Niente di più meschino

 

di Michele Serra

 

“la Repubblica” del 31 ottobre 2018

 

La sorridente signora in gita a Predappio con la maglietta "spiritosa" su Auschwitz, nelle poche battute concesse, di cose atroci ne dice almeno due. Una è quella già nota, ovvero mettere lo sterminio degli ebrei nel suo angolino del buonumore. L’altra, formalmente meno spaventosa, ma almeno altrettanto devastante, è dire che «dopo Mussolini non è stato fatto niente, in sessant’anni, per l’Italia e gli italiani».

Niente, capite? I padri e i nonni usciti dalle macerie e dalla guerra (di Mussolini), che si sono rimboccati le maniche per ricostruire un Paese distrutto (da Mussolini): non hanno fatto niente. La democrazia, le libertà politiche, la Costituzione, l’ingresso in Europa: è niente. L’uscita dall’analfabetismo, la scuola dell’obbligo, l’istruzione di massa: niente. Il boom economico, i diritti sindacali, gli aumenti salariali, la dignità in fabbrica: niente. La sanità pubblica, gli ospedali, la ricerca medica: niente. I diritti civili, la tutela della maternità, la parità femminile, il divorzio: niente. Il benessere diffuso, l’aumento vertiginoso del tenore di vita, due generazioni cresciute senza guerre, senza dover scappare in cantina sotto le bombe: niente. Dal 1945 al 2018: niente. Nulla di più falso, di più ingrato, di più meschino può uscire di bocca a un italiano dei nostri giorni. Metà lagnosa, metà insolente, c’è un’Italia convinta che settant’anni di democrazia, e la fatica di due generazioni, siano "niente". Se la meriterebbero, loro sì, un’altra bella ripassata di fascismo, di miseria e di guerra.