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Il cosmo come rivelazione. Un nuovo passo nel percorso “oltre le religioni”

Tratto da: Adista Documenti n° 15 del 28/04/2018
Per la teologia, il dialogo con la scienza, più che una scelta, è diventato una necessità. Perché è indubbio che la conoscenza del cosmo e dei suoi processi offre uno spazio immenso all’eterna e irrinunciabile ricerca da parte degli esseri umani di un senso da dare alla loro esistenza, all’inquietudine di voler sapere chi siamo noi, da dove veniamo e dove siamo diretti, e perché siamo qui.

Parte da qui la riflessione del libro Il cosmo come rivelazione. Una nuova storia sacra per l’umanità, seguito ideale del libro Oltre le religioni. Una nuova epoca per la spiritualità umana e, come questo, frutto di una collaborazione tra Il Segno dei Gabrielli e Adista (2018, pp. 240, euro 17; il libro può essere acquistato anche presso Adista, scrivendo ad abbonamenti@adista.it  o attraverso il nostro sito internet, www.adista.it).

Curato dalla nostra redattrice Claudia Fanti e dal teologo José María Vigil, il libro raccoglie gli interventi di José ArregiLeonardo BoffIvone GebaraManuel GonzaloDiarmuid O’Murchu oltre che dello stesso José María Vigil, i quali si misurano tutti con le sfide poste alla teologia dalla rivoluzione innescata dalle nuove conoscenze dell’universo. Nella convinzione che se, come sosteneva Max Plank, «la scienza non può risolvere il mistero ultimo della natura» perché, «in ultima istanza, noi stessi siamo parte del mistero che cerchiamo di risolvere», la sua visione può senz’altro aiutare la teologia a purificare l’immagine di Dio e la sua relazione con il mondo. Così, se l’urgenza di una riformulazione del messaggio cristiano era stata già evidenziata con forza dagli autori di Oltre le religioni, Il Cosmo come rivelazione muove un passo oltre, cercando risposte alle sfide poste dal nuovo racconto cosmologico ai miti e ai dogmi delle religioni abramitiche.

È il caso, per esempio, della contraddizione tra l’immagine di Dio del cristianesimo, un Dio personale, distinto dal mondo e al di sopra di esso, che da lassù interviene regolarmente e miracolosamente nella storia, e una visione scientifica che considera tale azione inammissibile, consentendoci tuttavia di immaginare Dio come il potere interno dello stesso essere, Mistero di bellezza e di amore, un Dio che, scrive Diarmuid O’Murchu, «manifesta pienamente il proprio sé nel processo evolutivo della creazione». È il caso, ancora, dello scontro tra la concezione cristiana di una verità universale e immutabile e la descrizione, offerta dalle scienze, di una realtà fluida, aperta e in divenire. O della sfida che la scienza pone all’idea del peccato originale, così profondamente radicata nel linguaggio cristiano e così fuori luogo nella nuova visione evolutiva del cosmo. Una visione, tuttavia, a cui la teologia può ispirarsi per trasferire in un futuro possibile quell’ideale di perfezione collocato dalla religione in un passato immaginario.

È proprio il nuovo racconto cosmologico - la nostra vera storia sacra - ad offrirci del resto motivi per avere fiducia, se è vero che, pur in mezzo a forze contrapposte di distruzione e nascita, di involuzioni e avanzamenti, le energie creative dell’universo hanno ottenuto nel corso della sua storia successi tanto brillanti. Come infatti sottolinea Leonardo Boff, «tutto sembra essere stato predisposto affinché, dalla profondità abissale di un oceano di energia originaria, sorgessero prima le particelle elementari, poi la materia ordinata, quindi quella materia complessa che è la vita e, infine, la materia viva che diventa autocosciente, costituendo una suprema unità olistica: la coscienza». Perché noi potessimo stare qui, insomma, «è stato necessario che tutti i fattori cosmici, in tutti i 13,7 miliardi di anni dalla nascita dell’Universo, si articolassero e confluissero in maniera tale da rendere possibile la complessità, la pan-relazionalità, l’interiorità soggiacenti alla vita umana e alla coscienza».

E allora, nella misura in cui mette sempre più chiaramente in soffitta le vecchie formulazioni, lo spettacolare sviluppo delle scienze produce una visione interamente nuova della natura, di noi stessi, di Dio, consegnandoci un mondo incomparabilmente più grande e più ricco, misterioso e straordinariamente traboccante di vita. «Siamo - scrive Vigil - in un mondo illuminato, vitale, ricco di energia, dinamico, evolutivo, creativo, ultraconnesso e segnato da una costante traiettoria ascendente verso nuove forme e nuovi stati. Il solo fatto di sapere che stiamo in questo mondo, in questo tipo di mondo, accende in noi una fiamma, ci colma di energia e ci fa vibrare di emozione spirituale».

E ora che, grazie alle nuove scienze cosmologiche, sappiamo che l’universo non ha un sopra e non ha un sotto, che non ci sono dualismi né trascendenze, che non ha senso parlare di naturale e di soprannaturale, è nella realtà stessa che finalmente possiamo cogliere quella sacralità che avevamo trasferito in una divinità separata, esterna, collocata su un piano superiore. Come evidenzia Manuel Gonzalo, «è necessario assumere i cambiamenti legati alla visione del Cosmo offerta dalla scienza moderna», per scoprire che «anche la nostra immagine di Dio è in “espansione”». E per capire, secondo le parole di José Arregi, che «quando diciamo “Dio”, non spieghiamo cosa sia il mondo né perché esista, ma riconosciamo che tutto è un miracolo inesplicabile».  

