la compagna di Gesù. Certamente è una elaborazione forse distante dalla verità storica. Tutto ciò sottolinea l'importanza che Maria di Magdala ha avuto nel cristianesimo delle origini: è stata una delle portatrici della grande tradizione.
Vi sono poi i testi novellistici, i testi più diffusi. In uno c'è Maria che viene fecondata per l'orecchio. In un altro caso l'arcangelo Gabriele gli passa vicino, e rimane fecondata per la bocca. E così altri innumerevoli episodi coloriti e novellistici. Questi testi novellistici saranno il catechismo del mondo arabo, perché era facile narrarli di bocca in bocca. Per essi Gesù era tutto, gli altri profeti rimanevano nell'ombra. Quello che impressiona è che questo Gesù è tutto miracolistico. Tra il vangelo di Tommaso, il vangelo di Maria e quello degli Ebrei, dove c'è la fedeltà ad un messaggio, e questi testi, c'è una grande differenza: questi sono novellistici, di narrativa. Vorrei concludere dicendo alcune cose che mi sembrano interessanti. Innanzi tutto bisogna ricordarsi ciò che dice Theissen " Quale perdita abbiamo nella scomparsa dei vangeli primitivi giudeo-cristiani!" Che siano andati persi o che li abbiano cancellati, questa perdita è enorme. L'interpretazione più diffusa è che li abbiano fatti sparire, ricordavo prima i decreti che lo testimoniano. Hanno fatto sparire questi e non i novellistici perché i novellistici non sono disturbanti, non possono essere presi sul serio in tutti i particolari; ci si rende conto che rappresentano un aspetto popolare, ma non creano problemi. Gli altri invece sì. Il vangelo degli Ebrei, il vangelo dei Nazirei, il vangelo degli Ebioniti dicevano che Gesù non è Dio, come il fratello di Gesù, Giacomo, e la maggioranza della gente fino al 2° secolo ha sempre detto. Il vero dato è che Gesù è stato divinizzato dopo. Quando a Nicea nel 325 Gesù diventerà definitivamente Dio, questi vangeli saranno cancellati. La teologia cattolica su questi dati ha fatto un grandissimo lavoro, che non entra nel catechismo, ma che c'è.
Il vangelo dei Nazirei era un vangelo molto legato alla vita, alla quotidianità, diceva tutto sulla povertà; lì Gesù era povero. Theissen dice "Ci manca un pezzo.." un pezzo che speriamo di trovare. Alcuni testi apocrifi sono preziosi: il vangelo di Tommaso, il vangelo di Maria, la Didachè, in cui Gesù viene chiamato il servo di Dio. La Didachè è probabilmente del 110; alcuni fino al 6° secolo la mettevano nella Bibbia. Abbiamo il testo dell'eucarestia totalmente diverso: non c'è il corpo e il sangue ma c'è il vino e il pane delle colline…e viene detta la formula totalmente diversa, non c'è "Fate questo in memoria…".
Negli apocrifi novellistici c'è la rivincita della fantasia sul dogma. Quando si riduce una religione a dogma, probabilmente le fantasie esilaranti si esprimono. Occorre rimanere in ricerca, sapendo che il diritto della fantasia va rispettato, ma bisogna sapere cosa è la fantasia e cosa è la ricerca. La fantasia ha anche un'altra funzione quello di rendere il racconto leggero e gioioso. I vangeli dell'infanzia, in una religione che stava diventando molto tetra, una religione che chiedeva ubbidienza, rilanciano uno spazio di creatività. Certamente questi vangeli apocrifi sono contro la sessualità, vedono il regno di Dio in alternativa al mondo. Sono attraversati da un'apologetica che autorizzerà un istinto di superiorità. Un'altro aspetto è che fanno vedere il plurale, sono una testimonianza di forme plurali della fede. Bisogna vigilare che plurale e stravagante non si imparentino. Il plurale in sè è un grande valore. Quando entrano in tensione molti bisogni, come il bisogno apologetico di vincere e di affermarsi, probabilmente si semplifica il messaggio, e si fanno delle operazioni ambigue. Come sempre bisogna scegliere, bisogna selezionare, bisogna avere la capacità di confrontarsi. E' chiaro che c'è un distacco netto tra i vangeli sinottici e i vangeli apocrifi di questo genere. Chi li ha scritti ha depositato un modo di narrare la sua fede, ma bisogna mantenere lo spirito critico. Il guaio è che sono stati letti come se fossero una narrazione veritiera. Siamo noi oggi, che riusciamo a capirlo. Quando furono scritti, questi testi rispondevano già ad un bisogno di vincere. I testi del 3°, 4°, 5° secolo sono già in una fase apologetica, il sogno è già sottomesso al bisogno politico di vincere. Un'altra delle domande che si fanno gli studiosi è se i testi che leggiamo sono quelli popolari o sono quelli che l'autorità ha permesso che arrivassero, come starebbe a dimostrare la diffidenza verso la sessualità e il piacere di vivere, tipico delle culture polari. La diffidenza verso il mondo e la sessualità non nasce semplicemente per una perversione interna, ha una sua storia. Quando la chiesa diventava sempre più numerosa e battezzava tutti, ed accettava tutto, la corrente ebionita e la corrente sincretista, che sarà poi in qualche modo la corrente catara, si domandarono dove andasse a finire la cristianità, se perdeva la radicalità del messaggio, facendo eco al pensiero di Gesù che diceva che non si potevano servire 2 padroni. In una società edonista e disordinata, il movimento dei puri del 2° secolo sceglie la fuga dal mondo; è l'inizio dell'ascetismo, come ci narra molto bene Bahuer nei suoi studi. E ritirandosi dal mondo la concentrazione avviene sull'io, l'io diventa un io ascetico. Al primo posto verrà posto il discorso sul digiuno, sull'uso della sessualità ecc. Gesù invece non si è ritirato dal mondo, non è andato a Qumran. Ha voluto vivere la radicalità restando nel mondo, è la cosa più difficile, alla quale siamo chiamati anche noi. Vivere la radicalità evangelica e rimanere nel mondo