Il grande male dell’Italia sono gli immigrati
Ferruccio Sansa
IlFattoQuotidiano.it 20 febbraio 2018
Ascolti i battibecchi elettorali
e ti pare che il grande, unico male dell’Italia siano gli immigrati.
Ascolti i programmi dei partiti – quasi tutti – e l’unico punto che ti rimane
impresso sono gli immigrati.
Ma è proprio così? Vogliamo
crederci davvero?
Nessuno nega che l’arrivo in massa di centinaia di migliaia di persone ponga
problemi e richieda spese e investimenti. E, comunque, se la presenza dei
migranti suscita allarme, è giusto tenere in considerazione
il timore dei cittadini. Non liquidarlo con sufficienza.
Però bisogna ricordare i reali termini della questione. Affrontarla nella sua
complessità, basandoci sui dati di fatto.
Non è vero,
come dicono molti, che gli immigrati sono la principale causa della crisi e
dell’impoverimento del nostro Paese. Non sono il primo problema, nemmeno il
secondo. E neppure il terzo. Le cifre variano, ognuno dà i numeri.
L’accoglienza, secondo alcune stime, nel 2017 è costata intorno ai 5
miliardi. Tanto, certo. Mettiamo pure che ci costi il doppio, il
triplo. Si potrebbe obiettare che il dovere morale di accoglienza e solidarietà
nei confronti di altri essere umani (ammesso che gli immigrati
vengano ancora considerati tali) possa valere questa cifra. Si potrebbe dire che
i ricchi paesi occidentali posseggono tanto, troppo, e hanno l’obbligo di
rinunciare a qualcosa a favore di chi ha un decimo, un centesimo di noi (il Pil
pro capite dei paesi più poveri è una frazione infinitesimale del nostro). Si
potrebbe ricordare che un europeo consuma anche dieci volte tanto le risorse del
pianeta rispetto a un africano. Insomma, qualche sacrificio
sarebbe doveroso, se volessimo accettare le nostre responsabilità di essere
umani.
Ma restiamo ai dati dell’accoglienza: nello stesso 2017 l’evasione
fiscale in Italia è stata quantificata in 111 miliardi.
Venti volte quanto ci costa l’accoglienza. Insomma, se mancano i soldi per
scuole, ospedali, assistenza sociale, sanità, infrastrutture non è colpa degli
immigrati. Se volessimo essere onesti intellettualmente,
dovremmo puntare il dito verso noi stessi.
Non è vero,
come dice qualcuno, che dobbiamo chiudere le porte in faccia agli immigrati
perché portano il crimine nel nostro Paese. E lasciamo perdere banalissime – ma
doverose – considerazioni. Una per tutte: gli italiani non sono stinchi di
santi. Siamo stati e siamo tra i maggiori esportatori al mondo di criminalità.
Le nostre mafie hanno messo radici ovunque: America, Francia, Germania,
soltanto per citare alcuni esempi. Ma atteniamoci ai numeri: nel 2016 i reati in
Italia sono calati, proprio quando l’immigrazione aumentava. E’ vero che la
micro-criminalità arruola manovalanza tra i disperati, quindi spesso tra i
migranti. Ma, se vogliamo ancora essere onesti con noi stessi, crediamo davvero
che il problema per la nostra sicurezza siano soltanto i piccoli criminali da
strada?
No, la nostra sicurezza è minacciata prima di tutto dalle grandi mafie made in
Italy. Che arruolano gli immigrati e li riforniscono di droga, che uccidono,
corrompono, impoveriscono intere regioni del Sud, minano la salute dell’economia
del Nord, si infiltrano nella politica e nell’impresa, e si mangiano ogni anno
più di cento miliardi di euro. Mafia, ‘Ndrangheta, Camorra e Sacra
Corona Unita sono mali di cui sono responsabili criminali italiani.
E che dire della corruzione? Ci costa oltre cento miliardi
l’anno, di nuovo venti volte quanto dobbiamo investire per accogliere i
migranti.
Non è vero neanche che la piaga della disoccupazione che colpisce i giovani italiani dipenda dagli immigrati. Chi arriva fa spesso lavori che noi non accettiamo più. Non solo, come ha scritto Vladimiro Polchi su Repubblica, i contributi pagati dagli immigrati sostengono il nostro sistema previdenziale. Per non dire che decine di migliaia di stranieri tornano nei loro paesi senza prendere la pensione in Italia (quindi regalandoci miliardi di euro).
E’ vero, gli immigrati pongono dei problemi. C’è chi ci specula (ma anche tantissimi che lavorano onestamente per assistere chi soffre). E’ vero, ci costa del denaro, ma cerchiamo di essere davvero onesti: per secoli (dall’epoca delle Repubbliche Marinare al Fascismo) abbiamo depredato i paesi da cui provengono i migranti. Forse questo ci imporrebbe un dovere morale nei loro confronti. Ma se pure crediamo di non aver alcun debito nei confronti del nostro passato, guardiamo al presente: ci sono multinazionali italiane ed europee che oggi sono accusate di pagare mazzette miliardarie per sfruttare materie prime nei paesi poveri. Ci sembra giusto? Noi, se le accuse fossero confermate, diamo soldi ai governanti corrotti sottraendo ricchezze agli africani e poi facciamo le anime candide quando gli immigrati ci chiedono uno sforzo per assisterli?
A sentire questa campagna
elettorale, pare che tutte le colpe del nostro disagio siano degli immigrati. E
se, invece, il grande male dell’Italia fosse un altro: l’ipocrisia.
La finzione, la falsità. Puntiamo – i partiti, ma anche noi cittadini – il dito
altrove, contro dei poveracci indifesi e senza voce, per non affrontare i nostri
mali: corruzione, mafie, evasione. Mancanza di senso civile.
Essere un popolo, essere italiani (come si sente dire tanto spesso in tv),
significa prima di tutto questo: sapere chi siamo e affrontare le nostre
responsabilità. Lo facciamo davvero?