Del Mistero che chiamiamo Dio

 

a "cdb informa n° 68 - marzo 2018"

 

C'è un grande filone del pensiero teologico che crede ci sia un'infinita differenza qualitativa tra Dio

e l'uomo, per cui seguire Dio significa fare un salto nel grande mistero, vivere la fede come cecità,

fino a negare se stessi e opporsi alla ragione, scandalizzando il mondo. Ma questa non è la mia

visione della fede. Dio, per me, è contro il consumismo, il potere, il desiderio di possesso: le

manifestazioni superficiali della cultura contemporanea. Ma non è contro la corrente vitale del

mondo, l'energia che si dispiega nella storia e chiede senso, giustizia, bellezza. Dio non è contro

corrente. Dio è la forza che guida la corrente e la meta verso cui la corrente si dirige. È sorgente e

porto, alfa e omega. E non c'è opposizione tra dimensione umana e teologica, tra corpo e spirito: è

nell'armonia tra di esse che Dio si manifesta.

Vito Mancuso

 

Abbiamo pure cercato di relativizzare il linguaggio o la cultura teistica che vede Dio, esclusivamente, come qualcuno fuori di noi con cui ci rapportiamo nella modalità: da un «io» o un «noi» a un «tu». Noi crediamo che Dio si manifesti in noi e dentro di noi. Incontriamo la divinità nell’intimità del nostro essere e non in una relazione eteronoma, cioè, esteriorizzata e «quasi come fuori dalla nostra vita»….

È molto importante che, proponendoci di incontrare il mistero più profondo che chiamiamo Dio, evitiamo di ritrovarci a incontrare appena e solo noi stessi. (…).

  Da: Marcelo Barros  “Un dialogo d’amore per i nostri tempi”

 

Io credo in Dio, nel Suo “mistero” che nessuna “definizione” racchiude e comprende….., parlarci di un Dio che è fonte di vita, originante, sorgivo (Padre-Madre); di un Dio che non è chiuso in sé, solipsista, distaccato, ma epifanico, che ci viene incontro, che si rivela (ecco la metafora del Figlio);di un Dio che è soffio caldo che sospinge verso l’amore e la giustizia (ecco l’immagine dello Spirito)…. , mi aiuta ad accostarmi in punta dei piedi al mistero di Dio, a riconoscere la Sua presenza nella vita dell’uomo Gesù di Nazaret e nel soffio vivificante che attraversa tutta la creazione e penetra nei nostri cuori…. ci parla di un Dio che non è chiuso nella sua monarchica torre d’avorio: Dio è per noi relazione, dialogo, sorgività inesauribile, amore che trabocca. Non si tratta di fabbricarci una nuova carta di identità di Dio , ma di scoprirne ed assecondarne l’azione. Si tratta di capire che questo Dio ci spinge ad uscire dal solipsismo, a vivere il noi delle relazioni, a spendere la vita nell'amore.

Franco Barbero

 

La realtà che chiamiamo Dio

"C'è una realtà che chiamiamo Dio che è la sorgente della vita che viviamo, il potere dell'amore che condividiamo, il Fondamento dell'essere che ci chiama a essere tutto ciò che possiamo essere.  Io oggi vivo nella convinzione che non sono separato da questo Dio. Partecipo di qualcosa che è eterno, infinito e va oltre tutti i confini.
Il mio essere è accresciuto da questa esperienza. L'alterità mi viene incontro. La trascendenza mi chiama. Dio mi abbraccia.
Non confondete questo Dio con il Dio che abbiamo servito nell'infanzia della nostra umanità.
Questo Dio non si identifica con le dottrine, i credo e le tradizioni. La realtà
di questo Dio è oltre tutto questo. Questo Dio non può mai essere catturato dalle parole o asservito alle nostre necessità di potere".

Da: John S. Spong "Un cristianesimo nuovo per un mondo nuovo"

 

Dio: impersonale e personale

E' ovvio che quando ci riferiamo a Dio come persona usiamo un linguaggio antropomorfico consapevoli che Dio non ha la nostra fisiologia umana. Ma molto costruttivamente la tradizione cristiana si è rivolta a Dio usando la metafora della persona e può continuare a farlo per esprimere il fatto che siamo in relazione con la sorgente della vita.
Lo esprime molto efficacemente il teologo Roger Lenaers con queste parole:

"Con il Credo non si confessa l'adesione a un sistema di pensiero: esso è il nostro "amen" all'autorivelazione di Dio....Il Credo ha a che fare con Dio. e Dio non è mai una terza persona della quale noi possiamo parlare...Dio è sempre la seconda persona alla quale noi ci riferiamo con il "tu" e a cui dovremmo accostarci sempre con grande rispetto". 
      Da:
Roger Lenaers “Il sogno di Nabucodonosor”

La dimensione personale di Dio

"..Se non voglio rinunciare al di più di essere che la vita contiene, devo pensare il Divino, la trascendenza (affermo ciò in contrapposizione all'ateismo nichilista); - pensando il Divino, se non voglio rinunciare alla dimensione spirituale dell'essere, devo pensare un Dio personale, tale cioè da rispecchiare in sé quella dimensione dell'essere che nel fenomeno umano  si chiama mente, coscienza, libertà, e che a mio avviso sarebbe poco coerente riscontrare nell'umanità e non attribuire alla più perfetta dimensione dell'essere detta Divinità; pensando Dio, quindi, lo devo pensare come personale e dotato di volontà etica (affermo ciò in contrapposizione all'ateismo spirituale)...
      da:
Vito Mancuso “Dio e il suo destino”

