di Alberto Negri* - Tiscali
fonte: https://www.lantidiplomatico.it
15 maggio 2018
Il presidente americano Donald Trump ha deciso lo spostamento dell’ambasciata Usa e il riconoscimento di Gerusalemme come capitale dello stato ebraico pur sapendo che questo evento, in coincidenza con l’anniversario del 1948 della fondazione di Israele e della Nakba, la catastrofe palestinese, avrebbe fatto riesplodere lo scontro tra israeliani e i palestinesi.
Trump gendarme americano in Medio Oriente
Il motivo della decisione è
chiaro: Trump ha investito Israele e il suo premier Benjamin Netanyahu del ruolo
ufficiale di gendarme americano in Medio Oriente. Il regalo di Trump a Israele
non è senza contropartite. Sono aperti almeno tre fronti: la guerra in Siria, in
Yemen e il contrasto all’influenza dell’Iran, contrassegnato dal ritiro di
Washington dall’accordo sul nucleare. Trump e Israele non intendono trattare su
nulla: né con i palestinesi, cosa che è avvenuta in passato, né tanto meno con
gli iraniani.
Il vero obiettivo del presidente Usa
L’obiettivo di Trump è disimpegnarsi, almeno in parte, dalla regione. Rinunciando ai negoziati diplomatici e di pace, il presidente americano ha così messo davanti al fatto compiuto, l’Europa e lo stesso Putin che dovranno accettare il ruolo preminente di Israele. Non dimentichiamo che Netanyahu è reduce da un recente visita a Mosca: la Russia è un Paese sotto sanzioni e Israele, dove vivono un milione di ebrei russi, può offrire a Putin una sponda per aggirarle. Arabi, musulmani e cristiani dovranno quindi chinare il capo di fronte all’evidenza che Gerusalemme, città sacra a tre religioni già oggi controllata militarmente da Israele, diventi così “proprietà” dello stato ebraico.
Chi ha il coraggio di prendere misure contro gli Stati Uniti
Vedremo se adesso si leverà qualche voce dissonante, anche se servirà a poco: c’è forse qualcuno qui che ha intenzione di prendere misure contro gli Usa e Israele anche quando contraddicono le risoluzioni delle Nazioni Unite? Non scherziamo, la realtà è ben diversa.
Gli Stati Uniti, cancellando
l’accordo con l’Iran e imponendo sanzioni alle imprese e alla banche che
lavorano con Teheran, ha messo gli europei spalle al muro con un dilemma simile
al ricatto: o rinunciate a fare affari con all’Iran o perdete il mercato
americano. Quanto a Israele può permettersi di ammazzare tutti gli arabi e i
palestinesi che vuole perché è riuscita ad accreditarsi come un Paese “europeo”
e “normale”: basti pensare alla svendita delle tre tappe del Giro d’Italia. In
poche parole gli editoriali di condanna delle violenze a Gaza sono lacrime di
coccodrillo di mass media che sono ipocritamente allineati con lo stato ebraico
il quale, questo è il ritornello, “ha sempre diritto a difendersi” anche quando
esagera un po’.
La guerra dei 100 anni
Rimane la contraddizione irrisolta tra il mito della terra promessa ebraica e la realtà che in Palestina c’è un altro popolo che sente quella terra, occupata da Israele, come propria per il semplice fatto che ci vive da secoli: dalla guerra che dura ormai da 70 anni si passerà a una guerra dei cent’anni.
*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore