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Esiste vita extraterrestre?

 

Leonardo Boff

 

fonte: www.cdbitalia.it  3 marzo 2017

 

notizie su: Leonardo BOFF https://it.wikipedia.org/wiki/Leonardo_Boff

 

Scienziati della NASA hanno scoperto una stella, Trappist 1, distante 39 anni luce dalla Terra, con sette pianeti pietrosi, tre dei quali potrebbero disporre di acqua e, quindi, di vita. La scoperta ripropone la questione della eventuale esistenza  di vita extraterrestre. Ecco alcune riflessioni sul tema, sulla scia di noti studiosi di questa materia.

Le scienze della Terra e le conoscenze sopraggiunte della nuova cosmologia ci hanno abituati a situare tutte  le questioni nel quadro della grande evoluzione cosmica. Tutto è in divenire creativo, condizione per il sorgere della vita.

Si ritiene che la vita sia la realtà più complessa  e misteriosa dell’universo. È un fatto che circa 3,8 miliardi di anni fa, in un oceano o in una “materia primordiale”, sotto l’azione di inimmaginabili  tempeste di raggi, di elementi cosmici, del sole stesso in interazione con la geochimica terrestre, giunse a compimento la complessità delle forme inanimate. Ad un tratto, la barriera venne scavalcata: venti amminoacidi e quattro basi fosfate si ritrovarono strutturate. Come un immenso lampo che cade sul mare primordiale, irruppe il primo essere vivente.

Come un salto qualitativo nel nostro spazio-tempo curvo, in un angolo della nostra galassia, con un sole marginale, in un pianeta di dimensioni trascurabili, la Terra, emerse la grande novità: la vita. La Terra attraversò quindici grandi catastrofi ma, come se fosse una piaga, la vita non si è più estinta.

Vediamo rapidamente la logica interna che ha permesso l’irruzione della vita. Nella misura in cui avanzano nel loro processo di espansione, la materia e l’energia dell’universo tendono a diventare sempre più complesse. Ogni sistema si trova in un insieme interattivo in una danza di scambi di materia ed energia, in un dialogo permanente con l’ambiente circostante, immagazzinando informazioni.

Biologi e biochimici, come Ilya Prigogine (premio Nobel per la chimica 1977), affermano che esiste una continuità tra esseri animati e inanimati. Non abbiamo bisogno di ricorrere a un principio trascendente e esterno per spiegare il sorgere della vita come fanno, di solito, le religioni e la cosmologia classica. Basta che il principio di complessità, auto-organizzazione e auto-creazione di tutto, anche della vita, chiamato principio cosmogenico, stesse in modo embrionale in quel puntino infimo emerso dall’energia di fondo, che poi esplose. Uno dei più importanti fisici attuali, Amit Goswami, sostiene la tesi che l’universo è matematicamente inconsistente, senza l’esistenza di un principio ordinatore supremo, Dio. Perciò, secondo lui, l’universo è auto-cosciente (O universo autoconsciente, Rio 1998).

La Terra non ha l’esclusività della vita. Secondo Christian de Duve, premio nobel di biologia (1974): nell’universo i pianeti vivi sono tanti quanti i pianeti capaci di generare e sostenere la vita.  Una stima per difetto alza il numero alla quota di due milioni. Trilioni di biosfere punteggiano lo spazio in trilioni di pianeti, canalizzando materia ed energia in flussi creativi di evoluzione. In qualsiasi direzione dello spazio ci volgiamo, esiste la vita (…). L’universo non è il cosmo inerte dei fisici, come un soffio di vita in più per precauzione. L’universo è vita con la necessaria struttura di contorno (Poeira vital: a vida como imperativo cósmico, Rio de Janeiro, 1997, 383).

È merito dell’astronomia, nella “fascia millimetrica”, aver identificato un insieme di molecole nelle quali si trova tutto ciò che è essenziale per dare inizio al processo di sintesi biologica (Longair, M. As origens do nosso universo, Rio de Janeiro, 1994, 65-6). Nei meteoriti sono stati rinvenuti amminoacidi. Questi, sì, sono eventuali portatori dei batteri primordiali della vita. Ci sono stati, probabilmente, vari inizi di vita, molti falliti, fino a quando uno di essi ha avuto successo.

Si presume che le più diverse forme di vita hanno avuto origine da un unico batterio originario (Wilson O. E., A diversidade da vida, São Paulo, 1994). Con i mammiferi si passò ad un nuovo livello della vita, della sensibilità emozionale e delle attenzioni. Tra i mammiferi,  circa settanta milioni di anni fa, si distinguono i primati e, in seguito, verso i trentacinque milioni di anni fa, i primati superiori, nostri antenati genealogici, e da diciassette milioni di anni i nostri predecessori, gli ominidi. Circa 8-10 milioni di anni fa, venne alla luce in Africa l’essere umano o australopiteco. Infine, circa centomila di anni fa, l’homo sapiens-sapiens/demens-demens, del quale siamo eredi immediati (Reeves, H. e altri, A mais bela historia do mundo, Petropolis, 1998).

La vita non è frutto del caso (contro Jacques Monod, O acaso e necessidade, Petropolis, 1979). Biochimici e biologi molecolari hanno mostrato (grazie all’elaborazione computerizzata di numeri aleatori) l’impossibilità matematica del caso puro e semplice. Affinché gli amminoacidi e i duemila enzimi soggiacenti potessero avvicinarsi e formare una cellula viva, sarebbero necessari trilioni e trilioni di anni, più che i 13,7 miliardi di anni che è l’età dell’universo. Il cosiddetto caso è espressione della nostra ignoranza. Noi calcoliamo che l’evoluzione ascendente è produrre sempre più vita, anche extraterrestre.

Leonardo Boff insieme al cosmologo Mark Hathaway tratta dettagliatamente il tema in Tao da libertação, Vozes, 2010.

Traduzione di Romano Baraglia e Lidia Arato