Del resto, se, «contro Cartesio e Newton», la nuova cosmologia ci suggerisce, secondo José María Vigil, che l’immagine che siamo chiamati ad avere di questo universo «ha più a che fare con il pensiero che con una macchina», conducendoci «a percepire la mente come immanente a questo cosmo quasi-spirituale, quale inconveniente ci sarà mai a percepire anche Dio, in qualche modo, come immanente?». Così, suggerisce il teologo, in «questa grande Mente che ispira, guida e costituisce il processo evolutivo universale», in «questo Mistero che ci si rivela presente in tutti i livelli di auto-organizzazione, auto-regolazione e creatività emergente del cosmo» potremmo individuare «immagini nuove e più adeguate della sacralità di questa realtà misteriosa che chiamiamo cosmo».

E allora, commenta Ivone Gebara, «è forse arrivato il momento di iniziare a parlare meno in nome di Dio e più in nostro nome. È arrivato il momento di non collocare più la trascendenza in un essere perfettissimo e passare lentamente a percepire che sono l’Universo, la Terra e tutti gli esseri a trascendersi gli uni con gli altri». È arrivato il momento di una rivoluzione spirituale, oltre che scientifica ed epistemologica, in quanto legata, secondo le parole di Vigil, alla nascita di una nuova spiritualità eco-centrata che colloca se stessa e si auto-riconosce all’interno di un cosmo inteso come oikos, come casa, come nostra placenta spirituale.

Ed è proprio qui che si incontra il senso della celebrazione della Pasqua cosmica con cui si conclude il libro, un inno alla storia del cosmo come nuova storia sacra per l’umanità. Ne riportiamo il testo qui di seguito.

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Pasqua cosmica. Celebrazione del nuovo universo

José María Vigil
 

A) RIFLESSIONI PREVIE 

(...). Quello che più sta provocando un cambiamento nell’umanità è il nuovo racconto cosmologico, a tal punto potente da produrre in noi un cambiamento molteplice di immagini: è cambiata la nostra immagine del cosmo, l’immagine della natura, l’immagine che abbiamo di noi stessi e l’immagine stessa di Dio. Una vera rivoluzione. (...).

Il nuovo racconto cosmologico ci dice soprattutto che non si tratta di un cosmo, ma di una cosmogenesi, una storia piena di sorprese, un’esplosione di dinamismi e di potenzialità, di profonde dimensioni sconosciute, di movimenti occulti che tessono dall’interno una interrelazione totale, di fenomeni emergenti, di imprevedibili salti qualitativi in avanti e verso l’alto... Questa Terra che consideravamo una roccia vagante per lo spazio siderale ci “rivela” la sua misteriosa virtualità, il suo venerabile carattere divino. Il mondo vecchio è passato. Siamo in un Nuovo Universo. E bisogna “celebrarlo”.

Celebrare all’interno di un altro quadro spirituale

La celebrazione che stiamo presentando si inquadra all’interno di queste nuove coordinate spirituali. In primo luogo, il contenuto della celebrazione è dato dalla (nuova) storia del cosmo. (...).

Possiamo dire che la scienza ci ha trasportato in un nuovo mondo: abbiamo lasciato da parte quel vecchio mondo concepito come un insieme di oggetti, cose, materia, sostanze, enti indipendenti e isolati posti in un sopra e in un sotto, in due diversi piani, per renderci conto che ci troviamo in un unico cosmo costituito piuttosto di energia, di processi, di relazioni, di salti qualitativi, de autopoiesi, di eventi quantistici, di energia tesa verso l’organizzazione, di materia che si auto-organizza e si arricchisce di informazione, che acquista sensibilità e coscienza... tutto interrelazionato in un processo evolutivo straordinariamente complesso, inarrestabile e interattivo. Un universo – o multiverso, chissà! – incredibilmente creativo, fantasioso, ispirato e fonte di ispirazione, permeato da qualcosa di simile a una Mente universale onnipresente. È questo l’ammirato protagonista della nostra celebrazione.

La divinità che qui celebriamo non è un theos, un ente separato collocato su un piano superiore, e neppure un Essere supremo onnipresente, ma il Mistero Supremo della Realtà, la sua dimensione occulta e più profonda, che palpita nell’abisso di tutto, come presenza ineffabile che tutto pervade. Questa divinità non è più ricoperta dalla sua abituale, benché indebita, veste antropomorfica: un essere come noi, che pensa, progetta, si arrabbia, castiga, si pente... (...). Né questa divinità è più considerata come “spirito” in opposizione alla materia: non c’è più posto per alcun dualismo nella realtà olistica. E neppure si fa più ricorso per ogni cosa alla parola “dio” che tante ambiguità alberga e avalla: come diceva Maestro Eckart, si tratta di liberare la divinità dal nostro concetto di “Dio”.

La divinità viene espressa al di là della dialettica trascendenza/ immanenza. Viene abbandonata la visione classica della trascendenza extramondana: l’unica trascendenza accettabile sarebbe non “verso fuori”, ma verso l’interno stesso del mondo. Come auspicava Teilhard de Chardin, stiamo passando dal reputare Dio come il grande «proprietario neolitico» al considerarlo come l’anima del mondo.

Noi, i celebranti, (...) sentiamo come nostra l’intera storia della vita, la storia della Terra (...). Siamo polvere di stelle e le nostre radici profonde affondano nella stessa origine dei tempi, nel Big Bang: noi siamo quella grande esplosione. Celebrare questo è un novum historicum, una novità storica. La dimensione celebrativa è innata nella nostra specie, fin dai nostri primi antenati. (...). In questo tempo così segnato dalla scienza, lo stesso nuovo racconto cosmico è carico di potenzialità celebrativa: i miti cosmogonici dei nostri antenati ci stanno irrimediabilmente stretti.

