La Cei e gli zingari

di Chiara Saraceno

“la Repubblica” del 31 gennaio 2010

chi è Chiara SARACENO

È del tutto legittimo che la Cei inviti a votare per «le persone che meglio perseguono l' obiettivo del bene comune i cui valori e criteri sono la difesa della vita umana comunque si presenti, la difesa della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la promozione della solidarietà verso gli altri, in particolare i più deboli e il lavoro». Anche se si può ovviamente discutere sia sulla concezione di vita umana così evocata sia sul fatto che non offrire riconoscimento sociale a rapporti di amore e solidarietà non fondati sul matrimonio contribuisca davvero a realizzare il bene comune o invece non lo indebolisca. Ma anche chi accetta la versione della doppia morale a suo tempo formulata esplicitamente dal cardinal Ruini ovvero che ciò che importa non è il comportamento privato ma gli atti pubblici - può trovarsi di fronte a non pochi interrogativi nel valutare quando e da chi quegli obiettivi di «bene comune» sono effettivamente perseguiti. Anche accettando che non vi sia alcuna differenza sostanziale tra uno zigote, embrione e un bambino, «la difesa della vita umana comunque si presenti» includerà anche gli immigrati di Rosarno, i bambini e gli adulti nei vari campi di zingari, gli immigrati irregolari, i reclusi in carceri sovraffollate ove non vi è spazio per la salvaguardia della dignità?E se li include, non sarebbe il caso che chi si fa paladino della difesa dell' embrione come essere umano si mostrasse molto,o almeno altrettanto, esigente nel valutare gli attacchi, le offese o anche la semplice indifferenza di cui viceversa essi sono oggetto da parte di molti? Perché è considerato meno affidabile, meno eleggibile, chi difende la possibilità di abortire, o di non impiantare embrioni destinati a diventare esseri umani con gravissimi problemi di salute,o di porre termine ad una vita ridotta ad uno stato vegetale, che non chi legittima, quando non promuove la caccia agli immigrati e agli zingari? So bene che la Chiesa condanna moralmente anchei secondi.E singoli sacerdoti e vescovi lo hanno fatto anche pubblicamente. Ma, nei suoi vertici istituzionali almeno, la Chiesa cattolica italiana non nega loro quella legittimazione pubblica che viceversa nega ai primi. Ciò facendo non contribuisce certo a costruire le condizioni per cui si può costruire il bene comune. Anzi rischia di rafforzare indirettamente il progressivo slittamento di significato per cui l' ordine pubblico sembra progressivamente sostituire e assorbire integralmente il bene comune. A scapito sia del valore della solidarietà (ma anche della semplice giustizia) che di quella difesa del diritto ad una vita dignitosa e al rispetto di quelle particolari forme di umana che si presentano con il volto dell' immigrato, dello zingaro, del mussulmano. Non occorre condividere la definizione di vita umana e di famiglia proposte dalla Chiesa cattolica per rispettare gli esseri umani concretamente esistenti. Ma quella definizione lascia ancor meno spazio e legittimità ad eccezioni o a gerarchie. Ed invece proprio quelle eccezionie gerarchie sembrano essere implicitamente date per scontate in questo messaggio pre-elettorale, ove l' ordine degli elementi che concorrerebbero al bene comune non appare casuale, ma suggerire una gerarchia esso stesso: prima la difesa dello zigote e poi quella dei più deboli. È una gerarchia che può fare comodo a molti politici: difendere lo zigote non costa nulla, salvo eventualmente un po' di libertà dei cittadini. Difendere la vita umana e la dignità dei più deboli è sicuramente più impegnativo, problematico e costoso. E richiede più coraggio e capacità di innovazione sociale