Pandemia, rappresaglia di Gaia? Una riflessione di Leonardo Boff

 

Eletta Cucuzza,

 

Tratto da: Adista Notizie n° 12 del 28/03/2020

 

40188 PETROPOLIS-ADISTA. Coronavirus e altri inarrestabili disastri che uccidono ambiente ed esseri umani sono il rovescio della medaglia dello scempio che abbiamo fatto della Terra: se non ci fosse lo scempio, non ci sarebbe proprio la medaglia, non ci sarebbero le due facce, regnerebbe quell’armonia che per secoli ha reso possibile la vita sul nostro pianeta. Su questa linea, l’ecoteologo Leonardo Boff pone il dilemma, a titolo della sua riflessione pubblicata su Redes Crisitanas il 18 marzo, “Coronavirus: reazione o rappresaglia di Gaia?”.

È oggi un dato della coscienza collettiva, osserva in apertura, che «tutto è relazionato con tutto», che «tutti gli esseri dell’universo e della Terra, anche noi, gli esseri umani, siamo coinvolti in intricate reti di relazioni in tutte le direzioni, di modo che non esiste nulla al di fuori della relazione. Questa è anche la tesi base della fisica quantistica di Werner Heisenberg e di Niels Bohr». Ma è quello che già «i popoli indigeni sapevano, come esprimono le sagge parole del Cacique Seattle risalenti al 1856: “Di una cosa siamo certi: la Terra non appartiene all'uomo. È l'uomo che appartiene alla Terra. Tutte le cose sono interconnesse come il sangue che unisce una famiglia; tutto è in relazione. Ciò che ferisce la Terra ferisce i figli e le figlie della Terra. Non è stato l'uomo a tessere il tessuto della vita: ne è solo un filo. Tutto ciò che fa alla trama, lo farà a se stesso”. In altre parole, esiste un'intima connessione tra la Terra e l'essere umano. Se attacchiamo la Terra, attacchiamo anche noi stessi e viceversa».

E quest’attacco è portato in grande stile. Riassume Boff: «La voracità del modo di accumulazione della ricchezza è così devastante che abbiamo inaugurato, dicono alcuni scienziati, una nuova era geologica: quella dell'antropocene. Cioè, colui che minaccia la vita e accelera la sesta estinzione di massa, all'interno della quale siamo già, è lo stesso essere umano. L'aggressione è così violenta che ogni anno scompaiono più di mille specie di esseri viventi, lasciando il posto a qualcosa di peggio dell'antropocene, il necrocene: l'era della produzione di massa della morte. Poiché la Terra e l'umanità sono interconnesse, la morte si produce in modo massiccio non solo nella natura ma anche nell'umanità stessa. Milioni di persone muoiono di fame, di sete, vittime di guerra o violenza sociale in tutte le parti del mondo. E, insensibili, non facciamo nulla».

Non senza ragione, dunque, secondo Boff, «James Lovelock, il formulatore della teoria della Terra come superorganismo vivente autoregolante, Gaia, ha scritto un libro intitolato La vendetta di Gaia (Planet, 2006). Ritengo che le attuali malattie come la dengue, la chikungunya, il virus della zica, la sars, l'Ebola, il morbillo, l'attuale coronavirus e il diffuso degrado delle relazioni umane, caratterizzato da una profonda disuguaglianza/ ingiustizia sociale e dalla mancanza di minima solidarietà, siano una rappresaglia di Gaia per le offese che le infliggiamo continuamente. Non direi, come J. Lovelock, che si tratta della "vendetta di Gaia", dal momento che lei, come la Grande Madre che è, non si vendica, ma piuttosto ci dà segni seri di ammalarsi (tifoni, scioglimento delle calotte polari, siccità e inondazioni, ecc.) e, al limite, poi ché non impariamo la lezione, attua rappresaglie come le malattie menzionate».

A queste calamità gli esseri umani cercano di reagire: non è che «i governi di tutto il mondo, rassegnati – riconosce l’ecoteologo –, smettano di combattere il coronavirus e proteggere le popolazioni o di cercare urgentemente un vaccino per combatterlo». È un virus che, «oltre ad essere un disastro economico- finanziario», è «una tragedia umana, con un numero incalcolabile di vittime». «La Terra però non si accontenterà di queste piccole controparti», considera drammaticamente Boff. «Supplica un atteggiamento diverso nei suoi confronti: di rispetto per i suoi ritmi e limiti, di attenzione alla sua sostenibilità e sensibilità, di sentirci più che figli e delle figlie della Madre Terra, la Terra stessa che sente, pensa, ama, venera e cura. Proprio come ci prendiamo cura di noi, dobbiamo aver cura di lei. La Terra ha bisogno di noi. Noi ne abbiamo bisogno». «Può darsi che non ci voglia più sulla sua faccia, mentre continuerà a girare per lo spazio siderale ma senza di noi, che siamo stati ecocidi e genocidi». Ma «siamo esseri di intelligenza e amanti della vita», conclude Boff, «possiamo cambiare il corso del nostro destino. Possa lo Spirito Creatore – perora infine – rafforzarci in questo scopo».