Oggi celebriamo con una coscienza nuova: abbiamo raggiunto la consapevolezza del fatto che siamo Terra, siamo parte del cosmo che, in noi, è arrivato a essere sensibile, a essere cosciente, a riflettere, a venerare, ad adorare, a estasiarsi... È la Terra, il Cosmo, a contemplarsi e a celebrarsi in noi. «Siamo idrogeno che contempla idrogeno», come ha detto il poeta.

B) SCALETTA DELLA CELEBRAZIONE 

(...) Lettrice: Benvenuti a questa celebrazione della Pasqua Cosmica! Oggi vogliamo aprire i nostri cuori per contemplare il Mistero impressionante che abita da sempre il nostro Universo: la sua bellezza incantevole, la sua potenza schiacciante, le sue dimensioni smisurate, la sua sorprendente creatività. Ripercorreremo la storia dell’Universo, il suo lungo itinerario, il suo viaggio cosmico, il suo passaggio esistenziale, la sua Pasqua. È anche la storia della nostra piccola amata Terra. È la storia dell’essere umano. È la tua storia ed è la mia storia, la storia di questo Tutto per noi inimmaginabile...

1) 13 miliardi e 730 milioni di anni fa, a partire da un punto più piccolo di un atomo, esplode una grande palla di fuoco cosmico, che si va espandendo al di fuori di sé creando lo spazio e il tempo dell’Universo, e dando luogo a tutta l’energia e a tutta la materia che conosciamo oggi. Le onde elettromagnetiche di quella grande esplosione ancora continuano a percorrere l’Universo. La grande esplosione iniziale non avviene in un istante: l’espansione non si ferma, e continua, e continua ancora. Tutto ciò che succederà da allora sarà frutto di quella formidabile esplosione creatrice di energia, a causa della quale le galassie continueranno ad allontanarsi le une dalle altre... E il Grande Mistero è lì, espandendosi nell’Universo, aleggiando sul caos primordiale.

2) Nella misura in cui si va espandendo, l’Universo comincia a raffreddarsi, e dopo circa un milione di anni si raffredda abbastanza per consentire all’idrogeno e all’elio di produrre nuove forme di materia. Tutto rimane nell’oscurità per circa 200 milioni di anni durante i quali la gravità va raccogliendo nubi di gas, riscaldandole, finché le prime stelle non cominciano a fare luce. E il Grande Mistero è lì, dal principio, curando l’apparizione di forme sempre nuove.

3) La forza di gravità condensa le prime stelle, come gocce di pioggia di nubi giganti di gas e polvere. Si formano nebulose e sistemi stellari, insieme ai loro pianeti. 13,2 miliardi di anni fa appaiono le prime galassie, formate da stelle che si fondono. Queste galassie si uniscono, formandone altre più grandi, e altre, e centinaia di miliardi di galassie... includendo la nostra, la Via Lattea, nata circa 11 miliardi di anni fa. E il Grande Mistero è lì, covando dall’interno questa creatività e questa fecondità cosmica incessante.

4) Le stelle nascono, vivono, si raggruppano... e muoiono, come supernove, con una formidabile esplosione in cui possono risultare 100.000 volte più luminose. Si riscaldano a tal punto che, al loro interno, i nuclei degli atomi si fondono per formare elementi più complessi dell’idrogeno e dell’elio, come l’ossigeno che respiriamo, il calcio delle nostre ossa, il fosforo del nostro cervello, il ferro del nostro sangue... Tutti questi nuovi elementi, più pesanti, che poi saranno necessari alla nascita della vita, si formano nel rovente nucleo di stelle che muoiono con una grande esplosione, riciclandosi più e più volte a ogni generazione di stelle, da miliardi di anni. Ciascuno degli atomi che oggi costituiscono gli esseri viventi hanno una data di origine: l’esplosione di una supernova. Tutti noi, e tutti gli esseri viventi, siamo fatti di polvere di stelle... E il Mistero della Vita è lì, nel palpitare del cosmo, animando la sua crescita nella complessità.

5) 4,5 miliardi di anni fa, dalla morte della nostra stella antenata, Tianmat, esplosa come una supernova, sorge la nostra stella, che abbiamo chiamato Sole, insieme a un grande disco di gas e polvere, resti di materia stellare, che gli gira intorno e da cui si formeranno i pianeti e altri membri della nostra famiglia del sistema solare. E il Grande Mistero è lì, nei riverenti giri danzanti dei pianeti intorno a una stella di medie dimensioni, nella vastità e nella piccolezza di questo sistema solare perso nell’immensità del vuoto interstellare della nostra galassia.

6) Tra 4,4 e 4,5 miliardi di anni fa si forma la Terra, a partire dal disco di gas e polvere ruotante intorno al Sole, trasformato in un pianeta talmente caldo da trovarsi allo stato fuso, con una sottile crosta rocciosa. Qui comincia la storia di quello che diventerà una biglia azzurra e bianca nello spazio, che solo pochi anni fa abbiamo potuto fotografare pieni di meraviglia. Durante il primo miliardo di anni della Terra, comete e meteoriti ne colpiscono la superficie, mentre essa si raffredda. In seguito a uno dei maggiori impatti, l’asse della Terra si inclina di 23 gradi rispetto alla perpendicolare del piano dell’eclittica e questo darà luogo alle stagioni e ai cicli annuali della vita che più tardi apparirà sul pianeta. Frammenti di resti in orbita collideranno e si fonderanno fino a formare quella che oggi è la nostra Luna, che inizialmente era dieci volte più vicina, brillava cento volte di più ed esercitava una forza di gravità molto più forte. E il Grande Mistero è lì, nella rotazione sbilenca della Terra sull’eclittica, nel luminoso corteo notturno della Luna e nella danza delle stagioni e delle maree.