Dio come torrente

"L'espressione Dio Vivente non indica soltanto che Dio vive. Essa indica anche, o soprattutto, che Egli vivifica. Essa descrive il modo in cui il credente sperimenta la Sua presenza e la Sua azione. Dio anima, fa muovere, cambia le cose, scuote e disturba, e spinge continuamente ad andare avanti".
      André Gounelle

Dio e' libero

" Dio è libero al punto tale che nessuna affermazione lo può dedurre, catturare, imprigionare in qualche logica. Dio è un mistero circa il quale non si può parlare. 
Egli è oltre la parola. Quello che abbiamo è un orizzonte innominabile. E' idolatria pretendere di catturare l'innominabile dentro una gabbia di parole per poterlo così dominare, farlo diventare prevedibile".
     Rubem Alves

Tutto e' in Dio

"Più in particolare , il mio pensiero si determina sostenendo questa doppia tesi: che tutto ciò che esiste nel mondo è in Dio, e che d'altro lato nulla di ciò che esiste nel mondo , compreso il mondo nel suo insieme, è Dio".
     Da: Vito Mancuso “Dio e il suo destino”

 

"Si tratta di pensare un essere che è assente da ogni cosa che conosco, perché se dico "Eccolo qui" ho un idolo, non Dio; e che insieme è presente in ogni cosa che conosco, perché se dico "questo ente non ha nulla  che fare con Dio", tolgo a Dio il carattere dell'universalità e del suo essere il creatore di tutte le cose: si tratta cioè di coniugare la prospettiva della somma trascendenza con quella altrettanto importante della somma immanenza".
      Da:
Vito Mancuso “Dio e il suo destino”

 

"Il Divino è di più di ciò che noi pensiamo, percepiamo e desideriamo in un qualunque momento,  ed è questo "di più" o questo "altro" della realtà divina che impone alla teologia di riconoscere i propri limiti concettuali .... Di conseguenza qualunque teologia che non accetta. come finite le sue categorie, e che parla invece come se conoscesse tutta la verità, e nient'altro che la verità, è colpevole di bestemmia, cioè di una distorsione ideologica della realtà divina".
    Da:
I. H. Cone “Il Dio degli oppressi”

 

Credo in Dio

"Io credo in Dio. Da anni però il modo in cui ne parla il cattolicesimo, mi lascia sempre più insoddisfatto. Credo in Dio, ma non più nel Dio della mia religione così come viene professato nella dottrina ufficiale della chiesa cattolica".
    Da:
Vito Mancuso “Dio e il suo destino”
 

Una comprensione sempre parziale

" Il vero volto di Dio è nascosto  dentro le ricostruzioni ( o caricature) dei suoi presentatori terreni....Dio è sempre diverso dalle ricostruzioni fatte dall'uomo, anche se ispirato. Il Nuovo Testamento non si differenzia in questo dal Vecchio... Anche Gesù, in quanto profeta, è un uomo del suo tempo, comprende, annunzia i segreti di Dio, i misteri del Padre, la propria realtà, il piano salvifico con i sussidi culturali, filosofici e teologici del momento storico e dell'ambiente in cui vive, quindi in maniera sempre locale, determinata, finita".
      Da:
Ortensio Da Spinetoli “Chiesa delle origini chiesa del futuro”

 

Dio, l'amore che tutto accompagna

Esiste l'Amore originario, di cui l'evoluzione del cosmo rappresenta l'autoespressione crescente. Quindi non parliamo di un Dio staccato e lassù nell'alto dei cieli, ma di un Dio che, non riducendosi mai alle cose, le accompagna nel loro farsi autonomo e la cui spinta amorosa percorre tutte le arterie del creato.
Si tratta di prendere coscienza che questo Dio non smette di immettere nel mondo e nei cuori il soffio e l'anelito della liberazione anche quando regnano Trump e Salvini.
Al suo soffio di amore anche il gigante Golia non poté resistere. I credenti fanno totale affidamento su questa forza liberatrice che Dio immette nei cuori.
      Franco Barbero

 

Per evitare semplificazioni e banalizzazioni

"Devo fare un avvertimento che mi sembra determinante. Il problema di Dio non ha le sue radici nella sua trascendenza né quindi nel fatto che Dio è il Trascendente. Se Dio non fosse il Trascendente, non sarebbe Dio. Sarebbe un "oggetto" in più, un prodotto della nostra immanenza, un prodotto in più della nostra conoscenza.
Per questo insisto sul fatto che il problema non ha le sue radici nel Trascendente, ma nelle rappresentazioni del Trascendente che ci facciamo, quelle che ci siamo fatti nel corso della storia e quelle che continuiamo a farci in questo momento".
       Da:
José Maria Castillo “L'umanità di Dio”

Davanti al mistero di Dio

"Davanti al mistero di Dio, la rassicurazione più facile è quella di costruirci un idolo abbattendo la distanza con il Divino, perché tutto possa essere a nostra disposizione, mentre Dio è sempre oltre"

      Moni Ovadia

La trasparenza di Dio nell'universo

"Dio è infinitamente vicino e ovunque presente. L'immensità di Dio è l'attributo essenziale che ci permette di coglierlo in tutto l'Universo, in noi e attorno a noi. Se è lecito modificare leggermente una parola sacra, diremo che il grande mistero del Cristianesimo non è esattamente l'apparizione, ma la Trasparenza di Dio nell'Universo".
    Teilhard de Chardin