7) La crosta della Terra si ingrossa e si screpola, si formano le placche tettoniche e le loro faglie, ed esuberanti vulcani espellono il magma umido dalla profondità della terra verso la superficie. Il vapore si condensa sul pianeta, le nubi si accumulano e per la prima volta piove. La Terra si va raffreddando sempre di più, smettendo di essere quella brace fusa degli inizi. Le piogge, torrenziali, si spargono sulla superficie del pianeta finché i fiumi non prendono a scorrere accumulandosi negli oceani, i quali diventano molto più estesi della terraferma, in quello che potrebbe essere chiamato Pianeta Acqua. La distanza che la Terra conserva rispetto al sole consente all’acqua di mantenersi nei suoi tre stati, condizione essenziale per la nascita della vita, essendo l’acqua liquida l’elemento più peculiare e necessario alla sua comparsa. E il Grande Mistero è lì, nelle piogge, temperando il clima del pianeta, formando e modellando la geosfera.

8) 3,5 miliardi di anni fa, appare la vita sul nostro pianeta. Non sappiamo ancora se venuta da fuori o comparsa qui: è ancora uno dei grandi enigmi della scienza. Nel seno dell’acqua, arricchita con le sostanze chimiche necessarie, sotto l’azione dell’energia e del calore del sole, emerge tale Mistero, in piccole cellule microscopiche, estremamente semplici, che abbiamo chiamato batteri. La Terra acquista Vita. I batteri sono così semplici che praticamente non muoiono, semplicemente si dividono per moltiplicarsi (mitosi). Con la vita, la materia cerca una nuova forma di esistenza, a un livello nuovo, come materia organizzata e autopoietica, che muove se stessa e si riproduce mantenendo la propria identità. La vita non è più semplice materia, ma una forma di auto-organizzazione che la materia adotta, una forma che perdura con il tempo, malgrado il fatto che la materia concreta di cui è fatto l’essere vivente cambi continuamente... Il cosmo, con la Terra, entra in un nuovo livello di esistenza, quello dell’auto-organizzazione e dell’autopoiesi: la vita, la biosfera. Un processo inclusivo, con una stessa origine, incarnato in milioni di esseri viventi che da allora si riproducono e muoiono, ma che costituiscono un’unità, un’unica e medesima Vita su questo pianeta – non sappiamo ancora se c’è vita in altre parti del cosmo –. E il Grande Mistero è lì, nelle prime cellule vive, nel gigantesco salto qualitativo che rappresenta l’”emergere” della Vita.

9) Al principio la vita è monocellulare, come i batteri: piccole cellule, estremamente elementari, procariote, senza nucleo. Finché, dopo un tentativo durato un miliardo di anni, la vita non riesce a dare una svolta e a reinventarsi: sorgono le cellule eucariote, cioè con un nucleo: una specie di sistema nervoso centrale della cellula, dove, tra altre cose, immagazzina l’informazione su di sé, l’informazione che guiderà tutti i suoi processi, la propria architettura biologica, il modo di metabolizzare l’alimento, di produrre le proteine di cui ha bisogno, di riprodursi... Le cellule eucariote formeranno subito organismi multicellulari, ciascuno dei quali conserverà nel proprio nucleo tutta l’informazione che descrive il funzionamento della sua vita e della sua specie. Tale informazione è codificata nella sequenza di quattro lettere del DNA, che Crick e Watson scopriranno e decifreranno solo negli anni ‘50 del XX secolo, e che è assolutamente comune a tutti gli esseri viventi di questo pianeta. Così, in questo nuovo livello, la vita non è più solo materia auto-organizzata, ma materia informata, guidata dall’informazione con cui si autocontrolla, informazione che accumula nel suo nucleo e che riproduce e trasmette con estrema attenzione, duplicandosi con inimmaginabile sovrabbondanza: tutte le cellule conservano nel proprio nucleo tutta l’informazione propria della specie, il libro della Vita in cui è scritto, e possiamo seguirne le tracce, tutto il nostro passato ancestrale! La Vita si è fatta materia auto-organizzata e auto-informata. L’apparizione delle cellule eucariote rappresenta un salto, una nuova “proprietà emergente” nello sviluppo della vita, un cambiamento enorme e significativo tanto quanto l’apparizione della vita stessa, come un nuovo inizio. E il Grande Mistero deve adoperarsi a fondo per accompagnare questi salti qualitativi, orientati a una crescente complessità, caratterizzati da una traiettoria ascendente, dall’energia alla materia e alla vita...

10) 3 miliardi di anni fa, i batteri, diffusi per tutto il pianeta, si sono talmente moltiplicati, e con tale successo, da restare senza fonti di energia. In risposta a tale carenza, essi evolvono in maniera da captare direttamente l’energia del Sole, utilizzata per creare una nuova fonte di alimentazione, a partire dall’acqua e da minerali semplici: microrganismi fotosintetici o cianobatteri (che più tardi si trasformeranno in alghe verdi-azzurre) inventano la fotosintesi, che sarà – e continua a essere – la base dell’alimentazione di tutti gli esseri viventi. Con ciò che vi è di più abbondante ed economico sulla terra, l’acqua e l’anidride carbonica (che per di più è tossica), la fotosintesi prende l’energia del Sole e la “incapsula” formando glucosio, che sarà l’alimento in grado di fornire energia (l’energia stessa del Sole lì incapsulata) agli esseri viventi. Sappiamo come funziona, ma non siamo ancora capaci di riprodurla: il giorno in cui ci riusciremo daremo avvio a una rivoluzione molto più grande di quella industriale. Intanto, il Sole è la fonte di energia per tutta la comunità di vita di questo pianeta. Tuttavia, con l’inizio del processo di fotosintesi, i nuovi organismi emettono ossigeno, un gas corrosivo mortale che si va accumulando nell’atmosfera minacciando tutta la vita allora esistente. E il Grande Mistero è lì, in questo processo, nella scoperta che renderà possibile l’alimentazione della maggior parte della vita futura, e negli sforzi evolutivi verso formule migliori di sopravvivenza e di sviluppo.

11) 2 miliardi di anni fa emergono cellule che utilizzano l’ossigeno. La prima crisi ambientale planetaria viene evitata dalla creatività di queste creature cellulari minuscole che inventano un modo di impiegare l’ossigeno, respirandolo e utilizzandone l’energia. E così l’ossigeno smette di essere nocivo per gli esseri viventi, continuando ad aumentare fino a raggiungere livelli vicini agli attuali. Questi batteri individuali apprendono a collaborare specializzandosi all’interno di cooperative di cellule giganti. All’interno di ogni cellula, alcuni microrganismi batterici creano piccoli motori elettrici con cui altri organismi captano o immagazzinano l’energia, mentre altri utilizzano questa energia per sintetizzare gli alimenti. Le parti individuali diventano meno indipendenti ma più sicure, come membri ora inseparabili di nuovi insiemi. Tutti questi organismi sono fatti già della stessa materia delle piante e degli animali di oggi. E il Grande Mistero è lì, in quella cooperazione.

12) Circa un miliardo di anni fa nasce la sessualità come un significativo passo avanti della vita. Irrompono le cellule diploidi, che hanno un patrimonio genetico doppio, formato da due copie uguali per ogni cromosoma. Con esse ha inizio la sessualità. Fino a quel momento le cellule si moltiplicavano solo per mitosi (divisione) perpetuando lo stesso genoma. La riproduzione sessuata degli eucarioti, che avviene attraverso l’incontro di due cellule differenti, permette uno scambio fantastico di informazioni contenute nei rispettivi nuclei. E questo dà origine a una enorme biodiversità. La vita è intessuta di cooperazione, di scambi, di simbiosi, molto più che della lotta competitiva per la sopravvivenza. L’evoluzione è giunta alla fase attuale grazie a questa logica cooperativa. E lì permane il Grande Mistero, amando la co-creatività e la biodiversità.

13) 600 milioni di anni fa si sviluppa, per la prima volta, la sensibilità alla luce, che fornisce ad alcuni microrganismi marini un vantaggio evolutivo, quello di poter sfuggire ai nocivi raggi ultravioletti del sole all’interno del mare. Con il tempo, le proteine sensibili alla luce si concentrano nella parte anteriore degli organismi multicellulari avanzati, evolvendo durante milioni di anni verso forme di visione più complesse, gli occhi. La Terra vede se stessa per la prima volta. Noi abbiamo ereditato nel nostro stesso corpo tutto quello sforzo evolutivo... Gli animali dal corpo molle evolvono negli oceani. Per i successivi 70 milioni di anni sorgono conchiglie e scheletri. E il Grande Mistero è lì, accompagnando l’evoluzione e la crescita della complessità.

14) 460 milioni di anni fa, le alghe e i funghi si avventurano nella terraferma. I muschi evolvono. Appaiono gli insetti, che sviluppano corpi quasi senza peso tali da permettere loro di conquistare l’aria come primi animali volatili: avranno un tale successo evolutivo da diventare il gruppo animale più numeroso del pianeta (ad oggi abbiamo catalogato più di un milione di specie). E il Grande Mistero è lì, nelle alghe, nei funghi, negli insetti e nel miracolo della vita che si alza in volo.

15) 365 milioni di anni fa, il Tiktaalik, forma di transizione tra pesci e anfibi, è tra i primi animali a uscire dall’acqua e ad addentrarsi nella terraferma (tornando nuovamente in acqua per depositare le uova). I pesci ossei trasformeranno le branchie in polmoni e le loro alette evolveranno in direzione di zampe e zoccoli... Oggi le nostre mani sono ancora debitrici del disegno osseo di quelle pinne e il nostro feto sviluppa per un momento branchie rudimentali, come memoria genetica di quello che siamo stati... E il Grande Mistero è lì, che accompagna la Vita alla conquista della terraferma e dell’aria.

16) 335 milioni di anni fa appaiono i primi boschi. Generazione dopo generazione, trattengono il carbonio tratto dall’atmosfera, che si trasformerà più tardi in carbonio fossilizzato (carbone e petrolio). Nella misura in cui i grandi boschi si estendono, gli anfibi si trasformano in creature pre-rettiliane, e l’innovazione delle uova con un guscio che può contenere liquido permette loro di avanzare verso l’interno. Ha inizio la lunga età dei rettili. Portiamo ancora in noi nella parte più arcaica del nostro cranio un cervello rettile, il quale controlla le emozioni primarie legate alla fame, all’istinto di difesa, alla sessualità... E il Grande Mistero è lì, nel vento che agita le foglie dei boschi e nello strisciare dei rettili.

17) 235 milioni di anni fa, dopo la quarta e più grande estinzione di massa sulla terra, alla fine del periodo Permiano, appaiono i dinosauri. Per 170 milioni di anni questi animali si moltiplicano. Lunghi a volte 40 metri, sono animali sociali che spesso viaggiano e cacciano in gruppo. I dinosauri sviluppano la novità della cura della prole, prima sconosciuta nel mondo dei rettili. Alcuni sotterrano con attenzione le uova e rimangono con i cuccioli appena nati alimentandoli fino alla loro indipendenza. E il Grande Mistero è lì, con i dinosauri e la loro cura dei piccoli.

18) 225 milioni di anni fa, i primi mammiferi, piccoli e notturni, saltano, scalano e nuotano in mezzo al mondo dei giganteschi dinosauri. Alcuni sviluppano l’allattamento, permettendo alle femmine di passare più tempo nel nido, in maniera da alimentare al meglio i piccoli e mantenerli al caldo. I mammiferi sviluppano il cervello limbico, quello dell’affetto, delle carezze, delle coccole... un cervello limbico che oggi circonda il nostro cervello rettile. E il Grande Mistero è lì, nell’apparizione dei mammiferi.

19) 150 milioni di anni fa emergono gli uccelli, discendenti diretti di certi dinosauri in cui le ossa delle zampe anteriori si erano trasformate in ossa delle ali, le ossa della mascella in becchi e le squame in piume. Questi primi uccelli sono molto più grandi di quelli che sarebbero venuti poi, con un’apertura alare anche di 12 metri. E il Grande Mistero è lì, volando tra gli uccelli, animando la conquista del cielo.

20) 115 milioni di anni fa le piante sviluppano quelle magnifiche espressioni sessuali che chiamiamo fiori, rendendoli irresistibili per gli insetti, in virtù dei loro colori, delle loro fragranze e dei loro deliziosi nettari. Gli insetti, senza saperlo, trasportano il polline di fiore in fiore, permettendo alle piante da cui si alimentano di riprodursi. Le piante, radicate nel suolo, e gli insetti, in volo nell’aria, ballano una stessa danza, la Terra risplende di colore e movimento, e il Grande Mistero è lì, nella reciprocità tra i fiori e gli insetti, rivestendo di allegri colori la terra fino ad allora immensamente verde.

21) 65 milioni di anni fa, poco dopo l’apparizione dei primati, il cretaceo termina con la quinta estinzione di massa, a causa dell’impatto di un asteroide di dieci chilometri di diametro sulla penisola dello Yucatan. Ciò provoca l’estinzione dei dinosauri e, con questo, l’inizio dell’era dei mammiferi, l’era Cenozoica. Con la scomparsa dei dinosauri, la nicchia prima oscura e protetta occupata dai piccoli animali si espande e queste piccole creature prendono a camminare e a correre alla luce del giorno, passando rapidamente a occupare la maggior parte dell’ecologia planetaria possibile. Nei successivi 60 milioni di anni, la terra accoglie roditori, balene, scimmie, cavalli, gatti, cani, antilopi, gibboni, oranghi, gorilla, elefanti, scimpanzé, cammelli, orsi, maiali, babbuini... e i primi umani. È l’età dei mammiferi. E il Grande Mistero è lì, nell’estinzione, nella ripresa... e nell’evoluzione che non cessa di avanzare e di accrescere la complessità.

22) Quattro milioni di anni fa gli ominidi si mettono in piedi e camminano su due gambe; abbandonano gli alberi e si addentrano nella savana, mutano habitat e forme di vita... Sembra che ciò sia relazionato ai cambiamenti climatici, dovuti a un cambiamento di inclinazione nell’asse di rotazione della terra o anche a un mutamento nell’energia ricevuta dal Sole... La fine di un periodo glaciale spinge queste specie del genere Homo a uscire dalla selva e dall’Africa. Gli attuali studi del materiale genetico contenuto nei mitocondri di persone di tutto il mondo avallano l’ipotesi della cosiddetta Eva nera, secondo cui tutti gli attuali Homo sapiens sapiens discenderebbero da una femmina vissuta in qualche luogo dell’Africa 300mila anni fa. Studi sul gene dell’emoglobina confermano che tutte le popolazioni umane moderne derivano da una popolazione ancestrale africana di 200mila anni fa i cui membri non devono aver superato i 600 individui, un gruppo probabilmente discendente dall’Homo ergaster o dall’Homo antecessor. E il Grande Mistero è lì, nei cambiamenti climatici della Terra e nelle trasformazioni che si producono nella vita di tutti gli esseri viventi che la abitano.

23) La capacità di camminare in posizione eretta lascia libere le mani, riduce le ossa mascellari e facilita l’encefalizzazione, cioè il progressivo sviluppo delle dimensioni del cervello, il quale diventerà l’opera più complessa e sofisticata che oggi conosciamo in questo Universo. Molto lentamente sorge il linguaggio, con cui assegniamo un nome a tutte le cose, riempiamo il mondo di parole e con le parole rappresentiamo la realtà nella nostra mente, la elaboriamo e la condividiamo con gli altri... Circa centomila anni fa emerge tra gli umani moderni il pensiero simbolico, con i segni, gli ornamenti, l’arte, le metafore... Fin dal principio abbiamo provato curiosità e ammirazione, abbiamo indagato e meditato, abbiamo coltivato l’immaginazione e la poesia e abbiamo avuto bisogno di senso: senza un orizzonte di senso non possiamo vivere, senza un significato la vita diventa insopportabile. Se non troviamo un senso, noi lo inventiamo, lo immaginiamo, lo creiamo, e gli attribuiamo il massimo livello di credibilità. I nostri racconti, i miti fondanti, ci dotano di significato e di forza – dal punto di vista personale e comunitario – e persino di entusiasmo se non di trance mistica, e ci rendono saldi e potenti anche nelle condizioni ambientali più avverse e nell’ignoranza più supina. È in epoca paleolitica che ci plasmiamo come specie in grado di vedere ciò che non c’è, di creare ciò che non esiste, di credere a realtà basate su miti che non sono veri... Tutto questo software culturale passa a far parte della nostra stessa natura. Lo condividiamo e lo trasmettiamo nelle lunghe conversazioni notturne, dinanzi al fuoco, quando gli anziani raccontano le storie della tribù e tutta la comunità, in special modo i giovani, registra il software del programma operativo culturale comune. E il Grande Mistero è lì, nell’immaginazione e nella creatività, nella fantasia creatrice, nelle storie raccontate davanti al fuoco che accendono menti e cuori, in questo lento processo di ominizzazione.

24) Durante le successive 40.000 generazioni viviamo da nomadi, vivendo in gruppi di cacciatori e raccoglitori, seguendo gli animali nelle loro migrazioni, creando strumenti, controllando il fuoco, sentendoci profondamente uniti alla Terra, celebrando i solstizi e gli equinozi come riti di passaggio universali. Nel corso di tutto il paleolitico teniamo una condotta spirituale imbevuta di venerazione nei confronti della natura e dei segni astrologici celesti. L’animismo e le religioni sciamaniche ci fanno sentire a casa, parte di una natura sacra traboccante di energia mistica. Da ogni parte appaiono le immagini femminili della dea, la Grande Dea Madre, identificata con la Natura, fonte di potere e di fecondità. In quel tempo, per noi, tutto è sacro... e la spiritualità è parte integrale di ogni cultura umana. E il Grande Mistero è lì, palpitando nella meraviglia e nell’adorazione degli uomini e delle donne ancestrali.

25) 11 mila anni fa, gli esseri umani inventano l’agricoltura. Cominciamo a dare forma al nostro ambiente scegliendo di coltivare e far evolvere alcune specie e di abbandonarne altre e riuscendo allo stesso modo ad addomesticare alcuni animali. L’addomesticamento del cavallo, per esempio, segna una svolta per le tribù euroasiatiche delle praterie siberiane, le quali, a partire da questo momento, montando a cavallo, si lanciano alla conquista di nuove terre per il proprio bestiame. Si tratta delle invasioni kurgan, che, in tre ondate, tra il 4500 e il 2800, assestano un duro colpo alla civiltà matristica e pacifica della vecchia Europa. Per molto tempo, l’immagine del dio della guerra e della conquista, rappresentato come un guerriero a cavallo, diventerà l’immagine religiosa più frequente, che soppianterà totalmente le statuine della Grande Dea Madre. È la vittoria degli dei maschili e del patriarcato. È anche il momento in cui iniziano ad apparire le religioni classiche, a cominciare dall’induismo e dal confucianesimo, seguiti dall’ebraismo, dal buddismo, dal cristianesimo e più tardi dall’islam. Cambia radicalmente la nostra relazione con la Natura, a causa del sopravvento di una nuova struttura di pensiero: la natura smette di essere divina e viene riconsiderata come fabbricata da Dio; non è più la divinità, ma un prodotto della divinità, ora vista come uno spirito incorporeo, non naturale, non materiale, superiore: “Dio”. Appare il teismo, che ci accompagnerà per lungo tempo. E il Grande Mistero è lì, nello sviluppo di nuovi modi di percepire e onorare il Sacro.

26) 400 anni fa, gli umani danno vita a un nuovo spirito di ricerca e di conoscenza che chiamiamo “modernità”. Siamo presi da una febbre di conoscenza fondata su solide basi. Abbandoniamo i fondamenti millenari del sapere tradizionale (la fede, le credenze, la tradizione, l’autorità...) e creiamo un metodo scientifico, di ricerca implacabile e verificata della verità. Ci dedichiamo a osservazioni empiriche per cercare di scoprire i segreti della natura e le sue leggi, in un modo sicuro e umile, per nulla dogmatico, sempre disposti ad accettare qualunque nuova interpretazione che si dimostri più plausibile, con ciò comprendendo come il mondo funzioni mediante leggi naturali, senza necessità di esseri soprannaturali che lo guidino. Con la scienza creiamo tecnologie potenti che trasformano e facilitano in maniera inimmaginabile le nostre vite, e costruiamo strumenti che ci permettono di spingere la nostra vista fino ai limiti dell’Universo o alle profondità quantistiche del mondo subatomico. Per la prima volta nella storia dell’umanità, disponiamo tutti (tutte le culture, tutti i Paesi, tutte le religioni...) di uno stesso racconto sull’origine e sull’evoluzione del cosmo e dell’immagine di un Universo realmente differente da quello in cui credevamo di stare, un Mondo Nuovo, dotato di una nuova coerenza e di una nuova potenzialità di senso. Da questa nuova visione deriverà probabilmente una nuova umanità: ci troviamo forse in un tempo-asse che aprirà un nuovo stadio evolutivo dell’umanità e della Terra. E il Grande Mistero è lì, nell’irrequietezza appassionata dello spirito umano in cerca di conoscenza e di verità nel cuore stesso della natura e del cosmo, grazie a cui la Terra inizia a vedere se stessa, a sentirsi, a pensare, a riflettere nell’essere umano e nella sua scienza.

27) Con la scienza non si svelano solo il mondo fisico, i suoi processi, le sue cause, le leggi che lo reggono... ma anche il mondo della vita. Nel XIX secolo Darwin estende la rivoluzione scientifica al campo degli esseri viventi: anche la loro evoluzione può essere spiegata senza ricorrere a entità soprannaturali, a un creatore esterno, a un secondo piano, né a spiegazioni mitiche. La scienza ci dimostra anche la perfetta continuità tra il mondo fisico, quello biologico e quello culturale, radicati tutti nel substrato quantistico. Questa nuova comprensione scientifica della vita ci disloca, ci sottrae la condizione di specie assolutamente diversa che credevamo di essere per farci diventare solo un anello della catena, l’ultimo (solo per ora). La nostra visione della vita e di noi stessi è nuova: non ci sentiamo più al di sopra, né tanto meno separati, bensì in comunione e con un senso di appartenenza piena. Da padroni che pensavamo di essere stiamo passando a considerarci custodi, superando l’antropocentrismo per mettere al centro la Vita stessa. E il Grande Mistero è lì, immergendoci sempre più nella realtà della Vita.

28) Nel 1929 Hubble scopre la relazione lineare tra lo spostamento verso il rosso della luce emessa dalle galassie e la loro distanza, come prova dell’espansione dell’Universo. Scopriamo che l’Universo si sta espandendo, e che lo sta facendo a una velocità costantemente accelerata. Scopriamo che, quando con i nostri nuovi potentissimi telescopi vediamo le stelle a miliardi di anni luce da noi, stiamo anche viaggiando nella macchina del tempo, osservando l’Universo com’era miliardi di anni fa. Praticamente fino ad Hubble avevamo pensato che il cosmo avesse 6.000 anni d’età (come insegnato dalla Bibbia a tutte le generazioni precedenti), e ora sappiamo che ha – che abbiamo – 13.730 milioni di anni e che contiene cento miliardi di galassie. Nel 1995 scopriamo che “devono esserci” esopianeti e orientiamo i telescopi dei nostri osservatori verso tale ricerca: oggi ne abbiamo contati e localizzati più di 2.000 e sappiamo che dovrebbero essercene trilioni nel cosmo. Scopriamo che non siamo soli... E il Grande Mistero è lì, nella nostra permanente riscoperta del Grande Mistero semper maior.

29) Dall’inizio della rivoluzione industriale, bruciamo in maniera crescente i combustibili fossili, il carbonio che i boschi hanno seppellito sotto terra creando un’atmosfera respirabile per gli esseri viventi. Negli ultimi decenni osserviamo un anormale riscaldamento del pianeta. La sua temperatura, è vero, è cambiata frequentemente, per fattori naturali, ed è per questo che molte persone si sono voltate dall’altra parte, ma oggi sappiamo che l’attuale riscaldamento dipende dal fatto che bruciamo ingenti quantità di combustibili fossili per soddisfare le nostre insaziabili necessità energetiche. Siamo ormai sicuri che, al ritmo attuale, alla fine di questo secolo, o nel successivo, la temperatura raggiungerà livelli insopportabili per la vita, e si aggraverà fino a livelli apocalittici, l’estinzione di massa delle specie che è già in corso. Non a caso, sedici dei diciassette anni più caldi mai registrati da quando sono iniziate le misurazioni appartengono al XXI secolo. E la cosa peggiore è che manca la volontà politica di evitare la catastrofe. La specie umana, l’unica a rendersi conto di ciò che sta avvenendo e di ciò che ci minaccia, non si dimostra all’altezza delle circostanze. Esiste la possibilità che non riesca a evitare la propria estinzione e che il suo passaggio per questo mondo si riveli, parlando in termini biologico-evolutivi, come un infelice episodio. E il Grande Mistero sembra assente, o ignorato dagli umani, che su questo punto sembrano disconoscerlo.

30) Nel 1964 troviamo la prova dell’origine dell’Universo nell’eco del Big Bang: è la dimostrazione del fulgore primordiale, dell’esplosione che non cessa, grazie a cui il cosmo continua a espandersi e continua a farlo verso il suo interno, verso la sua complessificazione e verso la crescita della coscienza e della spiritualità. Confinati come siamo sul nostro pianeta – l’unica casa abitabile che conosciamo fino a oggi – tutta l’informazione che abbiamo sul cosmo (ne conosciamo solo il 5%) ci arriva attraverso la luce, nelle sue diverse lunghezze d’onda: luce visibile, infrarossa, onde radio, raggi X… Nel settembre 2015 osserviamo per la prima volta le onde gravitazionali, vibrazioni dello spazio-tempo che ci permettono di sapere cosa sta avvenendo là dove fino ad ora non vedevamo nulla. Per quanto sappiamo, è la prima volta che qualcuno in questo Universo si ricollega al passato cogliendo le onde della grande esplosione iniziale e guarda attraverso questa nuova finestra di conoscenza dell’Universo. E il Grande Mistero è lì, facendo risuonare all’infinito le onde del Big Bang e lasciandosi cogliere nella luce, nelle onde gravitazionali e in tutte le vibrazioni di energia ancora da scoprire. Il Grande Mistero è qui, sulla Terra e nel Cosmo che, in noi, diventano coscienti di se stessi, e venerano, adorano, contemplano inebriati, con gratitudine, il Mistero che siamo e che tutto riempie.

Questo è il racconto del nostro cosmo nella nuova visione della cosmogenesi. È la sua storia, la tua storia, la mia storia, la nostra storia sacra. In questo tempo, noi umani stiamo riconoscendo il cosmo come nostra placenta, come la nostra dimora materiale e spirituale. Con il Grande Mistero, siamo parte della creazione e co-creazione permanente del cosmo. Ed è quello che celebriamo, estasiati, con tutto il nostro cuore.